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  • Sabato 10 agosto 2013

L’amnistia degli imprenditori in Russia

Riguarda i condannati per reati economici e dovrebbe servire come stimolo all'economia, racconta il New York Times

Il New York Times racconta la storia di un insolito piano per stimolare l’economia: da alcuni mesi il governo russo sta procedendo a una serie di amnistie nei confronti dei condannati per reati economici. Il programma dura da sei mesi e nel primo mese sono state rilasciate 13 persone. Attualmente 110 mila persone si trovano in carcere per quelli che sono caratterizzati come “reati economici” – categoria che comprende frode, appropriazione indebita, contraffazione ed evasione fiscale – e altri 2.500 sono in attesa di processo.

L’esistenza del piano è stata confermata dallo stesso Putin: come riporta il New York Times, il presidente russo ha detto ad una conferenza economica con alcuni importanti manager internazionali che rilasciare alcuni imprenditori aiuterà a rivitalizzare l’economia grazie “ai valori della libertà economica”. Negli ultimi mesi la crescita economica russa è rallentata: nel primo quarto del 2013 è scesa al 1,6 per cento. In questa situazione non sembrano molti i russi disposti a rischiare i loro capitali investendo in nuove imprese. Senza contare che fare l’imprenditore in Russia può essere un mestiere molto pericoloso.

Il New York Times scrive che 110 mila carcerati su una popolazione di circa 3 milioni di piccoli e medi imprenditori significa che chi possiede un’impresa ha più possibilità di finire in carcere di un criminale comune. Nel 2010, secondo le statistiche ufficiali, la polizia ha investigato su più di 270 mila crimini economici: le stesse statistiche mostrano che, in proporzione, i reati comuni sono perseguiti di meno.

Questa situazione ha avuto origine nei primi 12 anni in cui Vladimir Putin, l’attuale presidente della Russia, è stato prima presidente e poi primo ministro della Russia. Nel 2000, quando Putin divenne presidente per la prima volta, la Russia aveva abbandonato il comunismo da pochi anni e ne era seguito un periodo di grandissima confusione nella società e nell’economia del paese. Le grandi industrie pubbliche erano state privatizzate senza badare a chi le comprava e a quanto venivano pagate. La liberalizzazione dell’economia portò alla creazione di grandi ricchezze in tempi rapidissimi e in maniera poco chiara, mentre si diffondeva la criminalità organizzata.

Putin e i suoi governi reagirono duramente nei confronti dei cosiddetti “oligarchi”, che avevano fatto la loro fortuna in quegli anni. Secondo molti non c’erano soltanto ragioni di carattere giudiziario, ma anche politiche: l’obbiettivo era quello di eliminare possibili avversari della sua leadership. Oggi, scrive il New York Times, quella reazione comincia a venire considerata “eccessiva”.

Alcuni dei più grandi oligarchi, come Mikhail Khodorkovsky, sono in prigione in seguito a condanne per reati politici e sono quindi esclusi dall’amnistia. La gran parte degli imprenditori in carcere è stata condannata per reati che riflettono la particolare forma di corruzione diffusa in Russia, come ha spiegato Elena Panfilova, direttrice di Transparency International Russia, un’organizzazione nonprofit che studia il fenomeno della corruzione nel mondo.

Nella gran parte dei paesi, la polizia, i politici e gli altri enti regolatori chiedono del denaro all’impresa per consentirle di funzionare regolarmente o per affidarle lavori pubblici. In questa situazione, l’interesse dell’imprenditore e del corrotto sono allineati: entrambi vogliono che l’impresa prosperi e abbia successo.

In Russia, invece, gli agenti di polizia ricevono aumenti e promozioni sulla base di un sistema informale di “quote” di arresti. Il loro incentivo, quindi, non è solo quello di accettare pagamenti illegali, ma di arrestare qualcuno nel processo. Accade quindi che la polizia venga corrotta per eliminare un rivale in affari con accuse pretestuose.

È quello che è accaduto a Ruslan V. Tyelkov, un’imprenditore che ha speso tutti i suoi risparmi per acquistare tessuto stampato con una fantasia leopardata. Si tratta di un investimento sicuro perché in Russia i tessuti leopardati vanno molto di moda non solo per creare vestiti e accessori, ma anche per foderare i mobili e tappezzare le pareti.

La polizia, senza nessun preavviso, fece irruzione nei suoi magazzini e gli sequestrò tutta la merce, portandola nei magazzini di un suo concorrente per tenerla sequestrata in attesa del processo. Tempo dopo Tyelkov scoprì che un suo concorrente aveva venduto la merce che in teoria doveva essere sotto sequestro. Tyelkov passò un anno in prigione in attesa del processo e venne condannato per una violazione del diritto d’autore sulle macchie di leopardo.

Foto: AP Photo/Laura Mills