domenica 2 Novembre 2025
Una delle cose più apprezzate della gestione del Washington Post da parte di Jeff Bezos – che aveva comprato il giornale nel 2013 – era stata la visibile autonomia lasciata alla redazione anche per quello che riguardava la copertura di aziende e interessi dello stesso Bezos: il giornale aveva criticato in più di un’occasione pratiche di Amazon o le aveva raccontate senza indulgenze.
Da un anno le cose sono molto cambiate, e l’editore ha deciso di intervenire su tutti gli approcci del Washington Post, soprattutto su quelli critici nei confronti dell’amministrazione Trump e delle sue limitazioni nei confronti della democrazia, all’interno di interessate simpatie e collaborazioni di Bezos stesso con il presidente Trump.
Adesso questa perdita di indipendenza si sta manifestando anche negli articoli della sezione degli editoriali che riguardano gli interessi di Bezos: questa settimana diversi commenti hanno notato come il conflitto di interessi non sia stato indicato ai lettori in più di un’occasione, come invece era tradizione fare (visto dall’Italia non sembra strano, abituati come siamo alla continua promozione delle aziende degli editori, senza nessuna indicazione: ma sulle testate americane autorevoli è prassi di ricordarlo ai lettori, le rare volte che capita).
In particolare è stato molto commentato un editoriale del Washington Post in difesa della criticata demolizione da parte di Trump della “East Wing” della Casa Bianca: in cui si trascurava di ricordare che Bezos è uno dei finanziatori dell’intervento. In quel caso una nota è stata aggiunta successivamente.
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