domenica 28 Aprile 2024

Charlie, poteri all’altezza

Capita, anche per legittime ragioni commerciali, che nei giornali italiani venga a volte enfatizzato il valore reale di attacchi o minacce ricevute da altri “poteri” (i mezzi di informazione, si ricorderà, lo sono a loro volta: il quarto, per definizione): solitamente i pericoli veri per i giornalisti sono quelli che si raccontano meno, quelli che riguardano chi si occupa di mafie e criminalità, e gli allarmi “siamo attaccati” in prima pagina sono soprattutto un modo per consolidare l’appartenenza e il sostegno dei lettori, che assai raramente si traducono in conseguenze. Il quarto potere è quasi sempre prevalente sugli altri tre, con l’eccezione di quello giudiziario: con cui peraltro quello giornalistico riesce spesso a venire a patti, anche per questa ragione.

E gli interventi della “politica” (ovvero di persone che fanno politica, che sono persone) nei confronti dei giornali hanno il diritto di essere considerati legittimi come quelli di chiunque altro se, tautologicamente, avvengono secondo la legge e senza reali abusi di potere (malgrado quello che si racconta, è norma anche in altri paesi democratici e civili che i giornalisti siano destinatari di inchieste, processi e anche condanne). Ma la legittimità non li sottrae al giudizio né alle aspettative che dovremmo continuare ad avere nei confronti delle “persone che fanno politica”. E l’audizione del direttore di Domani Emiliano Fittipaldi da parte della commissione antimafia intorno a una vicenda piuttosto complicata e delicata – già mal raccontata da diversi giornali, ha spiegato lo stesso Fittipaldi – si è invece tradotta in diversi momenti in una disarmante aggressione di piccoli protagonismi dai toni teppisti, oltre che ignoranti del ruolo del giornalismo e del funzionamento dei giornali. E Fittipaldi è stato paziente ed efficace nel provare a spiegare ai parlamentari presenti, per esempio, che “anche quando voi parlate con i giornalisti siete delle fonti, che diffondono notizie per proprio interesse, e per ragioni di propaganda”. Il primato della politica e delle istituzioni bisogna pure meritarselo con un po’ di competenza, di obiettività e di spirito di servizio.

Fine di questo prologo.

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