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  • Sabato 6 gennaio 2018

La crisi in Venezuela peggiora

Il Wall Street Journal sostiene che il governo venezuelano voglia pagare i suoi enormi debiti con le aziende farmaceutiche in oro e diamanti, cioè usando il baratto

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro (YAMIL LAGE/AFP/Getty Images)
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro (YAMIL LAGE/AFP/Getty Images)

Benché da settimane non si parli più molto del Venezuela, soprattutto perché le proteste anti-governative sono finite e il Parlamento controllato dalle opposizioni è stato sciolto, la situazione nel paese continua a essere gravissima. Uno dei settori più colpiti dalla crisi economica, iniziata quasi sei anni fa, è quello della sanità: già nel maggio 2016 il giornalista del New York Times Nicholas Casey scriveva che «i reparti ospedalieri [venezuelani] sono diventati i posti in cui convergono le cose che stanno facendo a pezzi il Venezuela».

Due giorni fa il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo del suo corrispondente a Caracas, Kejal Vyas, che sostiene che il governo venezuelano stia cercando di pagare i 5 miliardi di dollari di debiti che ha contratto con le aziende farmaceutiche straniere non con denaro ma con diamanti, oro e coltan, il metallo raro usato nella fabbricazione dei cellulari e della Playstation. Le fonti del Wall Street Journal sono rimaste anonime e sono state descritte come «tre persone a conoscenza dell’incontro tenuto il mese scorso nel quale il ministro della Salute venezuelano ha fatto la sua offerta» ad alcuni rappresentanti delle aziende farmaceutiche. Il governo venezuelano non ha commentato l’inchiesta del Wall Street Journal e non è chiaro se le aziende abbiano accettato la proposta.

Il dirigente di una di queste aziende, sentito dal Wall Street Journal e rimasto anonimo, ha detto che la sua società avrebbe valutato di accettare l’oro, che «è meglio di niente», ma ha aggiunto che il governo venezuelano non si è impegnato a pagare tutti i debiti contratti. Due dirigenti che lavorano per due multinazionali hanno detto che non avrebbero accettato alcuna offerta di beni a meno che non fosse stata approvata dalle autorità competenti nei paesi in cui hanno le loro sedi. Il problema, comunque, sembra non riguardare solo le aziende straniere. Tito López, capo dell’associazione che rappresenta l’industria farmaceutica venezuelana, ha detto che le aziende del suo settore non vengono pagate da più di un anno, con il risultato che hanno smesso di vendere i medicinali agli ospedali: per esempio antibiotici e medicine per trattamenti cronici, come l’ipertensione e il diabete, sono oggi molto difficili da trovare.

Riguardo la proposta del governo venezuelano, Vyas ha scritto: «La proposta evidenzia come il collasso dell’economia venezuelana stia forzando la contestata amministrazione del presidente Nicolás Maduro a improvvisare per pagare i beni, mentre la grave mancanza di dollari sta spingendo il paese verso una società del baratto». Non è una cosa nuova quella che ha scritto Vyas: già da diversi mesi giornalisti e analisti raccontano della difficoltà sempre maggiore nell’acquisto di beni con i contanti, a causa della mancanza di moneta (oltre all’iperinflazione, c’è il problema che il governo venezuelano non ha più i soldi per fare i soldi). Se il governo venezuelano non troverà una soluzione per saldare i suoi debiti e garantire i pagamenti alle aziende farmaceutiche, il problema della mancanza di medicine negli ospedali venezuelani potrebbe peggiorare, così come la situazione sanitaria dell’intero paese.