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  • Giovedì 23 aprile 2015

La Grecia sta davvero per finire i soldi?

È in crisi di liquidità e le trattative con i creditori proseguono a rilento: nel frattempo il governo sta cercando nuovi modi per aumentare le entrate

Greek Prime Minister Alexis Tsipras speaks at the Health ministry, in Athens, on Thursday, April 2, 2015. Greece and its international creditors are still struggling to agree on a list of economic reforms that are deemed necessary for the country to unlock emergency funds and stay afloat. (AP Photo/Petros Giannakouris)
Greek Prime Minister Alexis Tsipras speaks at the Health ministry, in Athens, on Thursday, April 2, 2015. Greece and its international creditors are still struggling to agree on a list of economic reforms that are deemed necessary for the country to unlock emergency funds and stay afloat. (AP Photo/Petros Giannakouris)

Da diversi giorni molti giornali scrivono che la Grecia è sempre più vicina alla bancarotta: nonostante il primo ministro greco Alexis Tsipras sia stato eletto dietro la promessa di rinegoziare gli accordi presi con i creditori – che negli ultimi anni hanno prestato alla Grecia 172 miliardi di euro in cambio di una serie di riforme – il governo si è trovato a dover chiedere una nuova estensione del prestito. Da settimane Tsipras sta cercando di trattare sulle riforme poste come vincolo, con l’obiettivo di ottenere misure di austerità più morbide per applicare il programma con cui è stato eletto. Nel frattempo la Grecia è in forte crisi di liquidità e la borsa di Atene è in continua perdita a causa delle preoccupazioni relative all’attuale situazione finanziaria.

Il prossimo incontro
Il 24 aprile si svolgerà a Bruxelles una nuova riunione del cosiddetto Eurogruppo, che riunisce i ministri dell’Economia e delle Finanze dei paesi membri della zona euro dove, almeno in teoria, si dovrebbe concludere un nuovo accordo con la Grecia. Oggi – a margine del Consiglio europeo straordinario sull’immigrazione – Alexis Tsipras incontrerà Angela Merkel per provare a far procedere i negoziati tra la Grecia e i suoi creditori.

Lo scorso 24 febbraio l’Eurogruppo aveva approvato il prolungamento degli aiuti alla Grecia per altri quattro mesi. Il governo Tsipras si era impegnato ad attuare una riforma del sistema delle imposte, a rivedere la spesa pubblica e il mercato del lavoro, mantenendo comunque la possibilità di intervenire per dare assistenza e sostegno economico ai più indigenti. La cifra stabilita per il nuovo prestito era di 7,2 miliardi di euro, di cui la Grecia ha un gran bisogno per continuare a pagare i suoi creditori (a maggio sono previste diverse scadenze: su tutte il versamento al Fondo Monetario Internazionale di circa un miliardo di euro come parte del piano di salvataggio del 2010). Per il momento l’erogazione dei 7,2 miliardi non è avvenuta e l’attuale man­canza di liquidità del paese è strettamente legata al finan­zia­mento. Questo, secondo alcuni, non è tanto il risul­tato dell’intran­si­genza del governo greco, ma lo stru­mento che usano i cre­di­tori inter­na­zio­nali per imporre le proprie condizioni.

Mercoledì 22 aprile,Thomas Wieser, a capo del organismo che prepara i lavori per gli incontri dell’Eurogruppo, ha detto che la Grecia non presenterà una lista di riforme all’incontro del 24 aprile ma che lo farà il mese prossimo. Wieser ha anche precisato che «la liquidità in Grecia è scarsa», ma anche che il paese dovrebbe comunque riuscire a effettuare i pagamenti dovuti fino a giugno.

Liquidità e pagamenti interni
Martedì 21 aprile si è svolta ad Atene una conferenza dell’associazione che riunisce le banche greche (EEDE): è stato detto che negli ultimi tempi sono stati ritirati dagli istituti di credito circa 100 milioni di euro e se si guardano i dati da fine dicembre 2014 si parla di miliardi. La perdita è stata dichiarata comunque «perfettamente gestibile» ed è stato detto che l’80 per cento di quei soldi si trova ancora nel paese. Ci si aspetta che con la conclusione di un accordo tra il governo e i creditori almeno il 50 per cento di quel capitale rientri nel sistema bancario greco. Nel frattempo, l’EEDE ha abbassato i suoi obiettivi di prestito nei confronti di privati ​​e aziende. Invece dei 10 miliardi di euro previsti per il 2015, l’associazione stima che i prestiti totali non dovranno superare i 5 miliardi di euro: sia per la mancanza di liquidità, sia per la mancanza di domanda, poiché né i privati ​​né le imprese vogliono rischiare di indebitarsi in un periodo di grande instabilità politica.

Oltre alla mancanza di liquidità delle banche e alle scadenze dei rimborsi verso i creditori, la Grecia ha il problema dei pagamenti interni, quelli cioè degli stipendi dei pubblici dipendenti e delle pensioni. Mercoledì 22 aprile, il vice-ministro dell’Economia e delle Finanze greco, Dimitris Mardas, ha detto che per poterli effettuare mancano tra i 350 e i 400 milioni di euro.

La Grecia cerca di recuperare liquidità
Dimitris Mardas, oltre ad avere ammesso che i soldi stanno finendo – come aveva già fatto qualche giorno fa il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis – ha anche detto che il governo di Atene riuscirà a coprire i pagamenti fino a maggio, obbligando le amministrazioni locali e gli enti statali, con l’eccezione dei fondi pensione, a versare le proprie liquidità nelle casse dello stato. Per evitare l’insolvenza immediata, il governo greco ha pubblicato un decreto che prevede che gli enti locali trasferiscano alla banca centrale greca le loro disponibilità: «La legge è dovuta a bisogni estremamente urgenti e imprevisti». Questo dovrebbe portare al recupero di almeno due miliardi di euro: l’associazione che riunisce le amministrazioni locali si è inizialmente opposta, ma ora ha chiesto un incontro con il primo ministro per cercare di trovare una soluzione.

Nei giorni scorsi è circolata anche un’altra notizia su nuove possibili entrate per la Grecia, alternative a quelle dell’UE. Diversi media greci e anche il periodico tedesco Der Spiegel hanno scritto che Gazprom, la più grande azienda energetica russa, potrebbe dare alla Grecia fino a cinque miliardi di euro in cambio di un accordo che preveda l’estensione della linea del suo gasdotto Turkish stream per rifornire di gas la Turchia attraverso il mar Nero e passando per la Grecia. In realtà il gasdotto non sarà in funzione prima di qualche anno e non c’è nemmeno un accordo tra il governo turco e quello russo. Le trattative sulle «questioni energetiche di interesse comune» continuano però a essere portate avanti dal primo ministro Alexis Tsipras e dall’amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller.

Il governo greco potrebbe tentare di aumentare le proprie entrate anche tramite alcune politiche contro l’evasione fiscale, un tema già affrontato da Alexis Tsipras in campagna elettorale. Mercoledì 22 aprile è stato arrestato Leonidas Bobolas, figlio di George Bobolas e uno dei principali uomini d’affari della Grecia, i cosiddetti “oligarchi” (la famiglia Bobolas ha televisioni, quotidiani, e una grande società di costruzioni). Bobolas è accusato di aver trasferito illegalmente fuori dal paese circa 4 miliardi di euro evadendo il fisco di quasi due milioni. Bobolas compare tra l’altro nella “lista Lagarde” a sua volta legata alla “lista Falciani” e all’inchiesta sulla filiale di Ginevra della HSBC. Dopo qualche ora dall’arresto, Bobolas è stato rilasciato dopo aver accettato di pagare una multa di 1,8 milioni di euro.

L’arresto di Bobolas è stato interpretato come un fatto molto significativo dai diversi media internazionali soprattutto a seguito della decisione del governo greco di richiedere a Bobolas e a altre importanti famiglie greche gli arretrati per l’affitto delle frequenze tv, che loro controllano dagli anni Ottanta senza pagare la concessione allo stato. Da questo specifico settore il governo ha calcolato di ricavare 350 milioni di euro.