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  • Sabato 17 maggio 2014

Le polemiche sulla Marsigliese in Francia

Una ministra nera è stata attaccata per non aver cantato l'inno francese, criticato da anni per essere molto violento e razzista (si parla di "sangue impuro")

Nell’ultima settimana in Francia si è discusso molto dell’inno nazionale, la Marsigliese, una canzone scritta da un ufficiale rivoluzionario nel 1792. Il punto era: è giusto che un politico non canti l’inno, visti i suoi contenuti piuttosto violenti? Il tema ha appassionato molto i francesi che frequentano i social network e l’hashtag #LaMarseillaise è diventato un trending topic su Twitter (anche sabato 17 maggio Le Monde ha pubblicato l’ennesimo commento sulla vicenda).

Non è la prima volta che in Francia si discute sull’inno – che ha in effetti delle parole piuttosto forti. Nell’ultima settimana se n’è parlato per una vicenda che ha coinvolto un ministro nero e un politico dell’Unione per un Movimento Popolare (UMP), che si sono rivolti una serie di reciproche accuse di razzismo. Tutto è cominciato durante una cerimonia per commemorare l’abolizione della schiavitù in Francia. Il ministro della Giustizia Christiane Taubira – nata nella Guyana Francese, in Sudamerica – è stata ripresa mentre non cantava le parole dell’inno nazionale. Un consigliere comunale del partito di centrodestra, UMP, ha duramente criticato Taubira su Twitter.

 

Taubira ha risposto dicendo che certe occasioni «sono più adatte al silenzio che al karaoke». Ma le critiche sono aumentate fino a coinvolgere anche diversi esponenti del Front National, il partito di estrema destra che è andato molto bene alle ultime elezioni amministrative. Taubira è associata da molti con l’estrema sinistra ed è stata accusata di non aver cantato l’inno di proposito. Secondo molti altri francesi, invece, le accuse a Taubira hanno delle ragioni di fondo razziste. Decine di politici, tra cui anche lo stesso presidente François Hollande in alcune occasioni, sono stati fotografati o ripresi mentre non cantavano l’inno. Raramente però le critiche sono arrivare al livello che hanno raggiunto nei confronti di Taubira.

Altri ancora hanno riaperto una oramai vecchia discussione sull’inno francese, che viene considerato da alcuni “razzista”. Mercoledì, ad esempio, l’attore francese Lambert Wilson, che ha interpretato tra gli altri gli ultimi due film della trilogia di Matrix, ha definito le parole dell’inno «terribili, sanguinose, razziste e xenofobe» e ha chiesto che vengano cambiate. In effetti la Marsigliese (qui potete leggere il testo ufficiale sul sito della presidenza della Repubblica francese) ha diverse strofe piuttosto crude come ad esempio:

“[I nemici] stanno arrivando tra le vostre braccia,
per tagliare la gola ai vostri figli e alle vostre donne”

Ma la parte più controversa si ritrova nel ritornello cantato dal coro:

“Che il sangue impuro
irrighi i nostri campi”

L’accenno al sangue impuro porta immediatamente a pensare a contenuti razzisti, anche se si tratta di un’interpretazione anti-storica. All’epoca la Francia rivoluzionaria non era certo un paese razzista: nel 1794, due anni dopo che la Marsigliese era stata scritta, la Francia era stato il primo paese dell’Europa continentale ad abolire la schiavitù.

Il sangue impuro, molto più probabilmente, era quello di austriaci e prussiani, che proprio mentre veniva scritta la Marsigliese avevano invaso la Francia per restituire il potere al re Luigi XVI, all’epoca sostanzialmente prigioniero del governo rivoluzionario. In molti in passato hanno criticato queste strofe. Ad esempio Valéry Giscard d’Estaing, presidente della Repubblica francese dal 1974 al 1981, aveva sottolineato come fosse inappropriato cantare un canzone che parla di versare il sangue prussiano durante una visita di stato, ad esempio, del cancelliere tedesco. Nel 1992 cento tra politici e intellettuali francesi, tra cui la moglie dell’allora presidente François Mitterrand, firmarono una petizione per cambiare le parti più sanguinose dell’inno. La richiesta, fatta proprio durante il 200esimo compleanno dell’inno, venne respinta.