domenica 11 Giugno 2023

Un esempio dall’altra parte del mondo

Il governo dello stato australiano del Victoria ha annunciato che dal primo luglio gli enti dello stato non useranno più i giornali di carta maggiori per la propria pubblicità, generando allarme, proteste e indignazione presso alcuni dei giornali che ricevevano finora i maggiori investimenti in questo senso. La ragione citata è intuitiva e condivisibile: i giornali di carta sono giudicati uno strumento troppo costoso rispetto alla capacità di raggiungere i cittadini con le comunicazioni pubbliche, se questi costi e queste capacità sono confrontati con quelli degli strumenti digitali, che il Victoria intende usare esclusivamente d’ora in poi. «Comunicheremo là dov’è il pubblico», ha detto il primo ministro, citando gli strumenti online e digitali e la televisione, che oltre ad avere pubblici molto più estesi garantiscono – nel caso dei primi – anche una maggiore permanenza e visibilità dei messaggi. Secondo un ente di ricerca che ha raccolto dei dati, i governi statali e federale australiani hanno speso nel 2022 40 milioni di dollari australiani (circa 25 milioni di euro) in pubblicità sui giornali.
I maggiori quotidiani vittime della decisione (qui avevamo spiegato il quadro dei quotidiani australiani) hanno protestato vivacemente, definendola un attacco alla loro sopravvivenza e un danno per la collettività.

La decisione del governo del Victoria è la prima in un’istituzione di questa importanza a proposito di una questione che è attuale in tutto il mondo: il costo in denaro pubblico di comunicazioni che ormai in moltissimi casi potrebbero essere più efficaci e capillari attraverso il web e i social network, e spendendo meno; ma sottraendo ai giornali già in crisi di risorse una preziosa fonte di ricavo accessoria, che di fatto è spesso una sorta di indiretto contributo pubblico. Ne avevamo scritto su Charlie tre anni fa.

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