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  • Martedì 10 novembre 2015

Il “turismo delle nascite” negli Stati Uniti

Migliaia di donne ogni anno vanno a partorire negli Stati Uniti così che i loro figli abbiano la cittadinanza americana: col tempo è diventato un problema e un business

Agenti federali a Irvine, California, durante una retata contro il "turismo delle nascite". (AP Photo/Jae C. Hong)
Agenti federali a Irvine, California, durante una retata contro il "turismo delle nascite". (AP Photo/Jae C. Hong)

Il Quattordicesimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti prevede che qualsiasi bambino nato in territorio statunitense acquisisca la cittadinanza americana: è uno dei principi costituzionali americani più famosi – chi nasce in America è americano – ed è considerato dagli storici un principio fondativo di una nazione relativamente giovane (esiste da meno di due secoli e mezzo) e che è stata per molti anni sottopopolata rispetto alle sue vaste dimensioni. Oggi però le cose sono ovviamente molto diverse rispetto al Settecento o all’Ottocento, e l’immigrazione – regolare e irregolare – è un tema particolarmente importante per l’elettorato. Anche per questo da qualche anno si parla con più intensità delle migliaia di donne straniere che, approfittando del Quattordicesimo emendamento, entrano negli Stati Uniti con un visto turistico e l’obiettivo di partorire un figlio in territorio americano.

Negli Stati Uniti si fa spesso riferimento alla questione parlando dei cosiddetti “anchor babies”: i “bambini-àncora”, un’espressione coniata dall’estrema destra americana per definire i figli che gli immigrati cercano di far nascere negli Stati Uniti perché possano legalmente risiedere lì. Il tema è attuale anche perché diversi politici Repubblicani – per esempio Donald Trump – propongono la deportazione di massa degli immigrati irregolari, ma questo vorrebbe dire di fatto separare migliaia di famiglie: i genitori sono irregolari e i figli, spesso minorenni, non lo sono. Il Wall Street Journal ne ha scritto di recente, spiegando anche come il “turismo delle nascite” sia diventato un business soprattutto in California e come riguardi di meno il gruppo di immigrati più numeroso negli Stati Uniti, i latinoamericani.

Il Center for Immigration Studies, un’organizzazione non governativa che promuove una riduzione dell’immigrazione negli Stati Uniti, ha stimato che ogni anno circa 40mila donne entrano in territorio americano per partorire. Negli ultimi anni un numero sempre maggiore di queste donne arrivano dalla Cina. Secondo chi ha studiato il fenomeno, questo non accade solo perché chi nasce in America è americano ma anche perché la legge federale prevede che gli americani che hanno genitori stranieri possano chiedere ai 21 anni compiuti una “green card”, cioè un permesso di soggiorno per un periodo illimitato, per un membro della sua famiglia. Il Wall Street Journal ha scritto che le donne cinesi che vanno a partorire negli Stati Uniti stanno bene economicamente, e lo fanno per la preoccupazione di un crollo dell’economia cinese nel lungo periodo.

I rischi per queste donne non sono particolarmente alti: le donne cinesi, i loro dottori e il personale degli ospedali dove le donne partoriscono vengono raramente sanzionati dalla legge statunitense, d’altra parte è difficile dimostrare gli eventuali illeciti. Gli Stati Uniti permettono alle donne straniere di entrare nel paese e partorire, ovviamente, mentre viene considerata un’infrazione mentire alle autorità americane riguardo lo scopo del viaggio al momento dei controlli aeroportuali o del rilascio del visto.

Il Wall Street Journal ha scritto che il turismo delle nascite ha avuto un notevole impatto sull’economia della California del Sud, una delle zone dove è più intenso questo fenomeno. Le autorità federali hanno stimato che i costi che le donne sostengono per un “pacchetto” di servizi – viaggio, alloggio negli Stati Uniti, trasporto all’ospedale e supporto burocratico per ottenere il passaporto del bambino – variano tra i 37mila e i 73mila euro (il Newport Beach Hoag Hospital, una clinica privata, offre il parto naturale a 6.800 euro e il cesareo a 9.900 euro). C’è poi da aggiungere tutto il resto, come ha spiegato Karthick Ramakrishnan, un docente della University of California: le donne coinvolte nel turismo delle nascite spendono molto anche per altri intrattenimenti – come lo shopping e le cene fuori – e spesso alloggiano in posti molto costosi ed eleganti. È una specie di vacanza, con in più il benefit di partorire un figlio che avrà la doppia cittadinanza. Ramakrishnan ha stimato che ogni anno, messe insieme, queste donne spendono circa 920 milioni di dollari.