domenica 2 Marzo 2025
Lo sviluppo complementare e parallelo alle scelte dell’amministrazione Trump su chi siano gli amici e chi i nemici nei giornali, è quello dei giornali che cercano di loro iniziativa di entrare nella prima categoria. Del Washington Post e dei suoi tormenti iniziati con la famigerata cancellazione dell’articolo di endorsement per Kamala Harris abbiamo parlato spesso: da alcuni mesi la proprietà e la dirigenza del giornale sembrano volerlo riposizionare, e trasformarlo dalla più aggressivamente antitrumpiana delle grandi testate nazionali in un giornale più condiscendente, meno critico, o “più equilibrato”, secondo le loro parole.
Mercoledì è stato lo stesso editore, Jeff Bezos, a intervenire di persona per annunciare un’altro cambiamento eccezionale: la definizione della sezione delle opinioni e dei commenti non più come uno spazio aperto a varie e diverse opinioni (poi di fatto soprattutto progressiste, ma senza preclusioni dichiarate e senza una “linea” comune) e dedicato ad aprire o contribuire a dibattiti, ma come un organo con un obiettivo politico definito, di “difesa delle libertà personali e del libero mercato”. Espressioni assai meno generiche di quanto sembrino, che rappresentano i principi rivendicati da uno specifico pensiero liberista e conservatore: di fatto, sono praticamente la definizione della sezione analoga del Wall Street Journal, quotidiano del capitalismo liberista americano e mondiale (“Liberi mercati e liberi popoli”). Tanto che lo stesso “editorial board” del Wall Street Journal ha pubblicato un editoriale tra il meravigliato e il divertito dalla svolta del Washington Post: svolta a cui ha dato il benvenuto, ricordando però chi c’era già da prima, in quello spazio.
“Vedremo se la svolta di Mr. Bezos riveli un cambiamento più esteso nella battaglia delle idee. Ma sarà un bene avere un alleato nella lotta. Quanto ai nostri avveduti lettori, il nostro rispettoso consiglio è: diffidate dalle imitazioni. Provate la concorrenza ma poi tornate da quelli veri”.
Nel frattempo le reazioni invece desolate e indignate verso il proclama di Bezos sono state numerose: il direttore della sezione dei commenti ed opinioni si è dimesso immediatamente. L’illustre e quasi leggendario precedente direttore del Washington Post, Marty Baron, lo ha dichiarato un tradimento: «Non potrei essere più triste e disgustato». Sono anche già circolate voci ancora non confermate di nuove grandi quote di disdette degli abbonamenti al giornale, come era già successo a ottobre.
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