domenica 15 Gennaio 2023

Avec notre argent

Il sito francese Mediapart (un progetto giornalistico online creato quindici anni fa da un gruppo di esperti giornalisti provenienti dalla carta stampata, e diventato molto importante e seguito) ha pubblicato un’inchiesta sui contributi pubblici ai giornali in Francia. Interessante per la simile – ma con differenze – condizione dell’Italia, dove una cospicua quota di contributi pubblici viene assegnata ogni anno in gran parte con un criterio di spartizione tra protettorati politici e senza sensibili attenzioni alla qualità delle testate sovvenzionate.
La notizia è che il governo francese ha deciso di destinare 30 milioni di euro in più ai giornali, e soprattutto a quelli cartacei: secondo Mediapart andando ad aiutare in gran parte “i miliardari che possiedono i giornali beneficiati” (anche in Italia, come per esempio nel caso di Libero o di Avvenire , a ricevere le sovvenzioni maggiori sono testate di proprietà di editori con grandi disponibilità di denaro): stando ai dati del 2021, “quattro miliardari, che non hanno nessun bisogno di essere aiutati dallo stato, si dividono soltanto tra loro 37,7 milioni di euro dei 92,8 di aiuti diretti distribuiti”. Mediapart propone che i contributi non siano diretti (soldi dati agli editori) ma indiretti, ovvero creando le condizioni perché i costi siano minori o i ricavi incentivati, per tutti.
L’altra obiezione dell’articolo è che gli aiuti – in una lettura del tutto anacronistica – privilegino i giornali cartacei e i loro costi di produzione aumentati quando secondo i dati di Mediapart i quotidiani venderebbero in edicola circa 150mila copie (contro il milione e 335mila del 1990), rendendo del tutto sproporzionato l’investimento su un settore che ormai costituisce una frazione assai ridotta dell’informazione del paese (anche i parziali successi di alcune grandi testate tradizionali in questi anni sono stati tutti digitali). E creando una distorsione di concorrenza a sfavore dell’innovazione proposta dai progetti online.

“Immaginate che nel diciannovesimo secolo, nel pieno della rivoluzione dei trasporti, Napoleone III abbia cercato di frenare l’espansione della ferrovia investendo cospicuamente nella diligenza”.

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