Una giornata complicata per la Grecia

La BCE ha sospeso un piano di sostegno alle banche greche in vista delle trattative sul debito, in serata c'è stata una grande manifestazione a favore di Tsipras ad Atene

Manifestazione a favore del nuovo governo della Grecia di fronte al Parlamento ad Atene, 5 febbraio 2015.
(REUTERS/Yannis Behrakis)
Manifestazione a favore del nuovo governo della Grecia di fronte al Parlamento ad Atene, 5 febbraio 2015. (REUTERS/Yannis Behrakis)

La sera di mercoledì 4 febbraio la Banca Centrale Europea ha annunciato la sospensione del piano concesso finora alle banche greche per prendere in prestito denaro dalla BCE stessa con garanzie minori rispetto a quelle che di solito sono necessarie: questo perché è in dubbio l’esito del «processo di revisione del programma» di aiuti alla Grecia in scadenza il prossimo 28 febbraio. «Attualmente non è più possibile presumere una conclusione positiva della revisione del programma», ha detto la BCE. Giovedì 5 febbraio la borsa greca ha perso il 9 per cento subito dopo l’apertura delle contrattazioni, per poi recuperare qualche punto e chiudere perdendo il 3,4 per cento. Il governo greco ha fatto sapere che non intende «accettare ricatti».

La decisione – che è anche un chiaro messaggio politico al nuovo governo di Alexis Tsipras, che ha promesso di rivedere gli accordi con la BCE per ripagare i debiti – è arrivata lo stesso giorno in cui il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, aveva incontrato a Francoforte il presidente della BCE Mario Draghi e aveva definito «fruttuoso» il loro colloquio. La decisione sulle banche avrà effetto dal prossimo 11 febbraio. Nel frattempo giovedì si è tenuta la prima sessione del nuovo parlamento greco, quello votato alle elezioni dello scorso 25 gennaio. Fuori dal Parlamento, ad Atene, migliaia di persone hanno manifestato contro le politiche di austerità dell’UE e a favore del nuovo governo di Tsipras.

Riguardo alla decisione della BCE, il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, ha diffuso un commento nel pomeriggio:

“La decisione della Banca centrale europea sulla Grecia è legittima e opportuna, dal momento che mette tutti i soggetti in campo attorno a un tavolo. In un confronto diretto e positivo per una Unione che – andando oltre una concezione burocratica tutta rivolta alla austerità – sia capace di rispettare e far rispettare gli impegni presi e di guardare con maggiore fiducia e determinazione a un orizzonte europeo fatto di crescita e investimenti”.

La BCE in pratica ha detto di voler rimuovere una deroga introdotta nel 2010, che permetteva alle banche greche di prelevare liquidità dalla BCE fornendo come garanzia i propri titoli di Stato: titoli di Stato che erano in sostanza senza garanzie, viste le condizioni dell’economia greca, cioè con un rating considerato ad alto rischio. Le banche greche in questo particolare momento hanno un grande bisogno di liquidità, soprattutto a seguito degli ingenti prelievi fatti dai cittadini greci dopo l’annuncio delle elezioni anticipate e anche a causa del calo del valore dell’euro dopo la decisione della Banca svizzera sul franco.

La decisione della BCE non mette comunque in discussione la capacità delle banche greche di disporre di liquidità: potranno infatti continuare a rifinanziarsi con la BCE, ma a un tasso molto più alto rispetto a quello applicato al finanziamento di base (1,55 per cento contro 0,05 per cento) e con un rischio che sarà a carico solo della Banca di Grecia. Quello che resterà in funzione sarà lo strumento di emergenza chiamato ELA (Emergency Liquidity Assistance) fornito dalla BCE attraverso la banca centrale greca e riservato alle banche che hanno gravi problemi di liquidità. Lo strumento di emergenza potrebbe però essere revocato dal Consiglio direttivo della Bce, con la maggioranza dei due terzi dei voti. Tispras, per evitare la chiusura del credito, dovrebbe insomma trovare al più presto (come ha già dimostrato di voler fare dopo l’esito delle elezioni) un’intesa con l’Europa.

Dopo l’annuncio della BCE il ministero delle Finanze greco ha fatto sapere che si tratta di una forma di «pressione» in vista del raggiungimento di un accordo soddisfacente per tutti aggiungendo però che «la Grecia non vuole esercitare ricatti nei confronti di nessuno, ma non ha intenzione di essere sottoposta ad alcun ricatto». Yanis Varoufakis ha anche detto che la decisione non è la conseguenza di sviluppi negativi per il settore bancario greco, che rimane capitalizzato in maniera adeguata e che è comunque protetto dall’accesso all’ELA. Varoufakis ha incontrato oggi il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, uno dei critici più duri nei confronti del nuovo governo greco. Schaeuble ha detto che «possiamo certamente aiutare Atene a trovare più tempo, ma le cause del problema devono essere rimosse». Varoufakis ha detto poi, riguardo i prestiti internazionali che hanno permesso alla Grecia di evitare la bancarotta: «Il più grande prestito della storia è stato dato al più insolvente dei paesi europei, con una lista di riforme da fare che era solo una foglia di fico. Non poteva andare a finire bene».

I ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Eurogruppo discuteranno della situazione della Grecia il prossimo 12 febbraio.