Ci sarà il divorzio breve in Italia?

Il ministro della giustizia dice che se ne discuterà presto: per smaltire l'intasamento dei tribunali civili si potrebbe fare a meno dell'intervento del giudice, per esempio

©Mauro Scrobogna / Lapresse
08-05-2004 Roma
Politica
VI Congresso Partito Radicale Transnazionale
Nella foto: mostra fotografica in ricordo della battaglia radicale per il divorzio
©Mauro Scrobogna / Lapresse 08-05-2004 Roma Politica VI Congresso Partito Radicale Transnazionale Nella foto: mostra fotografica in ricordo della battaglia radicale per il divorzio

Mercoledì 23 aprile il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha spiegato in Commissione giustizia al Senato le quattro emergenze che il suo ministero dovrà affrontare nei prossimi mesi: sovraffollamento carcerario, mancanza di personale, lotta alla criminalità organizzata e arretrato civile. Riguardo quest’ultimo punto, il ministro ha parlato di «riduzione del contenzioso civile attraverso la possibilità del trasferimento in sede arbitrale di procedimenti pendenti dinanzi all’autorità giudiziaria». In pratica, le cause pendenti che rallentano i tribunali potranno essere risolte con procedure alternative o essere trasferite in una sede arbitrale, cioè senza il ricorso al giudice: vi rientrano separazioni e divorzi. In particolare, ha detto il ministro:

«Vogliamo introdurre la procedura di negoziazione assistita da un avvocato, rifacendoci all’esperienza francese: una procedura cogestita dagli avvocati delle parti e volta, con il loro apporto professionale, al raggiungimento di un accordo conciliativo che, da un lato, eviti il giudizio e, dall’altro, consenta la rapida formazione di un titolo esecutivo. (…) Questo istituto si potrà poi valorizzare fortemente con riguardo alle separazioni e ai divorzi consensuali, prevedendo che l’accordo dei coniugi assistiti dagli avvocati superi la necessità dell’intervento giurisdizionale».

Si tratta insomma del cosiddetto “divorzio breve” che semplifica e velocizza le procedure; non verrà però applicato, ha specificato Orlando, in caso «di presenza di figli minori o portatori di grave handicap». Per ora si tratta semplicemente di un annuncio, ma il ministro ha detto di avere già pronta una bozza di testo da portare a uno dei prossimi Consigli dei ministri, non specificando se il provvedimento verrà presentato come un disegno di legge o un decreto.

All’inizio di aprile, la Commissione giustizia della Camera aveva approvato un testo sul divorzio breve presentato da Alessadra Moretti (Pd) e Luca D’Alessandro (Fi) e che avrebbe dovuto essere discusso in aula entro maggio. Stabiliva che tra la separazione e il divorzio dovesse passare un anno, contro i tre previsti oggi per legge, ridotto a 9 mesi se la coppia non ha figli minorenni. Prevedeva anche che la decorrenza del tempo partisse non dalla prima udienza di fronte al presidente del Tribunale, ma dal deposito della domanda di divorzio. Rispetto a questo testo, il provvedimento di Orlando introdurrebbe la novità dell’accordo senza tribunale. Il modello francese a cui Orlando ha fatto riferimento è quello proposto lo scorso gennaio dal ministro della Giustizia francese Christiane Taubira che ha commissionato un rapporto per verificare la possibilità che sia un cancelliere e non più un giudice a sancire i divorzi consensuali. Anche in questo caso, lo scopo della proposta è quello di decongestionare i tribunali civili.

Il divorzio in Italia è stato introdotto il primo dicembre del 1970, al termine di una seduta parlamentare di oltre 18 ore, con la legge n. 898 detta “Baslini-Fortuna” dal nome dei due parlamentari promotori. Quattro anni dopo, il 12 e 13 maggio 1974 e dopo che 1 milione e 300mila firme furono depositate alla Cassazione per chiedere il referendum abrogativo della legge, l’87 per cento degli italiani andarono a votare: i “no”  ottennero il 59,30 per cento, i “sì” il 40,7. La Baslini-Fortuna fu definitivamente confermata. Vi furono successive modifiche, in particolare con le leggi 436/1978 e 74/1987: con quest’ultima si ridussero i tempi necessari per arrivare alla sentenza definitiva.