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  • Lunedì 18 luglio 2016

Venezia e il Venezia

Come un avvocato americano – con Filippo Inzaghi – vuole riportare in Serie A una squadra che viene da dieci anni disastrosi

di Pietro Cabrio

Lo stadio Pierluigi Penzo di Venezia (Dino Panato/Getty Images)
Lo stadio Pierluigi Penzo di Venezia (Dino Panato/Getty Images)

Il modo più comodo per andare a vedere una partita di calcio del Venezia, il cui stadio si trova all’estremità orientale della città, nell’Isola di Sant’Elena, è prendere un vaporetto da Piazzale Roma, il punto di Venezia in cui fanno capolinea tutti i mezzi pubblici di strada, o dal parco San Giuliano di Mestre, che si affaccia sulla laguna. Da Piazzale Roma il vaporetto impiega circa una trentina di minuti ad arrivare fino all’Isola di Sant’Elena, e da San Giuliano un quarto d’ora in più. L’unico altro modo per raggiungere lo stadio di Venezia è a piedi: dalla stazione dei treni o da Piazzale Roma ci si impiega circa un’ora e si deve percorrere per forza tutta la città, passando per Piazza San Marco, l’Arsenale e i giardini della Biennale. Fu questo il motivo principale per cui, nel 2002, l’imprenditore friulano Maurizio Zamparini lasciò la proprietà della squadra: Zamparini, che prese il Venezia nel 1987 portandolo dalla Serie C2 alla Serie A, portò avanti per anni la proposta di costruire un nuovo stadio a Tessera, vicino all’aeroporto Marco Polo e quindi molto più comodo da raggiungere, ma per una serie di problemi e complicanze la proposta rimase tale, e Zamparini lasciò Venezia per acquistare il Palermo.

Zamparini ha detto più volte di aver lasciato il Venezia perché “a Venezia non si può fare calcio”, e infatti da quando ha lasciato la società il Venezia non solo non è più tornato in Serie A, ma dal 2005 non disputa un campionato di Serie B, è fallito sia nel 2005 che nel 2009 e l’anno scorso non è riuscito a iscriversi al campionato di Lega Pro, ripartendo dalla Serie D. Da meno di un anno però, il club è stato acquistato da quattro imprenditori americani, fra cui l’avvocato newyorkese Joe Tacopina, che hanno promesso di fare di tutto per portare la squadra in Serie A entro tre stagioni. Nelle ultime settimane quindi si sta parlando molto del Venezia, nonostante sia una squadra appena promossa in Lega Pro, anche perché il suo allenatore è Filippo Inzaghi, che due stagioni fa ha allenato il Milan, e perché ha acquistato diversi giocatori da categorie superiori, anche dalla Serie A.

inzaghi

Tacopina e Inzaghi in motoscafo sul Canal Grande (veneziafootballclub)

La squadra di calcio del Venezia fu fondata del 1907 e raggiunse i migliori risultati della sua storia nei primi anni Quaranta, quando vinse una Coppa Italia e arrivò terza in Serie A. Da lì in poi la squadra alternò molte stagione fra Serie C e B ad alcune in Serie A. Zamparini comprò la squadra nel 1987 e nello stesso anno comprò anche il Mestre per unire le due squadre, con l’appoggio del consiglio comunale veneziano. I tifosi ci misero del tempo ad abituarsi alla fusione, soprattutto quelli residenti nel centro storico di Venezia: la squadra infatti si spostò per un periodo allo stadio Francesco Baracca, nel centro di Mestre, lasciando il “Pierluigi Penzo” – il secondo stadio più antico d’Italia – dopo averci giocato per quasi ottant’anni. Già nel 1991, con la nuova gestione, il Venezia riuscì a ottenere la promozione in Serie B; nel 1998 tornò in Serie A, trent’anni dopo l’ultima volta. Al primo anno in Serie A riuscì a salvarsi soprattutto grazie agli attaccanti Filippo Maniero e Alvaro Recoba, che arrivò a Venezia in prestito dall’Inter e in sei mesi segnò undici gol, che aggiunti ai dodici di Maniero portarono il Venezia in 12esima posizione. L’anno dopo però Walter Novellino, l’allenatore che aveva portato il Venezia in Serie A, andò ad allenare il Napoli, la squadra non si rafforzò adeguatamente e al termine della stagione retrocesse in Serie B, dopo aver cambiato quattro allenatori: Luciano Spalletti, Giuseppe Materazzi, di nuovo Spalletti e infine Francesco Oddo.

Probabilmente il miglior periodo nella carriera di Recoba.

L’anno dopo, allenato da Cesare Prandelli, il Venezia ottenne subito la promozione in Serie A, l’ultima della sua storia. La stagione 2001/2002 fu ancora più difficile, e a niente servì la sostituzione di Prandelli prima con Alfredo Magni e poi con Sergio Buso. Terminò il campionato in ultima posizione con appena 18 punti. Nell’estate successiva Zamparini lasciò la proprietà, portandosi a Palermo una decina di giocatori che fece trasportare dal ritiro del Venezia di Pergine Valsugana, a quello del Palermo, che si trovava a un centinaio di chilometri di distanza. Il Venezia passò quindi all’imprenditore veneto Franco Dal Cin, che all’epoca aveva già una lunga esperienza nel mondo del calcio: era stato, fra le altre cose, dirigente dell’Udinese, dell’Inter e co-proprietario della Reggiana.

In quegli anni però il Venezia si trovava in una situazione economica molto problematica. Dal Cin, in qualche modo, riuscì a far rimanere in Serie B la società per due stagioni. Tuttavia, al termine dell’ultima partita della stagione 2004/2005 di Serie B, giocata contro il Genoa, la società veneta venne coinvolta nel cosiddetto “caso Genoa”, a accusata di essersi messa d’accordo per far terminare la partita con una vittoria del Genoa, che in questo modo sarebbe stato promosso in Serie A. Al termine del processo sportivo, nell’agosto del 2005, il Genoa venne retrocesso in Serie C ma il Venezia non venne giudicato, perché era fallito un mese prima. Vennero solo squalificati alcuni dirigenti, Dal Cin compreso, e giocatori.

Il Venezia ripartì dalla Serie C2 e fu comprato dagli imprenditori trentini Arrigo e Ugo Poletti. Sotto la gestione dei Poletti la squadra riuscì subito a risalire in Serie C, ma i limitati mezzi della proprietà non permisero alla squadra di ritornare in Serie B. Nel 2009, dopo aver raggiunto la salvezza vincendo i playout contro la Pro Patria, i fratelli Poletti dichiararono di non riuscire più a pagare gli stipendi e l’iscrizione della squadra al campionato successivo per via dei problemi delle loro attività: vennero arrestati pochi mesi dopo per bancarotta fraudolenta. Prima del secondo fallimento, il Venezia venne comprato dall’imprenditore anglo-iraniano Shahrdad Golban, che però comprò la società con un falso titolo della Bank of Scotland del valore di circa 4 milioni di euro. Golban sparì poco dopo – con il Venezia già dichiarato fallito – e il curatore fallimentare del club dovette incaricare degli investigatori privati per andare a rintracciare i beni di Golban a Londra e risarcire i creditori.

Dopo un anno di transizione, in cui l’esistenza della società venne garantita economicamente e burocraticamente dal sindaco Massimo Cacciari, dal Casinò di Venezia e poi da alcuni piccoli imprenditori del veneziano, la società venne rilevata dall’imprenditore russo Yuri Korablin, ex colonnello dell’esercito sovietico, ex sindaco di Khimki (città di 200mila abitanti a nord-ovest di Mosca) e fondatore delle squadre di calcio e basket della città. La gestione Korablin, tuttavia, non si rivelò particolarmente ambiziosa: appena arrivato a Venezia, Korablin disse di aver deciso di comprare la squadra dopo essersi trovato in un negozio del centro storico per comprare degli stivali in un giorno di acqua alta, ed essersi incuriosito mentre comprava una maglietta del Venezia per i suoi figli.

Dalla Serie D la squadra riuscì ad arrivare fino in Lega Pro. L’ipotesi della costruzione di un nuovo stadio prese sempre più piede, tanto che Korablin la definì indispensabile per i suoi piani nel Venezia. Tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, però, le attività di Korablin iniziarono ad avere grossi problemi per via delle sanzioni economiche imposte dall’Unione Europea alla Russia e della svalutazione del rublo. Nel gennaio del 2015 Korablin disse di non avere intenzione di lasciare la proprietà del Venezia, ma di dover ridurre sensibilmente il budget a disposizione della società. Il Venezia riuscì a chiudere il girone A della Lega Pro al 13esimo posto ma in primavera Korablin si rese irreperibile anche ai dirigenti del club e diede mandato ad un avvocato veneziano di trovare un nuovo proprietario, che però non giunse in tempo per poter iscrivere la squadra alla nuova stagione di Lega Pro.

Trovandosi di nuovo a partire da zero, lo scorso luglio è stata fondata una nuova società, il “Venezia Football Club Società Sportiva Dilettantistica”, di proprietà di quattro imprenditori americani. Nella nuova società è entrato anche Giorgio Perinetti, noto direttore sportivo italiano che in carriera ha avuto incarichi con Juventus, Roma, Napoli, Palermo e Bari. A differenza delle gestioni precedenti, la nuova proprietà americana si è mostrata fin qui solida e ambiziosa. A ottobre ha annunciato il suo ingresso ufficiale anche Joe Tacopina, con il ruolo di proprietario di maggioranza e presidente. Tacopina, noto e importante avvocato di New York, non è alla sua prima esperienza nel calcio italiano. Nel 2008 cercò di acquistare il Bologna, senza riuscirci, e nel 2011 fu uno dei membri del gruppo di imprenditori statunitensi che acquistò la Roma, di cui poi divenne membro del consiglio di amministrazione e vice presidente. Lasciò la Roma nel settembre del 2014 per acquistare insieme all’imprenditore canadese Joey Saputo la quote di maggioranza del Bologna, che ha lasciato lo scorso settembre.

L’acquisto del Venezia da parte dei quattro imprenditori americani è stato annunciato dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che tra le altre cose è proprietario della Reyer Venezia, la squadra di basket cittadina che dal 2011 gioca in Serie A. I nuovi proprietari si sono impegnati ad assumere tutti i dipendenti della vecchia società, ad assicurare la predisposizione di un solido progetto imprenditoriale e a coinvolgere nella gestione della squadra personaggi di primo piano. Tacopina è dovuto ripartire da zero, con una società che contava poche decine di dipendenti, con scarsi mezzi e con un settore giovanile da cui nelle settimane precedenti erano andati via una cinquantina di ragazzi e due allenatori, tutti presi da altre società. L’impegno della nuova proprietà però si è notato fin dai primi giorni e il Venezia ha concluso la stagione al primo posto del girone C della Serie D, ottenendo così la promozione in Lega Pro.

Lo scorso giugno Tacopina ha ufficializzato l’ingaggio di Filippo Inzaghi come nuovo allenatore della squadra e ha confermato gli altri due dirigenti della società: il direttore sportivo Giorgio Perinetti e il responsabile del settore giovanile Mattia Collauto, ex calciatore originario dell’Isola della Giudecca. Anche la squadra è stata rafforzata parecchio, con l’acquisto dell’ex difensore dell’Udinese Maurizio Domizzi, del terzino Ivano Baldanzeddu, del centrocampista Simone Bentivoglio e dell’attaccante Alex Geijo, ex giocatore di Udinese, Maiorca e Watford; tutti esperti e provenienti da categorie superiori. A maggio inoltre, Tacopina ha nominato come nuovo CEO del club Ted Philipakos, professore di economia e marketing dello sport alla New York University e alla St. John’s University, che si occuperà principalmente dell’area commerciale, per sfruttare gli oltre 300mila abitanti dell’area metropolitana di Venezia e i 25-30 milioni di turisti che visitano la città ogni anno. Gli ultimi acquisti e soprattutto l’ingaggio di Inzaghi hanno creato un entusiasmo che a Venezia non si viveva dalle ultime due promozioni in Serie A.

Il giorno della presentazione di Inzaghi a Venezia, con i tifosi che piangono

D’ora in avanti, però, Tacopina, Inzaghi e i nuovi dirigenti dovranno affrontare molte difficoltà. Nel girone della Lega Pro in cui giocherà quest’anno il Venezia ci sono anche Parma, Livorno, Alessandria, Padova e Modena e in Serie B, al termine della stagione, andrà solo la prima classificata. Inoltre resta comunque il problema della scarsa affluenza allo stadio. Anche nella partita della scorsa stagione che garantì la promozione in Lega Pro, al Penzo erano presenti solo poche centinaia di tifosi; Tacopina aveva detto: “La curva avrebbe dovuto essere piena. Il tempo, i trasporti, non ci sono attenuanti. Sappiamo qual è la situazione del Penzo e sappiamo che non è certo uno stadio comodo, ma è la nostra casa, forse non lo sarà ancora per molto, ma oggi lo è. Sono parte del nostro progetto, e lo devono essere oggi, non solo quando saremo in serie A”. Per la prossima stagione il Venezia continuerà a giocare al Penzo e Tacopina ha detto che verranno fatti dei piccoli lavori per rendere l’impianto adeguato a ospitare le gare della Lega Pro. Negli ultimi anni però il Penzo è stato spesso inagibile per vari motivi (allagamenti e danni provocati dal maltempo) e considerate le pessime condizioni dello stadio non è esclusa l’eventualità che il Venezia si possa trasferire in un altro stadio durante la stagione.

La dirigenza del club sta già pensando alla costruzione di un nuovo stadio e ha avuto contatti con “Futura B”, società che fornisce assistenza ai club per la realizzazione di stadi e impianti sportivi. Nelle ultime settimane Tacopina è andato a visitare alcuni stadi statunitensi con i dirigenti John Goldman, Dante Scibilia e Ted Philipakos e ha affidato la realizzazione del progetto del nuovo stadio allo studio Rossetti, che ha progettato uno degli stadi visitati da Tacopina, la Red Bull Arena di New York. Il nuovo stadio del Venezia dovrebbe essere costruito nell’area dell’aeroporto di Tessera, più o meno nella stessa zona in cui più di dieci anni fa Zamparini avrebbe voluto costruire il suo impianto. Intanto, per evitare che il Penzo resti mezzo vuoto anche quest’anno, nei prossimi giorni la società dovrebbe presentare un carta servizi acquistabile dai tifosi per avere agevolazioni sul trasporto da Mestre o da Piazzale Roma verso lo stadio.