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  • Giovedì 25 dicembre 2014

I più bei libri del 2014 (da fuori)

Mica li abbiamo letti – chi ha tempo? – però abbiamo scelto le migliori copertine

Sonno, di Haruki Murakami, pubblicato da Einaudi.
Sonno, di Haruki Murakami, pubblicato da Einaudi.

Una volta, delle copertine dei libri, non importava quasi a nessuno: sia quelle delle edizioni pregiate sia quelle delle economiche erano in gran parte monocolori ed essenziali. Fino a pochi decenni fa le biblioteche pubbliche addirittura le strappavano, per inserire il libro in una sovracopertina solida ma anonima e impedire che il libro si deteriorasse in fretta. Poi, negli anni Cinquanta e Sessanta, cominciò a prevalere l’idea che il contenuto del libro non dovesse essere separato dal modo in cui l’editore aveva deciso di presentarlo: e quindi da cose come la consistenza della carta, il titolo, il carattere del logo della casa editrice. E la copertina. Era nata la “sociologia del testo scritto”: la teoria secondo cui un libro è composto da un contenuto scritto e da un insieme di elementi che costituiscono “l’idea del libro” e suggeriscono in che modo interpretarne il contenuto e il senso.

Oggi delle copertine si occupano sempre bravi grafici e artisti, introducendo atmosfere, concetti o scene ripresi poi nel testo. Le copertine vuote o contenenti un’unica fotografia ci appaiono sciatte (ci stiamo viziando), quelle riuscite diventano una specie di “genere” – siamo circondati da faccioni di sportivi che ci osservano dalla copertina della loro autobiografia, dopo la famosa copertina di Open di Andre Agassi nel 2011 da Einaudi. Esisterà ancora qualche amico secondo cui della copertina chi se ne frega, se è bella tanto meglio, ma chi se ne frega; quelli invece più sensibili anche alla forma di una data cosa e alle molte forme della “bellezza”, oltre che alla sostanza (se mai esiste una separazione), potranno indicare all’amico le venti copertine che riportiamo qui sotto, che al Post consideriamo le migliori fra quelle pubblicate in Italia nel 2014: tra quelle su cui abbiamo messo gli occhi in un anno, diciamo. Poi vedete voi se quelle del 2013 erano più belle o meno.