domenica 16 Novembre 2025
Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di settembre 2025. I dati sono la diffusione media giornaliera*. Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.
Corriere della Sera 152.598 (-8%)
Repubblica 75.376 (-14%)
Stampa 52.892 (-14%)
Sole 24 Ore 47.298 (-8%)
Resto del Carlino 42.583 (-11%)
Messaggero 38.940 (-10%)
Gazzettino 29.643 (-8%)
Nazione 27.389 (-14%)
Dolomiten 24.846 (-8%)
Fatto 23.438 (-12%)
Giornale 23.364 (-11%)
Messaggero Veneto 22.119 (-4%)
Unione Sarda 19.600 (-10%)
Verità 17.779 (-15%)
Eco di Bergamo 17.629 (-11%)
Secolo XIX 17.168 (-11%)
Altri giornali nazionali:
Libero 16.386 (-10%)
Manifesto 14.565 (+10%)
Avvenire 13.493 (-6%)
ItaliaOggi 5.398 (-4%)
(il Foglio e Domani non sono certificati da ADS).
La media dei cali percentuali anno su anno delle prime quindici testate a settembre è del 10,4%, lo stesso dato di agosto. Rispetto a questo continuano quindi ad andare meglio il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore, ma il primo ha il suo calo più alto degli ultimi tre anni. Mentre Repubblica è tornata da cinque mesi a perdite assai maggiori della media, ma è di nuovo di poco sopra la metà delle copie del rivale Corriere: nel gruppo GEDI continua ad andare male anche la Stampa: simili dati nel gruppo Monrif per la Nazione e il Giorno, mentre il Resto del Carlino è quasi nella media. Intanto il Manifesto continua a fare eccezione e raggiunge il numero più alto da quando Charlie li riferisce, con una crescita del 16% rispetto a due anni fa. Da due mesi ha superato Avvenire e comincia ad avvicinarsi a Libero. Tra i giornali locali continua a perdere di più il Tirreno di Livorno (-13%), ma questo mese fa peggio la Gazzetta di Parma (-14%).
Se guardiamo i soli abbonamenti alle edizioni digitali – che come diciamo sempre dovrebbero essere “la direzione del futuro” – l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara più di 40mila, il Sole 24 Ore più di 32mila, il Fatto più di 29mila, Repubblica quasi 17mila). Le percentuali sono la variazione rispetto a un anno fa, e quelle tra parentesi sono invece le variazioni degli abbonamenti superscontati di cui abbiamo detto.
Corriere della Sera 47.418, +4,7% (-14,2 %)
Sole 24 Ore 21.431, -3,2% (-2,7 %)
Repubblica 17.263, -20,2% (+8,4 %)
Manifesto 8.111, +12,3% (non offre abbonamenti superscontati)
Stampa 6.576, -2,6% (-4,7 %)
Fatto 6.060, -3,5% (+9,2 %)
Gazzettino 5.545, -0,7% (+2,8 %)
Messaggero 5.292, -0,7% (+5,8 %)
I dati sono piuttosto discontinui, ma ancora piuttosto deludenti rispetto alle necessità e opportunità di crescita di questa fonte di ricavo: che è invece la più promettente tra le testate internazionali negli ultimi anni. Pur nell’ambito di crescite piccole e lontane dal compensare le perdite di copie cartacee, anche qui va meglio il Corriere della Sera che sta un po’ attenuando la sproporzione tra abbonamenti pagati e abbonamenti superscontati. Mentre vale il contrario per Repubblica, che questo mese perde un numero davvero cospicuo di abbonati. C’è poi anche qui il caso unico e ammirevole del Manifesto, che rispetto a un anno fa aumenta gli abbonamenti digitali di una misura che rassicurerebbe qualunque testata. Le perdite annuali degli abbonamenti digitali sono compensate in alcuni casi dalle crescite degli abbonamenti molto scontati: il cui valore è impossibile da sintetizzare, data la varietà delle promozioni e degli sconti: ci sono in questo dato abbonamenti pagati anche 150 euro come altri in offerte a pochi euro.
È quindi migliore di quel che sembra il dato del Fatto, che da mesi sta facendo crescere i suoi abbonamenti scontati: che non raggiungono i prezzi quasi inesistenti di altri giornali, e un ricavo più sensibile lo generano.
Ricordiamo che si parla qui degli abbonamenti alle copie digitali dei quotidiani, non di quelli – solitamente ancora più economici – ai contenuti dei loro siti web.
( Avvenire, Manifesto, Libero, Dolomiten e ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)
*Come ogni mese, quelli che selezioniamo e aggreghiamo, tra le varie voci, sono i dati più significativi e più paragonabili, piuttosto che la generica “diffusione” totale: quindi escludiamo i dati sulle copie distribuite gratuitamente, su quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e su quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera). Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comunque comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte).
Quanto invece al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato (fornito anche questo dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.
Il totale di questi numeri di diversa natura dà delle cifre complessive di valore più grossolano, e usate soprattutto come promozione presso gli inserzionisti pubblicitari, mostrate nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il sito Prima Comunicazione, e che trovate qui.
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