domenica 16 Luglio 2023

Charlie, i fatti propri inseparabili dalle opinioni

In Canada sta proseguendo il dibattito intorno al confronto tra il governo e le piattaforme digitali – Google e Facebook, in sostanza – sull’eventuale compenso che queste dovrebbero agli editori di giornali per i ricavi che Google e Facebook ottengono grazie ai contenuti che gli stessi giornali pubblicano su Google e Facebook.
Tra gli altri interventi ce n’è stato uno di Diane Francis, direttrice del quotidiano 
National Post , che ha risposto molto aggressivamente alle accuse nei confronti delle posizioni “partigiane” dei giornali su questo argomento. Certo che siamo partigiani, ha scritto in sintesi Francis, ed è normale che lo siamo: un conto sono i fatti, un conto sono le opinioni, e le nostre opinioni sono che Google e Facebok stanno ammazzando i giornali e devono pagare. E il ragionamento sulla libertà delle opinioni sta in piedi, a patto che sia chiara una sua implicazione, preziosa anche per giudicare quello che leggiamo sui giornali italiani a questo proposito, o le posizioni prese dalla federazione degli editori: ed è che le opinioni dei giornali e degli editori su questo argomento non sono, appunto, obiettive né servono la comprensione dei lettori e un’informazione accurata. Sono partigiane, attente ai propri legittimi bisogni, e come dice la stessa Francis “hanno sempre riflettuto gli interessi degli editori”. Non è lì che troveremo argomenti per capire meglio come si possa affrontare la questione dei grandi ricavi delle piattaforme e delle crisi dei giornali: questione che esiste eccome, a spiegarla meglio.

Fine di questo prologo.

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