domenica 16 Marzo 2025

I quotidiani a gennaio

Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di gennaio 2025.
I dati sono la diffusione media giornaliera*. Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.

Corriere della Sera 156.478 (-6%)
Repubblica 84.869 (-8%)
Stampa 57.959 (-13%)

Sole 24 Ore 49.873 (-8%)
Resto del Carlino 46.409 (-10%)
Messaggero 40.986 (-10%)
Gazzettino 30.936 (-9%)
Nazione 30.486 (-11%)
Dolomiten 26.231 (-4%)
Giornale 24.838 (-8%)
Fatto 24.341 (-11%)
Messaggero Veneto 22.083 (-10%)
Unione Sarda 21.701 (-11%)
Verità 19.675 (-10%)
Eco di Bergamo 19.449 (-13%)
Secolo XIX 18.635 (-9%)
Altri giornali nazionali:
Libero 17.455 (-7%)
Avvenire 14.068 (-7%)
Manifesto 13.609 (+8%)
ItaliaOggi 5.924 (0%)

(il Foglio Domani non sono certificati da ADS).

La media dei cali percentuali anno su anno delle prime dieci testate a gennaio è un po’ più contenuta del solito, 8,5%. Rispetto a questo dato continua ad andare meglio – ormai stabilmente da alcuni anni – il Corriere della Sera, mentre Repubblica è vicina alla media, che considerati i suoi risultati negativi degli ultimi anni è un progresso. Si sono intanto normalizzati i declini dei quotidiani di destra (GiornaleVeritàLibero), che erano stati molto maggiori l’anno passato. Continua a crescere nei suoi numeri il Manifesto , che beneficia probabilmente dell’occupare uno spazio politico a sinistra poco coperto da altre testate e molto attuale.
Il gran risultato del quotidiano pugliese L’Edicola del mese scorso si è ridimensionato sensibilmente, probabilmente a causa della volatilità delle vendite in “panino” (allegato a Sorrisi e Canzoni e al Sole 24 Ore).

Se guardiamo i soli abbonamenti alle edizioni digitali – che dovrebbero essere “la direzione del futuro”, non essendolo ancora del presente – l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara quasi 47mila, il Sole 24 Ore più di 33mila, il Fatto più di 27mila, Repubblica quasi 14mila). Le percentuali sono la variazione rispetto a un anno fa.
Corriere della Sera 45.676 +2,8%
Sole 24 Ore 21.901 -4,3%
Repubblica 21.862 -9,3%
Manifesto 7.024 +8,3%
Stampa 6.687 -21,2%
Fatto 6.184 -4,5%
Gazzettino 5.634 -9,6%
Messaggero 5.436 -9,4%

I dati mensili sono molto alterni per ogni testata, crescono o calano discontinuamente, suggerendo una grande volatilità degli abbonamenti di durata mensile, spesso comprati in prova e poi non confermati. Ma come si vede i progressi annuali degli abbonamenti digitali non sono rassicuranti per nessuno salvo che per il Manifesto e per il Corriere della Sera (che però non compensa lontanamente le perdite delle copie cartacee). Però bisogna ricordare che le stesse testate hanno anche quote cospicue di abbonati che pagano abbonamenti scontati, qui non compresi.
Ricordiamo che si parla qui degli abbonamenti alle copie digitali dei quotidiani, non di quelli – solitamente molto più economici – ai contenuti dei loro siti web.

Tornando alle vendite individuali complessive – carta e digitale – tra gli altri quotidiani locali maggiori le perdite sopra la media rispetto a un anno fa questo mese sono per la prima volta dell’ Eco di Bergamo (-13,2%), poi ancora del Tirreno di Livorno (-12,4%), del Giorno di Milano (-12,3%), del Piccolo di Trieste (-12,1%) e della Nuova Sardegna di Sassari (-11.9%).

(AvvenireManifestoLibero, Dolomiten ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)

Come ogni mese, quelli che selezioniamo e aggreghiamo, tra le varie voci, sono i dati più significativi e più paragonabili, piuttosto che la generica “diffusione” totale: quindi escludiamo i dati sulle copie distribuite gratuitamente, su quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e su quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera). Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comunque comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte).

Quanto invece al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato (fornito anche questo dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.

Il totale di questi numeri di diversa natura dà delle cifre complessive di valore un po’ grossolano, e usate soprattutto come promozione presso gli inserzionisti pubblicitari, mostrate nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il sito Prima Comunicazione, e che trovate qui.

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