Il gran successo di BB-8, il nuovo droide di Star Wars

Una versione in scala ridotta – ma quasi uguale all'originale – viene prodotta da una start up americana che sta facendo affari d'oro

In questi giorni diversi siti e magazine di economia e tecnologia si stanno occupando del successo di vendite di BB-8, il droide protagonista del nuovo film della saga di Star Wars, Il risveglio della Forza: quello a forma di palla, per intenderci. Fin dal 4 settembre una versione a scala ridotta di BB-8 ma praticamente identica all’originale è in vendita negli Stati Uniti, e da allora sta avendo un gran successo: Bloomberg ha stimato che nelle prime dodici ore in cui è stato disponibile ne siano stati venduti 22mila. Ma la storia di successo di BB-8 – definito da Slate «una definizione pratica della parola “carino”» – è anche quella di Sphero, piccola start up di tecnologia scelta dalla Disney per produrre in serie BB-8 che in pratica si è trovata al posto giusto col prodotto giusto già in mano. Solo con le vendite di settembre hanno già messo insieme un volume pari al 90 per cento delle loro solite vendite annuali.

La riproduzione di BB-8 è alta poco meno di 20 centimetri, ha le stesse funzioni dell’originale – cioè rotola su se stesso, mentre muove la testa solo leggermente, grazie al magnetismo – e viene controllato tramite smartphone. In Italia si compra principalmente su Amazon e nei negozi di giocattoli: costa 170 euro.

Sphero è stata fondata nel 2010 per produrre un’omonima palletta giocattolo che si poteva controllare con lo smartphone. Un secondo robot a forma di palla chiamato Ollie è stato messo sul mercato a settembre del 2014, mentre l’anno prima era uscita una versione aggiornata del primo Sphero.

Mentre erano impegnati nella promozione per Ollie, nel 2014 i dirigenti di Sphero vennero chiamati dalla Disney – dal 2012 proprietaria dei diritti di immagine della saga di Star Wars – per partecipare a un “acceleratore di start up”, cioè un programma di supporto finanziario per start up particolarmente promettenti. Dopo avere accettato di partecipare al programma, il CEO di Sphero Paul Berberian e i due fondatori della società – Ian Bernstein e Adam Wilson – si sono trasferiti per alcuni mesi in California, dove la Disney ha la sua sede principale. Durante la prima riunione del programma, quelli di Sphero hanno incontrato Bob Iger, l’amministratore delegato di Disney. Quell’incontro, risultato poi decisivo per le sorti di Sphero, è stato raccontato dal dettaglio da Berberian a Fortune. Spiega Berberian:

A un certo punto Iger tira fuori il suo iPhone e comincia a scorrere fra alcune foto del set di “Star Wars: Il risveglio della Forza”. Quindi indica qualcosa e dice: «Vedete questo? Sarà il successore di R2-D2 e C-3PO [i droidi dei precedenti film di Star Wars]». Era solo un pupazzo, ma si capiva bene il suo aspetto. Guardammo la foto per 8 secondi e poi dicemmo: «Beh, noi potremmo produrlo. Abbiamo già un prodotto simile». Iger ci rispose «Lo so!».

Si capiva bene che il corpo del droide era praticamente basato su una palla, cosa che secondo noi ha molto senso. Le palle sono un elemento davvero speciale per la robotica. E noi a quel punto eravamo nel business delle palle-robot da 4 anni. Quel droide in particolare aveva una testa che ruotava per conto suo. La cosa buffa è che un paio di mesi prima avevamo studiato dei prototipi per mettere degli accessori sopra le nostre palle-robot. Quindi dopo aver parlato con Iger avevamo già pronto un prototipo nel giro di 24 ore.

Nel film non è stato usato un robot prodotto da Sphero, ma un pupazzo robot prodotto dalla società di effetti speciali di proprietà della Disney e brevettato già nel 2010. Il BB-8 di Sphero invece è stato sviluppato in dieci mesi: in tempo per essere messo sul mercato a settembre, tre mesi prima dell’uscita del film al cinema.

Nel primo giorno in cui è stato messo in vendita su Amazon, BB-8 è andato esaurito in 13 minuti. Paul Berberian, il CEO di Sphero, ha detto al Financial Times che da quando lavora a BB-8 l’azienda ha raddoppiato la propria forza lavoro – che adesso conta più di 100 dipendenti – e che nel corso nel 2016 ha in progetto di raddoppiarla ancora.