domenica 29 Gennaio 2023

Si cerca di leggere il Washington Post

La presunta crisi del Washington Post sta attirando sempre più attenzioni nel mondo del giornalismo americano. Diciamo “presunta” perché le poche reazioni ufficiali del giornale di fatto la negano, e sostengono che il peso dei licenziamenti sia sopravvalutato, che si tratti di spostamenti di priorità, che altre assunzioni siano in programma (e il proprietario Jeff Bezos ha smentito le notizie che ipotizzavano un’intenzione di vendere il giornale): ma di certo ci sono dati che mostrano che i conti del giornale si sono complicati dopo le grandi soddisfazioni degli anni passati. Questa settimana una ventina di licenziamenti è stata comunicata ai destinatari, con la chiusura di alcuni progetti come quelli dedicati ai bambini e ai giochi. E il New Yorker ha cercato di riassumere la situazione , dedicandosi soprattutto al CEO Fred Ryan, e sostenendo che il quotidiano sia in mezzo a un incerto guado tra privilegiare la sua identità giornalistica e imitare il New York Times verso un’offerta più varia e completa di servizi (giochi, gastronomia, podcast, consumi e acquisti).

Nel frattempo, la storia è stata associata ad altre nella newsletter del sito di news Semafor dedicata ai media che è curata dal fondatore Ben Smith, già “media editor” del New York Times . Secondo Smith è in corso una crisi del peculiare modello di sostenibilità sperimentato da alcuni giornali (e sognato da altri) costituito da “miliardario che ci mette i soldi”. E la cui unica eccezione florida in questo momento è costituita dagli ottimi risultati di qualità ed economici dell’ Atlantic , comprato nel 2017 da Laurene Powell, vedova di Steve Jobs.
Ben Smith tra l’altro cita il parere di Craig Newmark, ricchissimo fondatore del sito Craigslist che ha fatto a sua volta investimenti nei media, parere che è molto in relazione con quello che scrivemmo su Charlie il mese scorso a proposito degli imprenditori che sottovalutano la competenza e l’impegno necessari a fare gli editori di giornali.

“I’m guessing that it’s proven difficult for them all because it is the sort of business that needs and deserves full attention. People in business who don’t know anything about media might perceive it as easy — in that case they just haven’t done their homework”.

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