• Mondo
  • Domenica 12 maggio 2019

In Albania continuano le proteste contro il governo

Migliaia di persone legate ai partiti di opposizione hanno chiesto le dimissioni del primo ministro Edi Rama: ci sono stati scontri con la polizia

(EPA/Malton Dibra)
(EPA/Malton Dibra)

Sabato a Tirana, la capitale dell’Albania, ci sono state nuove proteste contro il governo del primo ministro Edi Rama, accusato di corruzione e – senza che ci siano grandi prove – di aver manipolato le elezioni parlamentari del 2017. Le proteste continuano da circa tre mesi e ieri migliaia di persone legate al principale partito di opposizione – il Partito Democratico – hanno lanciato bombe incendiarie contro l’edificio che ospita gli uffici del primo ministro e contro l’edificio del Parlamento, nel centro della città. Diverse persone, tra cui alcuni agenti di polizia, sono state ferite negli scontri.

Lulzim Basha, leader del Partito Democratico, ha detto che lo scopo delle manifestazioni sono le dimissioni di Edi Rama, che lui accusa di aver allontanato l’Albania dall’Europa. Durante un comizio, sabato, ha detto che «siamo qui con una missione, quella di liberare l’Albania dal crimine e dalla corruzione, per rendere l’Albania come il resto dell’Europa». L’Albania è uno dei paesi che potrebbero presto entrare a far parte dell’Unione Europea e la Commissione Europea, riconoscendo i progressi fatti dal paese negli ultimi anni, aveva raccomandato che già nel 2018 iniziassero le trattative per l’ingresso nell’Unione. La decisione era poi stata rimandata in attesa dell’approvazione di un’importante riforma del sistema giudiziario albanese, ritenuto ora corrotto e poco affidabile.

Edi Rama, leader del Partito Socialista, è primo ministro dell’Albania dal 2013 ed è stato rieletto nel 2017, quando il suo partito ha ottenuto la maggioranza assoluta in Parlamento. Parlando delle manifestazioni di ieri si è detto “rattristato” dalla richiesta delle sue dimissioni e ha accusato i partiti di opposizione di aver danneggiato più il paese che il suo governo, con le recenti manifestazioni. Le prossime elezioni sono previste per il 2021, ma l’opposizione chiede da tempo che vengano anticipate.