• Italia
  • Mercoledì 25 marzo 2015

Il caso Guidetti a Bologna

Una donna sospettata di furto si è suicidata accusando un magistrato, che ora si trova da giorni al centro di una storia di minacce, indagini e polemiche

2200716-BOLOGNA-CRON-VIOLENZA SESSUALE: BRUTO BOLOGNA INCASTRATO DA TELECAMERA.Il PM Valter Giovannini durante la conferenza stampa di oggi.Quando ieri nei fotogrammi ripresi venerdì notte dalla telecamera di via Zamboni a Bologna è comparso un uomo che, con in mano una busta bianca, si 
avvicinava alla vittima dello stupro avvenuto nella zona, i carabinieri hanno capito di aver risolto il caso. Il marocchino fermato con l'accusa di essere l'autore della violenza negava 
ogni addebito, ma al momento del fermo aveva in mano una busta bianca, identica a quella immortalata nelle immagini.E' la 'prova regina' portata dal pm Valter Giovannini 
all'udienza di convalida davanti al Gip Andrea Scarpa, che ha convalidato il fermo e disposto una custodia cautelare in carcere. Cade per gli inquirenti ogni dubbio sulla colpevolezza 
di R.M., 28 anni marocchino. Dubbi nati dal fatto che la vittima - 28 anni - l'aveva riconosciuto ma era ubriaca al momento dell'aggressione.Il marocchino, che aveva negato di aver mai avvicinato la giovane, oggi ha ammesso di essere il ragazzo ripreso. Ha detto 
di aver avuto con lei un rapporto, ma consensuale.Nelle immagini si vede la donna seduta sotto il portico con il fidanzato. Entrambi ubriachi, incoscienti. Alle 2.16 della 
notte si avvicina a loro un gruppetto di persone, poi l'uomo con la busta. Quando il gruppetto si allontana, l'uomo inizia a tirare il braccio della ragazza per farla scendere dal gradino. La fa alzare, la sorregge e la porta via. Lei non oppone resistenza. Sono le 2.52. Dopo poco si consumerà in via Valdonica la violenza.GIORGIO BENVENUTI/ANSA
2200716-BOLOGNA-CRON-VIOLENZA SESSUALE: BRUTO BOLOGNA INCASTRATO DA TELECAMERA.Il PM Valter Giovannini durante la conferenza stampa di oggi.Quando ieri nei fotogrammi ripresi venerdì notte dalla telecamera di via Zamboni a Bologna è comparso un uomo che, con in mano una busta bianca, si avvicinava alla vittima dello stupro avvenuto nella zona, i carabinieri hanno capito di aver risolto il caso. Il marocchino fermato con l'accusa di essere l'autore della violenza negava ogni addebito, ma al momento del fermo aveva in mano una busta bianca, identica a quella immortalata nelle immagini.E' la 'prova regina' portata dal pm Valter Giovannini all'udienza di convalida davanti al Gip Andrea Scarpa, che ha convalidato il fermo e disposto una custodia cautelare in carcere. Cade per gli inquirenti ogni dubbio sulla colpevolezza di R.M., 28 anni marocchino. Dubbi nati dal fatto che la vittima - 28 anni - l'aveva riconosciuto ma era ubriaca al momento dell'aggressione.Il marocchino, che aveva negato di aver mai avvicinato la giovane, oggi ha ammesso di essere il ragazzo ripreso. Ha detto di aver avuto con lei un rapporto, ma consensuale.Nelle immagini si vede la donna seduta sotto il portico con il fidanzato. Entrambi ubriachi, incoscienti. Alle 2.16 della notte si avvicina a loro un gruppetto di persone, poi l'uomo con la busta. Quando il gruppetto si allontana, l'uomo inizia a tirare il braccio della ragazza per farla scendere dal gradino. La fa alzare, la sorregge e la porta via. Lei non oppone resistenza. Sono le 2.52. Dopo poco si consumerà in via Valdonica la violenza.GIORGIO BENVENUTI/ANSA

Negli ultimi giorni diversi quotidiani si sono occupati di una storia di cronaca avvenuta a Bologna lo scorso 11 marzo: il suicidio di una donna, Vera Guidetti, coinvolta nelle indagini per un furto. Con la storia – e con i motivi per cui è stata raccontata – c’entrano una lettera scritta dalla donna prima di morire, in cui accusa il procuratore aggiunto Valter Giovannini; un’interrogazione parlamentare del senatore del Partito Democratico Luigi Manconi; le conseguenti polemiche nel partito a livello locale e le minacce ricevute dal magistrato.

L’inizio
La mattina dell’11 marzo la signora che assisteva la madre di Vera Guidetti trovò le due donne – Guidetti e la madre – senza conoscenza nella casa dove vivevano insieme. Vera Guidetti, farmacista, 62 anni, era già morta; la madre, Lea Sacchi, 95 anni, era in coma (è morta dopo nove giorni in ospedale). Gli inquirenti stabilirono subito che si trattava di un caso di omicidio-suicidio: Vera Guidetti aveva utilizzato dell’insulina per uccidere prima la madre e poi se stessa. Guidetti ha lasciato un biglietto con scritto «Il magistrato mi ha trattata da criminale» e, secondo quanto scritto dai giornali locali, frasi che esprimevano preoccupazione per come la vicenda giudiziaria in cui era stata da poco coinvolta sarebbe stata trattata dai media.

Nei giorni subito precedenti al suicidio, Vera Guidetti era stata coinvolta nell’indagine legata a un furto di gioielli e quadri per 700 mila euro ai danni della moglie di un noto medico di Bologna. Al centro dell’indagine c’era un giostraio di origine sinti, Ivan Bonora, che era stato fermato dalla polizia. Dai tabulati telefonici risultava che Bonora fosse in contatto con Vera Guidetti, che il 9 marzo venne convocata alle 8 del mattino in questura e interrogata per diverse ore dal procuratore aggiunto Valter Giovannini come persona informata dei fatti e non in presenza di avvocati. La donna (trattenuta fino alle 19:30) raccontò di conoscere Bonora e la sua famiglia e che l’uomo le aveva consegnato un sacchetto e dei quadri, chiedendole di tenerli. Si rese disponibile ad accompagnare gli agenti a casa sua e consegnò la refurtiva. La situazione avrebbe potuto facilmente portare alla sua iscrizione nel registro degli indagati, ma poi c’è stato l’omicidio-suicidio. Il 12 marzo il gip di Bologna Letizio Magliaro ha scarcerato Bonora, ritenendo insussistenti i motivi che avevano portato al suo arresto.

L’interrogazione parlamentare
Il 18 marzo il senatore del Partito Democratico Luigi Manconi, presidente della commissione Bicamerale per i diritti umani, ha presentato un’interrogazione ai ministri della Giustizia e dell’Interno chiedendo «di attivare i poteri ispettivi presso la Procura e la squadra mobile di Bologna».

Dopo aver ricostruito i fatti, Manconi ha fatto presente che «l’escussione testimoniale della signora Guidetti, evidentemente interessata da chiari indizi di colpevolezza», si era svolta «senza alcuna garanzia difensiva e con discutibili modalità per un tempo assai prolungato»; che «della permanenza della signora Guidetti negli uffici della Questura non sarebbe stato informato il pubblico ministero di turno» e che, infine, l’11 marzo, ossia al momento della scoperta del corpo di Vera Guidetti e del suo biglietto di accusa, «il procuratore aggiunto Giovannini» era andato a casa della donna «anticipando il pubblico ministero di turno e continuando a condurre le indagini sul decesso della Guidetti, nonostante il suo coinvolgimento nella vicenda in quanto indicato (a torto o a ragione) dalla farmacista deceduta come responsabile di comportamenti ostili nei propri confronti».

Nel frattempo
A Bologna sono state trovate delle scritte contro il procuratore Giovannini: «Valter, il vero criminale sei tu». Sabato 21 marzo al 113 è arrivata una telefonata in cui un uomo (poi identificato) ha detto che «un conoscente vuole accoltellare il dottor Valter Giovannini». È stato dunque deciso di rafforzare le misure di sicurezza per Giovannini, che nel frattempo è indagato dai suoi colleghi di Ancona (competenti a indagare sui magistrati bolognesi).

A livello politico, il PD locale prima e alcuni deputati poi hanno preso le distanze da Luigi Manconi. L’assessore regionale ai Trasporti, Raffaele Donini, ha detto che Manconi «ha perso una straordinaria occasione per stare zitto»; il deputato bolognese Andrea De Maria ha spiegato che «l’iniziativa di Manconi non è concordata con i parlamentari del PD, e questo è singolare»; il segretario cittadino del PD Francesco Critelli ha dichiarato che se l’interrogazione di Manconi «presuppone un atto d’accusa nei confronti di Giovannini e della procura», lui si sente in dovere di «prenderne pienamente le distanze». Manconi negli anni si è occupato di molti casi di violenze da parte delle forze dell’ordine, come quelli di Stefano Cucchi e Giuseppe Uva; Donini gli ha dato del «berlusconiano».

Hanno difeso Manconi invece il senatore PD Sergio Lo Giudice e Mirco Pieralisi, consigliere comunale di SEL a Bologna, che durante una seduta ha definito la richiesta di fare chiarezza sulle procedure adottate nell’interrogatorio condotto da Giovannini «doverosa, istituzionale e misurata». E ancora: «Non saranno le ignobili parole minacciose nei confronti di Valter Giovannini a impedirci di chiedere chiarezza sulla giornata in cui Vera Guidetti è stata in custodia dell’autorità giudiziaria della Repubblica italiana». Donini aveva detto che «nel momento in cui un magistrato della Procura di Bologna viene minacciato nella sua incolumità personale, è giusto che la politica dimostri solidarietà e vicinanza, invece che chiedere l’invio di ispettori». Questa posizione è stata definita da Manconi «tragicamente grottesca»: in presenza di un suicidio di una persona e «nel corso di un’indagine quantomeno controversa, l’unica preoccupazione di alcuni esponenti del PD bolognese è quella di criticare la mia richiesta di dissipare ogni dubbio e fugare ogni perplessità».

Foto: Valter Giovannini (ANSA)