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  • Lunedì 6 aprile 2015

Il punto sul processo sulle bombe a Boston

Si sono tenute le arringhe finali, da martedì i giurati si riuniranno per stabilire la colpevolezza di Dzhokhar Tsarnaev, data per certa: poi bisognerà scegliere se dare o no la pena di morte

FILE - In this March 5, 2015 file courtroom sketch, Dzhokhar Tsarnaev, center, is depicted between defense attorneys Miriam Conrad, left, and Judy Clarke, right, during his federal death penalty trial in Boston. Prosecutors rested their case against Tsarnaev on Monday, March 30, 2015, after jurors saw gruesome autopsy photos and heard a medical examiner describe the devastating injuries suffered by the three people who died in the 2013 terror attack. (AP Photo/Jane Flavell Collins, File)
FILE - In this March 5, 2015 file courtroom sketch, Dzhokhar Tsarnaev, center, is depicted between defense attorneys Miriam Conrad, left, and Judy Clarke, right, during his federal death penalty trial in Boston. Prosecutors rested their case against Tsarnaev on Monday, March 30, 2015, after jurors saw gruesome autopsy photos and heard a medical examiner describe the devastating injuries suffered by the three people who died in the 2013 terror attack. (AP Photo/Jane Flavell Collins, File)

Lunedì 6 aprile si sono tenute le arringhe conclusive di accusa e difesa nel processo contro Dzhokhar Tsarnaev (si legge “Johar Tsarnaev”), il 21enne ceceno accusato di aver organizzato l’attentato alla maratona di Boston del 15 aprile del 2013, quando due bombe uccisero tre persone e ne ferirono 264, di cui 17 hanno perso almeno un arto. La polizia stabilì che i responsabili dell’attentato erano Dzhokhar Tsarnaev e il fratello Tamerlan: quest’ultimo, che all’epoca aveva 26 anni, fu ucciso dalla polizia durante una sparatoria a Boston, mentre Dzhokhar, allora 19enne, fu arrestato dopo una fuga di due giorni e un intenso inseguimento da parte delle forze dell’ordine. Tsarnaev deve rispondere di 30 capi d’accusa – di cui 17 possono portare alla pena di morte –, tra cui aver fabbricato armi di distruzione di massa; averle fatte esplodere in un luogo pubblico uccidendo e ferendo decine di persone; aver sparato e ucciso un poliziotto di 27 anni, Sean Collier, mentre era in fuga.

Subito dopo l’arresto, Dzhokhar Tsarnaev si è dichiarato «non colpevole» di tutti i capi d’accusa ma sulla sua partecipazione agli attentati ci sono pochissimi dubbi. Il 4 marzo durante l’arringa di apertura del processo, uno dei suoi avvocati aveva ammesso la sua partecipazione all’attentato:

«C’è poco di quello che successe nella settimana del 15 aprile del 2013 – le bombe, l’omicidio di Sean Collier, il furto d’auto e la sparatoria di Watertown – che noi contestiamo. Dzhokhar deve essere ritenuto responsabile».

L’avvocato ha però aggiunto che l’attentato era stato progettato dal fratello Tamerlan Tsarnaev e che Dzhokhar aveva seguito «un sentiero ideato da suo fratello, creato da suo fratello e lastricato da suo fratello».

Nel suo discorso finale la difesa di Dzhokhar Tsarnaev ha mantenuto la linea difensiva tenuta per tutto il processo e ha cioè puntato a sminuire il suo ruolo nella progettazione degli attentati, presentandolo come succube del fratello maggiore, carismatico e fanatico dell’Islam: molte delle impronte digitali trovate su frammenti delle bombe appartengono a Tamerlan, ed è stato lui a comprare gran parte dei componenti per fabbricarle; anche alcuni testi estremisti trovati sul loro computer sono stati scaricati dal fratello. La difesa ha cercato di sminuire il ruolo di Dzhokhar Tsarnaev anche in merito al ferimento del poliziotto Richard Donohue, che – sostiene – sarebbe stato colpito da un proiettile sparato da altri agenti durante un inseguimento, e non dall’attentatore. L’accusa ha però insistito che i due fratelli «hanno pianificato questi crimini insieme, e insieme li hanno portati avanti».

Gli argomenti della difesa potrebbero far allungare i tempi di delibera della giuria, anche se in molti danno per scontato l’esito del processo. I giurati entreranno in camera di consiglio martedì, e la riunione potrebbe durare due o più giorni. Secondo il Boston Globe tempi più lunghi potrebbero far pensare a una decisione favorevole alla difesa: significherebbe che i giurati non si sono fatti trasportare dall’emotività e dalla voglia di condannare il colpevole, ma che hanno deciso di discuterne più a lungo affrontandola in modo più freddo e razionale.

In questi giorni si sta discutendo a lungo anche dell’aspetto emotivo del processo e sull’importanza che la giuria si limiti a stabilire la colpevolezza o meno di Tsarnaev, senza farsi coinvolgere dal desiderio di vendetta. Nel corso del processo l’accusa ha cercato di fare leva proprio su questo aspetto, descrivendo con molti dettagli gli elementi più dolorosi e cruenti dell’attentato e della morte delle vittime. Perché Tsarnaev venga condannato a morte sarà infatti necessario un verdetto unanime della giuria: se la decisione verrà presa a maggioranza la condanna non potrà superare l’ergastolo.

Dopo che i giurati avranno deciso sulla colpevolezza o non colpevolezza di Tsarnaev, inizierà l’ultima fase del processo in cui verrà stabilita l’entità della pena, che sarà anche quella in cui la difesa diventerà molto più agguerrita e combattiva: fino a oggi gli avvocati di Tsarnaev si sono limitati a controinterrogare alcuni testimoni dell’accusa e hanno chiamato a testimoniare solo quattro testimoni. Come ha spiegato a Reuters l’ex pubblico ministero Peter White, durante questa fase del processo viene lasciato più spazio a circostanze attenuanti – quelle su cui si basa la difesa di Tsarnaev – e il ricorso a prove di tipo fattuale non è rilevante come nella prima parte del processo.

L’ultima parte di questo processo potrebbe durare ancora diverse settimane, a seconda del numero di nuovi testimoni che difesa e accusa decideranno di chiamare. Anche se la decisione finale dovesse essere di condanna a morte, infine, ci vorranno diversi anni prima che venga eseguita e ci saranno diverse occasioni per Dzhokhar Tsarnaev di fare appello contro la sentenza.

Foto: Un ritratto di Dzhokhar Tsarnaev e i suoi avvocati durante
il processo (AP Photo/Jane Flavell Collins, File)