• Mondo
  • Mercoledì 8 ottobre 2014

L’FBI chiede aiuto per identificare un americano nell’IS

In un video propagandistico girato in Siria parla in un ottimo inglese, e lo si ritiene un esempio degli statunitensi arruolati dai fanatici islamisti

di Abby Phillip - Washington Post

Un uomo indossa una divisa mimetica, ha una maschera nera sul volto e una pistola nella fondina. Comincia la sua parte nel video di propaganda dello Stato Islamico con un messaggio in arabo. Poi, un attimo dopo, comincia a parlare in un inglese perfetto.

«Siamo qui nella 17esima Divisione della base militare appena fuori la città di Raqqa. E siamo qui con i soldati di Bashar. Li potete vedere, mentre stanno scavando le loro stesse tombe nello stesso posto in cui li hanno inviati».

L’FBI ha diffuso un appello per ottenere informazioni su quest’uomo – che parla «in quello che riteniamo essere un accento nordamericano» – in un momento in cui si ritiene che sempre più americani stiano lasciando gli Stati Uniti per andare a combattere per lo Stato Islamico. Michael Steinbach, vicedirettore della Divisione Antiterrorismo dell’FBI, ha dichiarato: «Abbiamo bisogno dell’aiuto dei cittadini per identificare le persone che vanno a combattere oltreoceano con gruppi terroristi, o che stanno tornando dai combattimenti oltreoceano». Lunedì un diciannovenne della periferia di Chicago è stato arrestato all’aeroporto della città, l’O’Hare International, mentre cercava di lasciare gli Stati Uniti per unirsi ad un’organizzazione terrorista.

James Comey, direttore dell’FBI, suppone che ci siano circa dodici americani che stanno combattendo in questo momento in Siria con lo Stato Islamico, anche se aveva dichiarato al programma “60 Minutes” che il numero potrebbe essere maggiore. «Non so cose che non so» ha spiegato. Più di cento americani o hanno tentato di partire per la Siria – e sono stati arrestati – o sono andati in Siria e poi tornati.

Nella sua richiesta di informazioni diramata martedì pomeriggio l’FBI ha incluso una parte del video di 55 minuti, nel quale l’uomo dice di stare di fronte a un edificio che ha ospitato ufficiali militari fedeli al presidente siriano Bashar al-Assad: un edificio, prosegue l’uomo, che è stato «riempito dallo Stato Islamico di buchi di proiettili e di artiglieria». «Nel diffondere un passaggio del video, l’FBI spera che qualcuno possa riconoscere l’uomo dalla voce o dal suo aspetto,» spiega un comunicato dell’agenzia. «In questo passaggio le facce dei presunti prigionieri sono oscurate e non vengono mostrate le loro esecuzioni». L’FBI fa anche notare come questo sia solo un altro dei numerosi video contro gli occidentali progettato per attirare altre persone come loro verso lo Stato Islamico.

L’FBI ha inoltre lanciato un sito per raccogliere informazioni dalla gente sui cittadini americani che stanno partendo verso l’estero per unirsi alle organizzazioni terroriste. Il direttore Comey ha dichiarato, sempre a “60 Minutes”, che agli americani partiti per combattere con lo Stato Islamico verrebbe permesso di ritornare negli Stati Uniti, ma verrebbero poi tenuti sotto sorveglianza. «In definitiva, un cittadino americano, a parte il ritiro del passaporto, ha il diritto di tornare indietro» ha detto Comey. «Quindi se qualcuno ha combattuto con lo Stato Islamico con un passaporto americano e vuole tornare indietro, lo terremo d’occhio molto attentamente». Comey ha anche detto a “60 Minutes” che «questi estremisti violenti del nostro Paese sono anime travagliate che stanno cercando un senso nel modo sbagliato. Quindi si imbattono nella propaganda e diventano radicali in modo autodidatta, e sono anche in grado di fornirsi da soli un addestramento, sempre su Internet, e quindi intraprendere la jihad uscendo dalla loro cantina».

                                                                     © 2014 The Washington Post