domenica 21 Gennaio 2024

Come ignorare una legge per anni

La storia dei contributi pubblici ai giornali Charlie ha cominciato a raccontarla da subito e ci siamo tornati spesso. Questo è un riassunto di come nel 2020 avevamo spiegato gli sviluppi fino ad allora:

“[Nel 2018] fa l’allora sottosegretario Crimi sostenne e ottenne l’abolizione della legge che regola i suddetti contributi, all’interno di un generale atteggiamento repressivo del M5S nei confronti dei giornali, che aveva reso la scelta del taglio non limpidissima. La nuova legge prevedeva che i contributi sarebbero stati progressivamente diminuiti fino ad estinguersi nel 2022. Due decreti sostenuti dal successivo governo hanno poi sospeso quell’intervento e differito le scadenze: ma dal 2021 la riduzione avrebbe dovuto iniziare. Invece nel decreto “Ristori” [fu] inserita una nuova proroga che garantisce la totalità dei contributi fino al 2022 (ovvero la quota relativa all’anno 2021).
[…] In questo contesto nei giorni scorsi ci sono state trattative e baratti che hanno permesso al sottosegretario Martella di ottenere la nuova proroga dei contributi integrali ma solo di due anni, con il M5S che non ha voluto consentire prolungamenti maggiori”.

Adesso siamo di nuovo arrivati a una scadenza di quel differimento, e alcuni parlamentari della maggioranza hanno presentato degli emendamenti al cosiddetto “decreto milleproroghe” per rinnovare quella proroga fino al 2027, ovvero per rinviare l’applicazione della legge e mantenere ancora i contributi e la loro applicazione. Nei giorni scorsi il differimento era stato chiesto sul Manifesto, uno dei quotidiani beneficiari dei contributi (solitamente gli altri preferiscono non parlarne, considerata l’impopolarità dei contributi stessi e dei loro criteri di erogazione). È immaginabile che, considerati i precedenti, il governo deciderà in questo senso.

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