domenica 9 Febbraio 2025
Lunedì 3 febbraio la redazione del Tirreno, quotidiano di Livorno di proprietà del gruppo SAE, ha votato il proprio gradimento nei confronti del nuovo direttore Cristiano Meoni, dopo che quest’ultimo aveva esposto il suo piano editoriale, come solitamente accade nei primi giorni dall’insediamento di un nuovo direttore: i voti contrari hanno superato quelli favorevoli, 23 contro 18. Risultato abbastanza anomalo per un direttore appena insediato e che non è percepito come un inserimento forzoso dall’esterno ma ha precedenti all’interno della redazione stessa. Ma al Tirreno ci sono da tempo forti insoddisfazioni nei confronti dell’editore e della sua mancanza di strategie (Meoni è il quarto direttore in quattro anni), e secondo le fonti ascoltate da Charlie il voto critico di oltre metà della redazione si deve ai dubbi sulla sua capacità di rassicurare verso nuove direzioni progettuali, al suo percepito allineamento con l’editore e all’assenza nel suo discorso d’insediamento delle questioni relative alla cassa integrazione e alle difficoltà affrontate da giornalisti e poligrafici negli ultimi anni.
La sfiducia nei confronti di un direttore da parte della redazione non ha conseguenze pratiche, ma è sempre un pessimo segnale delle relazioni tra redazione e direttore.
Meoni è diventato direttore del Tirreno dopo la decisione di Cristiano Marcacci di non rinnovare il suo contratto da direttore, in scadenza a gennaio: decisione in cui l’editore SAE sembra avere avuto un ruolo. La sua sostituzione con Meoni non dovrebbe avere avuto nuovi costi, Meoni aveva già un ruolo dirigenziale nel gruppo editoriale. Le dimissioni di Marcacci, al Tirreno dal 1991 e direttore da solo un anno, hanno sorpreso parte della redazione, con cui aveva un discreto rapporto: anche se nei suoi confronti c’era qualche malumore dovuto al fatto che, a novembre, Marcacci aveva comunque fatto stampare il giornale durante uno sciopero dei poligrafici e di una parte cospicua dei suoi giornalisti.
Marcacci, ufficialmente su richiesta di Meoni, rimarrà al Tirreno con il ruolo di vicedirettore (già ricoperto in passato): anche questa è un’anomalia, che un direttore lasci quel ruolo per assumerne uno sempre di dirigenza ma subordinato. Secondo una fonte della redazione ascoltata dal Post, Marcacci sarebbe stato invitato a dimettersi dall’editore con la garanzia di rimanere nell’organico con il ruolo di vicedirettore, grazie a una forma contrattuale irrituale stabilita a suo tempo.
Intanto giovedì le pagine dell’Economia del Corriere della Sera – spesso dedicate alla promozione di aziende o relazioni particolari – avevano pubblicato un articolo celebrativo di Alberto Leonardis, amministratore delegato di SAE. L’articolo non faceva nessuna menzione delle traversie del Tirreno e degli altri quotidiani del gruppo, citando prepensionamenti e cassa integrazione solo come fattori di una soddisfacente riduzione dei costi.
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