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  • Martedì 21 novembre 2017

Che cosa succederà ora in Germania?

Cinque ipotesi possibili dopo il fallimento dei negoziati per la formazione di un nuovo governo

Angela Merkel, Berlino, 20 novembre 2017
(JOHN MACDOUGALL/AFP/Getty Images)
Angela Merkel, Berlino, 20 novembre 2017 (JOHN MACDOUGALL/AFP/Getty Images)

La Germania sta attraversando una grave crisi politica: a due mesi dalle elezioni del 24 settembre (vinte dalla CDU/CSU, il partito di centrodestra della cancelliera Angela Merkel che non ha però ottenuto la maggioranza assoluta in parlamento) i colloqui per la formazione di un nuovo governo di coalizione si sono interrotti: i liberali dell’FDP – con i quali Merkel e i Verdi stavano cercando di raggiungere un accordo – si sono infatti ritirati dai negoziati. Non è ancora chiaro che cosa succederà ora, ma sui giornali circolano diverse ipotesi.

Nuove elezioni
Secondo la Costituzione tedesca la decisione di indire elezioni anticipate spetta al presidente Frank-Walter Steinmeier, ma il processo è piuttosto complicato. La Costituzione tedesca impone infatti di eleggere il cancelliere che normalmente è il vincitore o la vincitrice delle elezioni e che deve ottenere il voto della maggioranza dei deputati. Se non si arriva alla maggioranza ha inizio una nuova fase: il Bundestag ha cioè due settimane di tempo per trovare un nuovo cancelliere da votare sempre a maggioranza assoluta (il numero di voti in questo caso può essere illimitato così come non è previsto un limite massimo per il numero dei candidati possibili). Se nemmeno in questa seconda fase si arriva a un’elezione ha inizio l’ultima fase di votazioni in cui è sufficiente la maggioranza relativa: il candidato che ha ottenuto più voti ottiene l’incarico. A questo punto il presidente ha però due scelte: può confermare la nomina o può sciogliere il Bundestag e indire nuove elezioni che si dovranno tenere entro sessanta giorni.

I tempi previsti dalla Costituzione prevedono dunque che l’ipotesi di elezioni anticipate non si verifichi, come minimo, prima della fine di gennaio dell’anno prossimo: questo significa che la Germania si troverebbe per più di due mesi in una situazione di attesa e di “impasse politico”, come hanno scritto alcuni analisti.

E poi ci sono i sondaggi che sono stati fatti la scorsa settimana e che confermano di fatto i risultati delle ultime elezioni: se le intenzioni di voto venissero confermate non si arriverebbe dunque a uno sblocco reale della situazione. Va però precisato che i sondaggi sono stati fatti quando erano ancora in corso i negoziati e il loro fallimento potrebbe portare a dei cambiamenti: potrebbe cioè avere delle ripercussioni negative sul partito di Merkel e potrebbe rafforzare un partito anti-sistema come l’AfD, che già due mesi fa era risultato il terzo più votato.

Governo di minoranza
Merkel potrebbe anche cercare di formare un governo di minoranza mettendosi nella condizione di trattare con le opposizioni e di trovare una maggioranza variabile su ogni singolo provvedimento proposto: questo potrebbe essere complicato e creare instabilità, ma permetterebbe a Merkel di guadagnare tempo per cercare di rafforzarsi in vista di nuove elezioni. I governi di minoranza in Germania sono un’eccezione e finora non sono durati più di qualche settimana.

Nelle ultime ore i liberaldemocratici e il Partito della Sinistra radicale hanno dichiarato di poter sostenere un governo di minoranza caso per caso. Merkel ha invece ribadito di essere molto scettica verso questa possibilità: ha detto che la Germania ha bisogno di stabilità e di un governo «che non debba cercare la maggioranza su ogni decisione».

Grosse Koalition
Merkel potrebbe avviare i negoziati con l’SPD, il partito socialdemocratico che negli ultimi anni ha governato insieme alla CDU, che alle ultime elezioni è risultato il secondo più votato ma che ha perso molti voti proprio per aver governato insieme a Merkel. Questo scenario è dunque piuttosto lontano: dopo la notizia del fallimento dei colloqui in corso, i socialdemocratici hanno infatti ribadito di voler stare all’opposizione escludendo il ritorno a un governo di coalizione con l’attuale cancelliera. Secondo alcuni analisti, però, l’ipotesi potrebbe diventare più plausibile se l’unica alternativa diventasse a un certo punto quella di nuove elezioni.

Nel caso in cui Merkel e SPD trovassero un nuovo accordo, andrebbe tenuto conto di una cosa non secondaria: dato che l’AfD è risultato il terzo partito più votato alle elezioni del 24 settembre, la formazione di una Grosse Koalition lascerebbe proprio ai populisti di destra la guida delle opposizioni.

Giamaica, di nuovo
La possibile coalizione tra i partiti che avevano condotto i negoziati nelle ultime settimane in Germania era stata soprannominata “Giamaica” perché la somma dei colori di quegli stessi partiti ricordava la bandiera della Giamaica, appunto: il colore nero della CDU/CSU, il giallo dell’FDP e il verde dei Verdi. I tre partiti che finora sono stati protagonisti della trattativa, poi fallita, si erano ritrovati insieme più per inerzia che per scelta. La coalizione “Giamaica” non ha mai governato a livello federale, e solo sporadicamente nei vari stati. CDU, Verdi e FDP sono infatti in disaccordo soprattutto su energia, politiche fiscali e immigrazione.

Resta comunque l’ipotesi che i liberali ci ripensino e che tornino a trattare magari con un peso diverso nei colloqui. Per ora però non ci sono segnali che vadano in questa direzione. Il leader dell’FDP, Christian Lindner, è stato infatti molto netto nel dichiarare che i negoziati erano falliti. Ha detto che non c’era alcuna «base di fiducia» con la CDU/CSU di Merkel, né con i Verdi e che «È meglio non governare che governare male». Secondo alcuni osservatori l’FDP aveva fin dall’inizio l’intenzione di non trovare un accordo e di non entrare nel governo e cioè che quanto accaduto finora sia stato un grande bluff.

Dimissioni
Visto il fallimento dei negoziati e vista la vittoria al di sotto delle aspettative nelle ultime elezioni, Merkel potrebbe decidere di dimettersi dalla presidenza dell’Unione Cristiano Democratica, lasciando la possibilità a un altro membro del suo partito di trattare e di recuperare l’SPD o di presentarsi a nuove elezioni. Come scrive il Wall Street Journal questa ipotesi – che sembra comunque lontana dato che dopo il fallimento delle trattative Merkel ha già dichiarato di non volersi dimettere – sarebbe comunque una scommessa enorme.