Ciao ciao Philae

Probabilmente non avremo mai più notizie dal lander che dal 2014 viaggia su una cometa: ha le pile scariche, l'Agenzia spaziale europea non proverà più a contattarlo

(ESA)
(ESA)

Dopo svariati tentativi nelle ultime settimane per mettersi in contatto con Philae, l’Agenzia spaziale tedesca (DLR) ha annunciato che non proverà più a inviargli comandi. Philae è un lander (robot automatico) che dal 12 novembre 2014 si trova sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko per studiarla nell’ambito della missione spaziale Rosetta organizzata dall’Agenzia spaziale europea (ESA): era stato sganciato dalla sonda Rosetta e aveva compiuto un atterraggio controllato sulla cometa, per la prima volta nella storia dell’esplorazione spaziale. Anche se andata a buon fine, l’operazione aveva lasciato il lander in una posizione precaria e poco esposta ai raggi solari, di conseguenza non adatta per ricaricare le sue batterie. Il robot aveva eseguito diversi test sulla cometa, prima di mettersi da solo in pausa in attesa di una migliore esposizione ai raggi solari; la scorsa estate aveva comunque inviato alcuni segnali.

Attualmente 67P si trova a 222 milioni di chilometri dalla Terra, inseguita dalla sonda Rosetta che l’ha raggiunta dopo un viaggio di quasi dieci anni per poi pedinarla nella sua orbita, percorrendo finora più di 7,6 miliardi di chilometri. Il capo progetto di Philae, Stephan Ulamec, ha detto che sarebbe “sorprendente se a questo punto ricevessimo un segnale” dal lander e che per questo motivo le probabilità di ripristinare un contatto sono pari quasi a zero. Il gruppo di ricercatori ha deciso di non inviare più alcun tipo di comando, di conseguenza è molto probabile che non avremo mai più notizie da Philae.

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Silenzio
Secondo DLR, Philae non è stato coperto da frammenti di ghiaccio che costituisce la cometa, ma si è comunque depositata sui suoi strumenti e sui pannelli solari polvere che lo lascia ancora più al buio nella zona d’ombra in cui si trova. Il lander non ha energia a sufficienza e le sue strumentazioni sono troppo fredde per poter funzionare. A giugno del 2015 Philae si fece sentire inviando alcuni dati sul suo stato; nelle settimane seguenti i ricercatori riuscirono a comunicare per altre sette volte con il lander, ma ricevendo dati spesso poco coerenti. L’ultima trasmissione risale al 9 luglio 2015: nei mesi seguenti DLR ha provato più volte a inviare comandi per risvegliarlo, ma senza ottenere alcun risultato. Un’ipotesi è che lo stesso trasmettitore del lander avesse smesso di funzionare, per il freddo o forse a causa di qualche danno subito.

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Cos’ha scoperto Philae
Nel complesso, comunque, Philae ha permesso di ottenere informazioni preziose su come sono fatte le comete. Subito dopo il suo atterraggio, per esempio, effettuò diverse rilevazioni sfruttando le sue batterie, che gli hanno permesso di avere un’autonomia di 60 ore circa. La missione Rosetta ha consentito di rilevare tracce organiche, che rafforzano le ipotesi circa il ruolo delle comete nel fare arrivare la vita sui pianeti, e ha permesso di scoprire meglio come è fatta la struttura interna di una cometa e di valutare meglio le caratteristiche della sua superficie.

Comete
Da giovane, il nostro sistema solare era piuttosto turbolento. Le comete che attualmente fanno parte della nube di Oort, la cui esistenza è solo ipotizzata perché è talmente lontana e buia da non essere osservabile coi sistemi attuali, si formarono in un’area compresa tra Urano e Nettuno, a una distanza dal Sole sufficiente per rendere possibile l’esistenza di acqua ghiacciata. Dopo la loro formazione si sparpagliarono a grandi distanze dal sistema solare a causa dell’interazione delle loro orbite con i quattro giganti gassosi Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Altre comete si formarono invece oltre Nettuno nella cosiddetta fascia di Kuiper, dove si trovano tutt’oggi (sono le “comete gioviane”). A volte succede che alcuni di questo corpi celesti, come 67P, si spostino verso la parte più interna del sistema solare e restino poi agganciate da un’orbita che le porta a girare intorno al Sole.

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Che succede ora
Il 13 agosto la cometa 67P, con Rosetta intorno e Philae sulla sua superficie, ha raggiunto il punto di massimo avvicinamento al Sole. Ora sta viaggiando verso il confine del Sistema solare interno, dove le temperature possono raggiungere -180 °C nei punti della cometa non esposti al Sole. Philae è stato progettato per funzionare al massimo a -50 °C, temperatura compatibile con quella della cometa quando era in avvicinamento al Sole nel 2014, alle attuali temperature è praticamente impossibile che le sue strumentazioni possano funzionare.

Anche se non avremo più notizie da Philae, la missione di Rosetta continuerà nei prossimi mesi, proseguendo nella sua orbita intorno alla cometa. La sonda effettuerà diverse misurazioni almeno fino al prossimo settembre. Durante l’estate, Rosetta compierà alcuni nuovi passaggi ravvicinati prima di schiantarsi su 67P in settembre: probabilmente le sue fotocamere ci permetteranno di vedere per un’ultima volta Philae, il primo oggetto costruito dall’uomo a compiere un atterraggio controllato su una cometa.