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  • Sabato 24 novembre 2012

La crisi dei giornali tedeschi

Il prossimo a chiudere sarà il Financial Times Deutschland, l'edizione tedesca del quotidiano finanziario britannico: l'ultimo numero uscirà il 7 dicembre prossimo

Il mercato della stampa tedesco è stato quello che negli ultimi anni ha retto meglio la crisi generale che ha colpito il settore della “carta”. Le cose sembrano essere cambiate nell’ultimo periodo e anche nell’industria editoriale tedesca ci sono stati i primi casi di fallimento e bancarotta: il primo è stato quello della Frankfurter Rundschau, uno dei quotidiani più importanti della Germania, pubblicato per la prima volta nel 1945, che ha presentato istanza di fallimento dovuta a un forte calo delle vendite e quindi un aumento delle perdite, mentre l’ultimo riguarda invece il Financial Times Deutschland, l’edizione tedesca del quotidiano finanziario britannico, il cui ultimo numero uscirà il 7 dicembre prossimo.

Il mercato dei quotidiani in Germania è tra i più grandi del mondo: ci sono 333 testate tra cui poter scegliere, compresi i giornali regionali e locali. Si tratta di una tradizione molto radicata, tra quelle che hanno resistito di più alla crisi dei giornali. Ma dopo che anche l’editore Gruner + Jahr, tra i più importanti in Germania, ha annunciato venerdì scorso la prossima chiusura del Financial Times Deutschland si è aperto un grande dibattito sul tema: oltre al prestigio della testata, che non ci sarà più, circa 320 lavoratori perderanno il posto di lavoro.

La crisi del mercato editoriale cartaceo tedesco e in particolare quella del quotidiano finanziario non sono una sorpresa, racconta l’edizione internazionale dello Spiegel: il giornale, che è stato pubblicato per la prima volta nel 2000, non ha mai avuto un utile a livello di gestione economica e le perdite complessive sono state stimate in circa 250 milioni di euro, di cui 10 milioni soltanto nell’ultimo anno.

Nel 2008 l’editore britannico Pearson, che pubblica l’edizione “classica”, aveva venduto il 50 per cento delle sue quote all’editore tedesco Grüner + Jahr per 15 milioni di euro: Julia Jäkel, che è a capo della società editrice tedesca, ha detto che il Financial Times Deutschland ha rappresentato «uno dei più ambiziosi progetti editoriali dell’ultimo decennio nel mercato interno», ma che, come sta capitando a una parte sempre più grande di giornali, «non vediamo alcun modo per continuare a pubblicare il giornale».

Nel mese di ottobre anche l’agenzia di stampa DAPD ha dichiarato fallimento, dopo la fusione di due anni fa tra la Associated Press (versione tedesca) e la locale DDP. Anche il quotidiano berlinese Berliner Zeitung, che appartiene alla stessa società proprietaria della Frankfurter Rundschau, ha presentato un programma di tagli per ridurre i costi, non più bilanciati dalle entrate delle vendite e della pubblicità. Nonostante i lettori tedeschi siano tra i più affezionati al mondo alla “carta”, l’intero settore ha sofferto sempre di più negli ultimi anni la crescita, come visibilità e potenziale economico, dei giornali online: secondo uno studio della Nielsen Media Research, i ricavi pubblicitari dei quotidiani sono diminuiti del 6 per cento nei primi dieci mesi del 2012, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Una tendenza che è in corso da diversi anni, tra l’altro: la quota di mercato pubblicitaria dei quotidiani nel 2000 era del 29 per cento ed è diventata nel 2001 del 20 per cento, secondo la Federazione degli editori dei giornali tedeschi (BDZV). Il numero dei giornali online e delle persone che leggono le notizie sulla versione digitale dei giornali sono in costante crescita da quasi dieci anni: la diffusione dei giornali tedeschi è diminuita nell’ultimo decennio e si è passati dalle 23,7 milioni di copie del 2001 alle 18,4 milioni di copie del 2012, sempre secondo BDZV. Una tendenza negativa che riguarda naturalmente anche gli abbonamenti: quelli del Financial Times Deutschland sono passati da 62 mila nel terzo trimestre del 2006, a 42 mila nel terzo trimestre di quest’anno.

Dall’altra parte, i ricavi pubblicitari delle testate online sono aumentati sempre di più, fino a crescere del 15,4 per cento nel 2011. Nonostante i dati e le tendenze dimostrino l’importanza di fare nuovi investimenti per le versioni digitali delle testate su Internet, anche per quelle più prestigiose, molti editori tedeschi non hanno saputo interpretare il fenomeno, rimanendo aggrappati al mondo dei quotidiani dove hanno continuato a concentrare i propri investimenti, senza adattarsi alle nuove esigenze del mercato e dei lettori: «Non siamo stati in grado di sviluppare un modello di business basato sul web che fosse in grado di finanziare il tipo di giornalismo che pratichiamo», ha scritto sul sito web del giornale Steffen Klusmann, il caporedattore del Financial Times Deutschland.