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  • Giovedì 16 agosto 2012

La Siria bombardata

Il governo ha ucciso 30 persone ad Azaz con una bomba da mezza tonnellata e colpito due volte un ospedale ad Aleppo: i video sono impressionanti

Syrians search through destroyed building for people trapped under the rubble following an air strike in the town of Azaaz, near the northern restive Syrian city of Aleppo, on August 15, 2012. UN investigators said the Syrian regime had committed crimes against humanity, as at least 20 people were reported killed in a major air strike in a rebel bastion in the north. AFP PHOTO/BULENT KILIC (Photo credit should read BULENT KILIC/AFP/GettyImages)
Syrians search through destroyed building for people trapped under the rubble following an air strike in the town of Azaaz, near the northern restive Syrian city of Aleppo, on August 15, 2012. UN investigators said the Syrian regime had committed crimes against humanity, as at least 20 people were reported killed in a major air strike in a rebel bastion in the north. AFP PHOTO/BULENT KILIC (Photo credit should read BULENT KILIC/AFP/GettyImages)

Mercoledì la città di Azaz, che si trova nel nord della Siria poco distante dal confine con la Turchia, è stata bombardata due volte dagli aerei dell’esercito siriano. Secondo l’agenzia di stampa Agence France Presse gli attacchi hanno ucciso 31 persone, tra cui donne e bambini, e ne hanno ferite 200, mentre decine di case sono state rase al suolo. Dopo i bombardamenti centinaia di persone sono fuggite dalla città per cercare rifugio in Turchia.

Azaz si trova a 50 chilometri a nord da Aleppo, che nell’ultimo mese è diventato il principale campo di battaglia tra i soldati del governo e l’Esercito di liberazione siriano. Azaz è in mano ai ribelli, che la usano come base d’appoggio. Le testimonianze sui bombardamenti sono confuse ed è difficile confermarle. Secondi le fonti di Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani che si trova in Regno Unito, le persone uccise nell’attacco sarebbero una ventina. Abu Omar, un ingegnere sui 50 anni, ha raccontato ad Al Jazeera che la zona colpita era abitata da civili – soprattutto donne e bambini – che dormivano durante il digiuno del Ramadan.

Sia i ribelli che i testimoni hanno raccontato che l’attacco è avvenuto in due fasi: la prima ha colpito l’ex sede del partito governativo Baath che era stata occupata dai ribelli mentre l’altra aveva come obiettivo un centro stampa improvvisato usato dai giornalisti stranieri. Altri testimoni hanno detto che la bomba deve aver pesato almeno mezza tonnellata e l’impatto ha schiantato le finestre fino a quattro isolati circostanti. Nella città si continua a cercare eventuali persone intrappolate rimaste nelle macerie, mentre cadaveri e corpi smembrati sono stati ammucchiati sotto una coperta davanti all’ospedale di Azaz, dove lavorano soltanto due medici: un radiologo venuto a dare una mano dall’Arabia Saudita e un anestesista.

Azaz dopo i bombardamenti
(attenzione, il video contiene immagini particolarmente forti)

Il giorno prima l’esercito aveva bombardato un ospedale ad Aleppo, in una zona controllata dai ribelli. L’attacco ha ferito tre civili e provocato numerosi danni alla struttura. L’ospedale era già stato colpito dai missili due giorni prima: l’attacco aveva ucciso quattro civili e ne aveva feriti tre. Ole Solvang, ricercatore di Human Rights Watch, fa notare che «due attacchi aerei su un ospedale in tre giorni non possono essere un incidente. Attaccando con missili una struttura chiaramente segnalata come ospedale indica la completa indifferenza del regime per le vite dei civili».

L’ospedale bombardato ad Aleppo
(attenzione, il video contiene immagini particolarmente forti)

Il conflitto in Siria è iniziato 18 mesi fa e da allora sono morte più di 23 mila persone. Mercoledì un’inchiesta condotta dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha stabilito che il governo siriano è responsabile del massacro di Hula, avvenuto il 27 maggio maggio nella provincia di Homs: l’esercito entrò nella città e uccise 108 persone tra cui 29 bambini.  Secondo il rapporto dell’ONU il governo siriano si è reso colpevole di omicidi, torture e violenze sessuali. Sempre secondo il rapporto anche le forze di opposizione si sono rese responsabili di crimini di guerra. Nel frattempo l’Organizzazione della cooperazione islamica – che rappresenta 57 paesi musulmani e ha come obiettivo la promozione e lo sviluppo delle persone musulmane nel mondo – ha sospeso la Siria tra i paesi membri. Ekmeleddin Ihsanoglu, segretario generale dell’organizzazione, ha spiegato che la decisione è stata presa per mandare «un forte messaggio dai musulmani nel mondo rivolto alla Siria. Questo mondo non può più accettare un regime che massacra il suo popolo usando aerei, carri armati e artiglieria pesante».

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Azaz dopo i bombardamenti (BULENT KILIC/AFP/GettyImages)