Facebook passa di moda?

Tra i teenager americani sì, dice una ricerca: troppi adulti e troppo poco anonimato, probabilmente

di Caitlin Dewey – Washington Post @caitlindewey

In this Sept. 18, 2014 photo, Joshua Carrera, right, a board member from EarthEcho International, angles a laptop camera so that participants of a live online chat can see the results of a water quality test performed by students in West Palm Beach, Fla. From left are Vanesa De La Cruz, 16, from Colombia, Carlos Riofrio, 16, from Ecuador, and Claudia Corahua, 15, from Peru. The exchange students are taking environmental education classes from Philippe Cousteau Jr., the grandson of legendary French explorer Jacques Cousteau Jr., as part of a World Learning program that aims to develop environmentalist leaders. (AP Photo/Wilfredo Lee)
In this Sept. 18, 2014 photo, Joshua Carrera, right, a board member from EarthEcho International, angles a laptop camera so that participants of a live online chat can see the results of a water quality test performed by students in West Palm Beach, Fla. From left are Vanesa De La Cruz, 16, from Colombia, Carlos Riofrio, 16, from Ecuador, and Claudia Corahua, 15, from Peru. The exchange students are taking environmental education classes from Philippe Cousteau Jr., the grandson of legendary French explorer Jacques Cousteau Jr., as part of a World Learning program that aims to develop environmentalist leaders. (AP Photo/Wilfredo Lee)

Dal momento che i ragazzi sono il futuro, e che nessuno sopra i 21 anni sa davvero quello che i ragazzi trovano “figo” (tra l’altro: i ragazzi dicono ancora “figo”, al giorno d’oggi?), alcuni ricercatori hanno dedicato molti, molti sondaggi per capire con precisione che cos’è che i #teenager fanno su internet. Nel maggio 2013 stavano fuggendo dalle troppe complicazioni di Facebook. Un anno dopo, erano ritornati in massa come pecorelle smarrite. Ora un drastico rapporto di Piper Jaffray – una banca di investimenti con un’autorevole divisione che si occupa di ricerca – dice che i ragazzi starebbero chiudendo con Facebook una volta per tutte, scappando dall’impero di Mark Zuckerberg, invaso dai genitori, in favore dell’abbraccio più permissivo di Twitter e Instagram. Tra l’autunno del 2013 e la primavera del 2014, quando Piper Jaffray ha fatto le sue ultime rilevazioni, l’utilizzo di Facebook tra i ragazzi tra i 13 e i 19 anni è sceso dal 72 al 45 per cento. In altre parole, meno della metà dei teenager intervistati ha detto di sì quando gli è stato chiesto se usasse Facebook (una nota: non ci sono dati risalenti alla scorsa primavera per l’opzione “nessun social network”, da qui quel buco bianco nel grafico).

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Sondaggi di questo tipo sono ovviamente fragili, e i ghiribizzi dei ragazzi sono effimeri come i trending hashtag di Twitter. Detto questo, la ricerca di Piper Jaffray è molto scrupolosa: sono stati intervistati 7200 studenti americani, e sono stati tenuti in considerazione fattori come il genere e il reddito familiare. Tra le altre scoperte della ricerca: i ragazzini amano i prodotti Apple più di quelli degli altri brand, per quanto riguarda la tecnologia, sebbene solo una manciata – il 16 per cento – siano interessati a iWatch. E – sempre i ragazzini – prevedono all’unanimità che entro il 2019 guarderanno tutti i film su Netflix. Sta diminuendo l’entusiasmo per la radio Pandora, che ha visto nascere negli ultimi cinque anni un sacco di servizi di streaming concorrenti.

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Purtroppo niente di tutto questo aiuta a capire perché ai ragazzi piace quello che fanno, una domanda oscura e vecchia come il mondo. Sia la ricerca sia l’esperienza suggeriscono, naturalmente, che la scelta abbia qualcosa a che fare con la presenza di adulti sul social network, assieme alle piaghe tipicamente liceali dei litigi sui social e della tendenza di certe persone a condividere eccessivamente informazioni di cui si farebbe volentieri a meno. La recente crescita di popolarità di social network che consentono l’anonimato – cose come Whisper e Yik Yak (o, in Italia, Ask.fm), che è popolato da studenti delle scuole superiori – sembrerebbe anche suggerire un giovanile desiderio di sfuggire ai confini e alle responsabilità di una chiara identità online (Facebook sembra davvero preoccupato che sia questo, il punto: martedì il New York Times ha riportato che il social network sta lavorando su una propria app di messaggi anonimi). Questo forse dovrebbe preoccupare i genitori, sia quelli iper-apprensivi sia quelli più alla papà-figo: non puoi davvero interagire con – o controllare – i tuoi figli su Whisper allo stesso modo in cui lo facevi con il buon vecchio Facebook (gli utenti di Whisper non hanno amici e utilizzano dei soprannomi, il che, verosimilmente, è l’attrazione principale del social network). Facebook non deve spaventarsi troppo, comunque. Anche se il social omonimo è ora fuori moda, ai ragazzi continua a piacere Instagram: Zuckerberg vince, in ogni caso.

©Washington Post 2014

Foto: AP Photo/Wilfredo Lee