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  • Mercoledì 7 settembre 2016

La Turchia ha cacciato l’ISIS dal nord della Siria

L'operazione miliare iniziata due settimane fa insieme ai ribelli siriani ha avuto successo: cosa significa, spiegato facile

Soldati turchi su una strada a circa due chilometri dalla città siriana di al Rai (NAZEER AL-KHATIB/AFP/Getty Images)
Soldati turchi su una strada a circa due chilometri dalla città siriana di al Rai (NAZEER AL-KHATIB/AFP/Getty Images)

Negli ultimi giorni i militari della Turchia e i miliziani dell’Esercito Libero Siriano hanno consolidato il loro controllo sui territori della Siria settentrionale, al confine con la Turchia. Lunedì, dopo quasi due settimane dall’inizio dell’operazione militare turca “Euphrates Shields”, lo Stato Islamico (o ISIS) ha abbandonato tutti i territori al confine turco-siriano che controllava. Allo stesso modo la Turchia ha raggiunto il suo obiettivo, quello che aveva spinto il governo turco a iniziare l’operazione militare contro lo Stato Islamico e contro i curdi siriani: i militari turchi e l’Esercito Libero Siriano sono riusciti a riprendere il controllo di quella striscia di territorio che va da Jarablus, la città siriana a ovest del fiume Eufrate, ad Azaz, nella Siria nord-occidentale. Le vittorie sono state annunciate anche sull’account Twitter di “Euphrates Shields”, creato dal governo turco.

https://twitter.com/EuphratesShield/status/772745421953392640

L’operazione militare “Euphrates Shields” ha fatto discutere molto giornalisti ed analisti, soprattutto per l’appoggio che gli americani hanno fornito ai turchi. Nonostante l’operazione abbia colpito direttamente lo Stato Islamico, il suo obiettivo indiretto ma probabilmente più importante è stato limitare un’ulteriore avanzata dei curdi siriani nel nord della Siria, e in particolare a ovest del fiume Eufrate: il problema è che i curdi siriani – strettamente legati ai curdi turchi del PKK, acerrimi nemici del governo turco – sono anche i principali alleati degli Stati Uniti in Siria nella guerra contro lo Stato Islamico.

La Turchia aveva deciso di intervenire nel nord della Siria per anticipare eventuali mosse dei curdi siriani: dopo la conquista della città di Manbij, il 13 agosto, i curdi siriani avevano detto di voler continuare la loro campagna militare conquistando altri territori sotto il controllo dello Stato Islamico, vicino al confine con la Turchia (quelli che nelle mappe qui sotto sono segnati in nero e grigio). Se i curdi (in verde chiaro) fossero riusciti nel loro intento, avrebbero di fatto controllato una striscia di territorio senza alcuna discontinuità lungo tutto il confine tra la Siria e la Turchia: una soluzione che viene considerata dal governo turco una minaccia alla propria sicurezza nazionale.

siria3Gli schieramenti nel nord della Siria: lo Stato Islamico è in grigio scuro e nero, i curdi in verde chiaro e l’Esercito Libero Siriano in verde. La mappa a sinistra è aggiornata al 16 agosto, quella a destra all’1 settembre. Ad oggi anche gli ultimi territori dello Stato islamico al confine con la Turchia sono stati conquistati dall’Esercito Libero Siriano (quindi ci si deve immaginare un lungo corridoio verde anche tra al Rai e Jarablus). Le mappe sono state realizzate da Thomas van Linge e pubblicate sul blog di Pieter Van Ostaeyen.

L’operazione militare turca – la più importante incursione di uno stato straniero in territorio siriano dall’inizio della guerra – si è sviluppata in due fasi. Nei primi giorni dell’offensiva, militari e carri armati turchi sono entrati in Siria per riprendere il controllo di Jarablus, a est. Il 3 settembre c’è stata una seconda incursione nella città siriana di al Rai, tra Azaz e Jarablus, a cui secondo l’agenzia di news turca Dogan hanno partecipato almeno 20 carrarmati e cinque mezzi corazzati per il trasporto dei militari. I territori riconquistati dallo Stato Islamico sono ora sotto il controllo dell’Esercito Libero Siriano, una coalizione di gruppi ribelli che in passato è stata alleata degli Stati Uniti prima di cominciare a inglobare fazioni più estremiste: oggi è alleata della Turchia (nelle mappe è segnata in verde). L’operazione militare condotta dai turchi e dall’Esercito Libero Siriano ha di fatto interrotto le linee di rifornimento usate dallo Stato Islamico per trasferire farmi, munizioni e foreign fighters (i combattenti stranieri) dalla Turchia alle città siriane sotto il controllo del gruppo estremista.

Lo Stato Islamico controllava i territori tra Jarablus e Azaz da prima della proclamazione del Califfato Islamico, nel giugno 2014. Da parecchi mesi lo Stato Islamico si trova in grande difficoltà, sia dal punto di vista economico che militare. Ha perso il controllo di molti dei territori siriani e iracheni che aveva conquistato durante la grande avanzata dell’estate 2014 – come la città irachena di Fallujah – e ora è circondato ovunque da forze ostili. La Turchia ha invece raggiunto il suo obiettivo: non solo ha eliminato lo Stato Islamico dai suoi confini, prevenendo un’ulteriore espansione dei curdi, ma ha anche posto le basi per creare una specie di “zona cuscinetto” al suo confine meridionale, una cosa che cercava di realizzare da tempo. Il governo turco ha detto che i territori liberati tra Jarablus e Azaz dovrebbero essere destinati a strutture per i profughi siriani.