domenica 4 Maggio 2025

Charlie, alzare lo sguardo

Il libro che riproduce alcuni messaggi dalle chat dei parlamentari di Fratelli d’Italia, uscito lo scorso febbraio, si avvicina ad aver venduto ventimila copie, aiutato dall’unicità del contenuto e dalle comprensibili curiosità. Al momento della sua pubblicazione ci furono altrettanto comprensibili irritazioni da parte di alcuni protagonisti delle conversazioni (altri evidentemente apprezzarono silenziosamente) nei confronti dell’autore – Giacomo Salvini, giornalista del Fatto – e riflessioni tra giornalisti sulla correttezza dell’operazione: che, ricordiamo, riguardava la riproduzione di conversazioni assai relativamente “private”, essendo avvenute in chat di gruppi a cui partecipavano tra le 50 e le 170 persone.

Ma il lavoro di Salvini – che ha isolato alcuni temi ricorrenti nei sei anni di chat indagate – è un buono spunto per valutare l’uso dei “retroscena” e delle dichiarazioni e commenti quotidiani di cui è fatta la cronaca politica così come è concepita sui media italiani. Diversi degli scambi citati nel libro, infatti, erano stati a suo tempo citati sui quotidiani, generando polemiche di 24 ore, e lasciando rapidamente il posto alla polemica successiva: tutte poco significative, proprio perché passeggere, contraddette immediatamente da altro, semplici battute di una giornata ogni volta molto enfatizzate. Il loro esame a maggior distanza, e soprattutto su una documentazione assai più ricca, ha permesso invece a Salvini di individuare e sostanziare quello che ha avuto maggior continuità e maggiori indizi, nella pratica politica di quel partito (che è soprattutto pratica di comunicazione). Un lavoro giornalistico, ma anche storico. E al lavoro giornalistico un po’ di prospettiva storica – di allargamento dell’obiettivo – farebbe bene, anche nel quotidiano.

Fine di questo prologo.

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