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  • Mercoledì 11 gennaio 2017

La nuova legge del Veneto sulla caccia

È stata approvata dal consiglio regionale e prevede multe molto alte contro chi disturba o ostacola intenzionalmente l'attività di cacciatori e pescatori

Sergio Berlato, consigliere della regione Veneto
Sergio Berlato, consigliere della regione Veneto

Martedì 10 gennaio il consiglio regionale del Veneto ha approvato una riforma piuttosto controversa che stabilisce delle sanzioni amministrative fino a 3.600 euro contro chi disturba o ostacola l’attività di cacciatori e pescatori. Grazie alla nuova legge il Veneto è diventato l’unica regione in Italia dove le multe previste per le violazioni dei cacciatori sono significativamente inferiori rispetto alle multe stabilite per chi turba invece l’attività dei cacciatori.

La proposta di legge è stata presentata dal presidente della commissione regionale Agricoltura e Caccia Sergio Berlato (Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale-Movimento per la cultura rurale) ed è passata con ventisei voti a favore, quattordici contrari e sei astenuti. Ha votato “sì” in modo compatto la maggioranza formata da Lega Nord, Lista Zaia, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Siamo Veneto, hanno votato “no” il Partito democratico, il Movimento 5 Stelle e un consigliere di una lista civica, e si sono astenuti i consiglieri vicini a Flavio Tosi, sindaco di Verona uscito tempo fa dalla Lega Nord, e altri due consiglieri di liste civiche.

La legge (la numero 182 del 2016) si chiama “Norme regionali in materia di disturbo all’esercizio dell’attività venatoria e piscatoria” e modifica due precedenti leggi regionali (una del 1993 sulla protezione della fauna selvatica e una del 1998 sulla tutela delle risorse idrobiologiche e della fauna ittica). Il nuovo articolo approvato è composto da tre commi. Il primo dice che

«Chiunque, con lo scopo di impedire intenzionalmente l’esercizio dell’attività venatoria (o piscatoria) ponga in essere atti di ostruzionismo o di disturbo dai quali possa essere turbata o interrotta la regolare attività di caccia (o pesca) o rechi molestie ai cacciatori (o pescatori) nel corso delle loro attività, è punito con la sanzione amministrativa da euro 600 a euro 3.600».

Il secondo comma dice che all’accertamento e alla contestazione delle violazioni ci debbano pensare gli organi cui sono demandate funzioni di polizia e al terzo comma si stabilisce che la regione esercita le funzioni amministrative riguardanti l’applicazione delle sanzioni amministrative previste dalla legge.

Il provvedimento è stato contestato dai partiti all’opposizione e dalle associazioni animaliste, ma non solo: la nuova legge, dicono i critici, è infatti paradossale perché stabilisce che chi disturba l’attività di cacciatori o pescatori verrà sanzionato dieci volte tanto rispetto ad esempio a un cacciatore che spara troppo vicino a una strada o a un’abitazione e per cui sono previste multe comprese tra i 200 e i 600 euro al massimo. Andrea Zanoni, consigliere del PD e vice presidente della commissione Ambiente del consiglio regionale, ha spiegato al Post che la norma approvata ieri rende il Veneto «un caso unico in Italia: una legge sul disturbo all’esercizio dell’attività venatoria e piscatoria è presente anche in Lombardia e in Liguria con sanzioni però decisamente più basse, così come inferiori sono tutte le sanzioni previste sia a livello regionale che nazionale per i cacciatori che violano una qualsiasi legge che li riguardi».

La formulazione poco chiara del provvedimento (che parla genericamente di “disturbo” e “turbamento” e “molestie”) potrebbe poi essere applicata indistintamente a escursionisti, ciclisti, agricoltori o boscaioli, sostiene chi lo contesta. La regione Veneto, infine, per i consiglieri del Movimento 5 Stelle e altri ancora all’opposizione citati da alcuni giornali locali, dedicherebbe troppo tempo in consiglio al tema della caccia. Dall’inizio della legislatura, e dunque dall’aprile del 2015, sono stati approvati almeno otto provvedimenti favorevoli a cacciatori e pescatori alcuni dei quali, tra l’altro, spiega sempre Zanoni «in contrasto con i principi fondamentali in materia di tutela dell’ambiente e della fauna selvatica fissati da normative nazionali ed europee». Per una di queste leggi il governo ha presentato ricorso alla Consulta per incostituzionalità. I critici dicono infine che il Codice Penale punisce già la violenza privata all’articolo 610 e le molestie e il disturbo alle persone all’articolo 660.

Sergio Berlato sostiene invece da parte sua che la legge non si rivolga «ai bambini che camminano nei campi o a chi fa un giro in bici» ma esclusivamente a chi «pone in essere intenzionalmente atti di ostruzionismo». Ha poi spiegato che caccia e pesca sono «due attività regolamentate dalla normativa italiana ed europea e la cui pratica è subordinata al pagamento di tasse di concessione». E ancora: «Gli animal-ambientalisti che finora hanno goduto di una sostanziale impunità approfittando della lentezza esasperante della giustizia italiana e dell’indifferenza di alcuni giudici, da oggi dovranno assumersi la responsabilità delle loro malefatte». A chi lo accusa di aver voluto una legge che è solo un doppione del Codice Penale, ha infine spiegato: «La comminazione di sanzioni amministrative non si va a sommare ma è alternativa all’erogazione di sanzioni penali; la legge proposta dal sottoscritto non vuole intasare i tribunali, ma solo prevedere sanzioni certe». L’Associazione Cacciatori Veneti (Confavi) ha pubblicato un comunicato dopo l’approvazione della legge in cui si dice naturalmente molto soddisfatta («Da oggi i cacciatori del Veneto, grazie al consigliere regionale Sergio Berlato, avranno una tutela in più»).