domenica 14 Dicembre 2025
Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di ottobre 2025. I dati sono la diffusione media giornaliera*. Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.
Corriere della Sera 150.132 (-6%)
Repubblica 74.304 (-11%)
Stampa 52.396 (-11%)
Sole 24 Ore 47.157 (-8%)
Resto del Carlino 41.952 (-11%)
Messaggero 37.879 (-10%)
Gazzettino 29.256 (-7%)
Nazione 27.888 (-11%)
Dolomiten 25.238 (-8%)
Fatto 23.370 (-8%)
Giornale 23.245 (-9%)
Messaggero Veneto 21.800 (-3%)
Unione Sarda 19.157 (-9%)
Eco di Bergamo 17.889 (-10%)
Verità 17.511 (-12%)
Giornale di Brescia 17.180 (-8%)
Secolo XIX 16.799 (-12%)
Libero 16.480 (-7%)
Altri giornali nazionali:
Manifesto 14.740 (+13%)
Avvenire 13.718 (-4%)
ItaliaOggi 5.558 (-3%)
(il Foglio e Domani non sono certificati da ADS).
La media dei cali percentuali anno su anno delle prime quindici testate a ottobre è dell’8,8%, un declino minore rispetto ai mesi precedenti quando aveva superato il dieci per cento. Rispetto a questo, tra i nazionali, continua quindi ad andare meglio il Corriere della Sera e questo mese Libero, di poco. Mentre vanno ancora male i quotidiani del gruppo GEDI (Repubblica e Stampa) e quelli del gruppo Riffeser (Resto del Carlino e Nazione; ma anche il Giorno è a -13%). Tra le posizioni, l’ Eco di Bergamo ha superato la Verità e il Giornale di Brescia ha superato il Secolo XIX di Genova; mentre da qualche mese sono assai contenute le perdite del Messaggero Veneto di Udine, ma anche quelle degli altri quotidiani del Nordest che GEDI ha venduto due anni fa alla società NEM (e questo potrebbe aver creato delle variabili nuove nel confronto dei dati). Se guardiamo poi alle quote tonde, ormai da due mesi il Messaggero è sceso nella categoria sotto le quarantamila copie, e il Gazzettino di Venezia – sempre del gruppo Caltagirone – sotto le trentamila; mentre se il Manifesto continua a crescere potrebbe superare l’inedita quota di 15mila copie nei prossimi mesi.
Tra i giornali locali continuano a perdere di più il Tirreno di Livorno (-16%), in mezzo a una crisi non solo di diffusione, e di nuovo questo mese la Gazzetta di Parma (-13%).
Se guardiamo i soli abbonamenti alle edizioni digitali – che come diciamo sempre dovrebbero essere “la direzione del futuro” – l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara più di 40mila, il Sole 24 Ore più di 32mila, il Fatto quasi 30mila , Repubblica più di 17mila). Le percentuali sono la variazione rispetto a un anno fa, e quelle tra parentesi sono invece le variazioni degli abbonamenti superscontati di cui abbiamo detto.
Corriere della Sera 47.348, +4,8% (-14,4%)
Sole 24 Ore 21.511, -3,1% (-3,4%)
Repubblica 16.901, -21,3% (+11,1%)
Manifesto 8.008, +14,7% (non offre abbonamenti superscontati)
Stampa 6.530, -2,2% (-4,5%)
Fatto 6.061, -4,2% (+11,4%)
Gazzettino 5.616, -0,6% (+1,3%)
Messaggero 5.371, -0,3% (+3,8%)
I dati qui continuano a essere piuttosto deludenti rispetto alle necessità e opportunità di crescita di questa fonte di ricavo: che è invece la più promettente tra le testate internazionali negli ultimi anni. Pur nell’ambito di crescite piccole e lontane dal compensare le perdite di copie cartacee, anche qui va meglio il Corriere della Sera che sta un po’ attenuando la sproporzione tra abbonamenti pagati e abbonamenti superscontati. Mentre vale il contrario per Repubblica, che anche questo mese perde un numero davvero cospicuo di abbonati. C’è poi anche qui il caso unico e ammirevole del Manifesto, che rispetto a un anno fa aumenta gli abbonamenti digitali di una misura che rassicurerebbe qualunque testata. Le perdite annuali degli abbonamenti digitali sono compensate in alcuni casi dalle crescite degli abbonamenti molto scontati: il cui valore è impossibile da sintetizzare, data la varietà delle promozioni e degli sconti: ci sono in questo dato abbonamenti pagati anche 150 euro come altri in offerte a pochi euro.
È quindi migliore di quel che sembra il dato del Fatto, che da mesi sta facendo crescere i suoi abbonamenti scontati: che non raggiungono i prezzi quasi inesistenti di altri giornali, e un ricavo più sensibile lo generano.
Ricordiamo che si parla qui degli abbonamenti alle copie digitali dei quotidiani, non di quelli – solitamente ancora più economici – ai contenuti dei loro siti web.
( Avvenire, Manifesto, Libero, Dolomiten e ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)
* Come ogni mese, quelli che selezioniamo e aggreghiamo, tra le varie voci, sono i dati più significativi e più paragonabili, piuttosto che la generica “diffusione” totale: quindi escludiamo i dati sulle copie distribuite gratuitamente, su quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e su quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera). Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comunque comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte).
Quanto invece al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato (fornito anche questo dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.
Il totale di questi numeri di diversa natura dà delle cifre complessive di valore più grossolano, e usate soprattutto come promozione presso gli inserzionisti pubblicitari, mostrate nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il sito Prima Comunicazione, e che trovate qui.
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