domenica 12 Febbraio 2023

I quotidiani a dicembre

Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di dicembre. Ricordiamo che la “diffusione” è un dato (fornito dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.

Il totale di queste copie dà una cifra complessiva, che è quella usata nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il giornale specializzato Prima Comunicazione , e che trovate qui . A dicembre gli andamenti rispetto al mese precedente sono stati meno negativi rispetto al consueto, almeno per alcune testate: ma anche a dicembre del 2021 c’erano state piccole inusuali crescite per alcuni dei quotidiani maggiori. Repubblica ha avuto una piccola crescita, e ancora più piccola il Sole 24 Ore e la Stampa ; il Corriere della Sera ha ripetuto i numeri del mese precedente, pressoché identici. Le altre testate hanno avuto variazioni poco significative intorno l’un per cento, con l’eccezione di Avvenire che è calato dell’8,1% e del Messaggero che ha perso il 3%.

Se guardiamo sulle stesse tabelle invece i più indicativi confronti con l’anno precedente, trascurando gli sportivi che hanno sempre alti e bassi, diverse testate sono intorno al 10% di declino, che è un po’ lo standard di perdita annua per una buona parte dei quotidiani. Poi c’è il Corriere della Sera che conserva numeri simili ma soprattutto – come nei mesi passati – grazie alle 10mila copie che sono state aggiunte alla colonna “copie digitali vendute a un prezzo inferiore al 30% di quello effettivo”: ovvero abbonamenti digitali in offerte scontatissime, e vediamo sotto come il dato sia diverso se si esclude questa quota. La stessa ragione spiega i risultati positivi del Fatto (7mila copie scontatissime in più rispetto all’anno scorso) e attenua il declino della Verità (2mila), ma non basta invece per Repubblica (6mila) e Stampa (2mila) che malgrado questo perdono entrambe più dell’11% delle copie rispetto a un anno fa.

Infatti, come facciamo ogni mese, consideriamo quindi un altro dato che è più significativo e più paragonabile rispetto alla generica “diffusione” che abbiamo descritto qui sopra: lo si ottiene sottraendo da questi numeri quelli delle copie distribuite gratuitamente oppure a un prezzo scontato oltre il 70% e quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera), per avere così un risultato meno “dopato” e relativo alla scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e pagare il giornale (ma questi dati comprendono ancora le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte). Si ottengono quindi questi numeri (tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa ):

Corriere della Sera 176.610 (-5%)
Repubblica 109.368 (-20%)
Stampa 78.004 (-12%)

Resto del Carlino 59.808 (-10%)
Sole 24 Ore 59.935 (-9%)
Messaggero 49.962 (-12%)
Fatto 42.192 (-11%)
Nazione 39.021 (-12%)
Gazzettino 36.258 (-9%)

Giornale 29.273 (-12%)
Verità 27.537 (-10%)

Altri giornali nazionali:
Libero 21.920 (+7%)
Avvenire 15.862 (-5%)
Manifesto 12.193 (-5%)
ItaliaOggi 9.127 (-6%)

(il Foglio Domani non sono certificati da ADS).

Si conferma quindi un calo medio del 10% anno su anno delle copie effettivamente “vendute”, cartacee e digitali (queste ultime in abbonamento): e le singole testate possono misurare i loro fallimenti o le attenuazioni dei loro fallimenti su questa media (“successi”, in questo settore non ce ne sono, come sappiamo). Le due eccezioni maggiori – ed è realistico che siano almeno in parte in relazione – sono le perdite più contenute del Corriere della Sera e quelle più gravi di Repubblica , andamento che dura da diversi mesi. Mentre tra le testate più piccole si nota ancora un recupero notevole di Libero (che un anno fa scontava una forte concorrenza della Verità e forse ora sta recuperando nella stessa competizione). Il dato più preoccupante per Repubblica è che rispetto a un anno fa ha perso novemila abbonati all’edizione digitale (di quelli che pagavano almeno il 30% del prezzo di copertina): solo alcuni sono probabilmente passati a un’offerta ancora più scontata, ma ne rimangono sempre alcune migliaia che sono sparite. Anche il Fatto – che ha invece aumentato complessivamente i suoi abbonati digitali – ne ha persi però 4mila verso offerte più scontate.

Tra i quotidiani locali le perdite maggiori sono quelle del Mattino di Napoli ( -12%), del Tirreno ( -13%) , del Piccolo (-14%) e dell’ Arena (-16%), ma quasi tutti sono intorno al -10%.

Avvenire, Manifesto, Libero ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti)

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