I 28 dischi migliori del 2014 (finora)

Spulciando decine di liste prodotte in questi giorni dai maggiori siti musicali: la maggior parte non li avete mai sentiti nominare, e lì sta il bello

Con il superamento dei primi sei mesi dell’anno molti grandi siti che si occupano di musica o di informazione più in generale hanno costruito per i loro lettori delle precoci antologie di quella che per ciascuno di loro è la migliore musica uscita in questa prima metà del 2014: quasi tutti usando la parola “finora” nei titoli delle loro liste. Tra queste, che comprendono sia “le migliori canzoni” che “i migliori video” e altre categorie (molte sono raccolte qui), abbiamo spulciato quelle sui “Migliori dischi del 2014 finora” per trovare quei dischi che hanno ottenuto consensi più estesi, quelli citati in diverse delle liste. Insomma, i dischi che sono piaciuti di più, in giro per siti. Finora.

James Vincent McMorrow, Post Tropical
È un musicista e cantante irlandese. Questo è il suo secondo disco: il primo, Early in the Morning, uscì nel 2010 e vendette pochino. Post Tropical è andato meglio (è arrivato fino al 28esimo posto nel Regno Unito). La sua voce ricorda un po’ quella di James Blake, ma la musica è di un genere più tranquillo e meno dissonante, una specie di “folk” moderno. Non ha in programma di suonare in Italia, ma il 23 luglio farà un concerto a due ore di macchina dal confine italiano, a Six-Fours-les-Plages – che è anche un bel posto – vicino Marsiglia, in Francia.

Beck, Morning Phase
È in giro da più di vent’anni – è uno di quelli più noti e di successo universale in questa lista – e questo è il suo dodicesimo disco. Il disco è andato bene un po’ ovunque, ne hanno parlato tutti benissimo: è un bel disco di Beck, nel senso che scorre molto piacevolmente senza particolari scossoni.

Damon Albarn, Everyday Robots
È il suo primo disco da solista, lui che è in giro da una vita ed è tuttora il cantante dei Blur e uno dei due musicisti dietro ai Gorillaz: ed è ritenuto da un pezzo uno dei più creativi in circolazione. Il peraltro direttore del Post aveva definito Everyday Robots un disco che «ha alti e bassi, ma è molto inventivo sia sugli alti che sui bassi: non un disco qualunque». Il 14 luglio Damon Albarn suona a Brescia.

Elbow, The Take Off and Landing of Everything
Sono inglesi di Manchester, e suonano assieme dal 1990. Questo è il loro sesto disco, finora quello di maggior successo (sono stati anche recentemente ospiti al Tonight Show di Jimmy Fallon). Sin dal primo disco la voce del cantante è stata paragonata a quella di Peter Gabriel, e la loro musica ai primi Genesis, con le dovute proporzioni. Suoneranno in Italia, a Firenze, l’ultima data del loro tour europeo, il 25 agosto. Producono anche una birra tutta loro, la “Charge”.

Real Estate, Atlas
Sono americani, e fanno una specie di indie rock un po’ malinconico. Questo è il loro terzo disco in cinque anni. Suoneranno in Italia il 12 agosto a Lecce.

Wild Beasts, Present Tense
Nonostante dal nome sembrino una band hard rock degli anni Ottanta, fanno una cosa molto composta a metà fra il pop e il rock. Sono inglesi, suoneranno il 10 agosto assieme ai Belle and Sebastian a Castelbuono, in provincia di Palermo.

Freddie Gibbs & Madlib, Piñata
Freddie Gibbs è un rapper americano 32enne in giro da più di dieci anni. Madlib è un noto musicista, DJ e produttore di musica hip-hop. È il loro primo disco assieme, ma dal 2011 al 2013 avevano pubblicato tre EP: c’è dentro un hip-hop mescolato ad elettronica, meno monocorde dei dischi di hip-hop più popolari.

Sylvan Esso, Sylvan Esso
I Sylvan Esso sono Amelia Randall Meath – che fa parte del gruppo acustico femminile Mountain Man – e Nicholas Sanborn, il bassista di una band psichedelica americana chiamata Megafaun. Fanno del pop un po’ elettronico un po’ indie, una cosa vicina ai CHVRCHES ma meno agitata. Per ora fanno concerti unicamente negli Stati Uniti.

St. Vincent, St. Vincent
St. Vincent è lo pseudonimo della cantante Anna Erin Clark. È il suo quinto disco in sette anni. Hanno venduto tutti piuttosto bene, e l’anno scorso aveva avuto molta attenzione quello con David Byrne. È un bel disco pop un po’ elettronico un po’ suonato, e con qualche bel guizzo. Suonerà in Italia il 16 novembre a Roma e il 17 a Milano.

The War on Drugs, Lost in the Dream
Sono una band americana di Philadelphia. Dal 2005 a oggi hanno pubblicato tre dischi e due EP. Quello di maggior successo è proprio Lost in the Dream (è arrivato 18esimo nella classifica generale del Regno Unito). Il Guardian spiega che questo disco suona come se «Bruce Springsteen e la E Street Band avessero fatto un disco andato perduto con Mark Knopfler, in un periodo compreso fra Born in the USA e Tunnel of Love,  ma posto che in quel periodo stessero ascoltando quasi esclusivamente space-rock e krautrock».

Sharon Van Etten, Are We There
Sharon Van Etten ha 33 anni ed è una cantautrice di New York. È al suo quarto disco. Il critico di musica pop del New Yorker Sasha Frere-Jones – facile alla sovreccitazione, bisogna dirlo – ha definito Are We There un disco «sbalorditivo» grazie al quale chi lo ascolta «diventa immediatamente partner emotivo [di Van Etten], diviso fra imparare cose da lei e cercare di tirarla fuori dai vortice dentro al quale è immersa».

Sun Kil Moon, Benji
Sun Kil Moon è lo pseudonimo di Mark Kozelek, ex cantante dei Red House Painters, ottima band indie degli anni Novanta. Il nome deriva dalla storpiatura di quello di un ex pugile coreano, Moon Sung-kil. È il suo sesto disco da solista. È un disco quieto e folk molto ben fatto: la canzone più particolare del disco è Richard Ramirez Died Today of Natural Causes, una cosa a metà fra una canzone hip-hop e Johnny Cash.

Isaiah Rashad, Cilvia Demo
Ha 23 anni ed è un rapper americano. Cilvia Demo è il suo primo EP (non ha ancora pubblicato un disco). La prima canzone dopo “Hereditary” – che è una specie di intro – si chiama “Webbie Flow (U Like)” e inizia così: «Baby, potresti farmi un pompino? Credo che il mio uccello sia piuttosto grosso». Fate voi.

East India Youth, Total Strife Forever
East India Youth è lo pseudonimo del musicista inglese 23enne William Doyle. Total Strife Forever è il suo primo disco. Doyle faceva parte di un gruppo indie rock chiamato Doyle & the Fourfather, poi, racconta NME, «ha perso la fede nelle chitarre, e l’abilità di esprimersi efficacemente attraverso la musica rock». Quindi ha fatto questo disco di elettronica. Sempre secondo NME, Total Strife Forever ricorda molto cose di Brian Eno e di Vangelis ed è un disco complessivamente «ben eseguito, un po’ strano ma molto originale e promettente: le qualità necessarie, insomma, per un disco d’esordio».

Todd Terje, It’s Album Time
Lui è un DJ norvegese di 31 anni. It’s Album Time è il suo primo disco, pieno di citazioni di dance ed elettropop vintage. Rolling Stone lo descrive come «uno amato sia dagli amanti dei party devastanti sia dai nerd-che-si-lisciano-la-barba».

Swans, To Be Kind
Fanno una specie di rock molto strano e un po’ faticoso, con canzoni che durano da otto minuti in su. Arrivano da lontano: si erano sciolti nel 1997 dopo quindici anni e dieci dischi, si sono rimessi insieme nel 2010. C’è sempre stato un certo ricambio fra i loro componenti: quello che è sempre rimasto è Michael Gira, il chitarrista. Suoneranno in Italia quattro concerti fra il 9 e 12 ottobre a Torino, Bologna, Roma e Milano.

Mac DeMarco, Salad Days
È un musicista canadese indie rock di 24 anni. Salad Days è il suo terzo disco. A vederne le foto la prima cosa che si nota è che ha un esteso diastema (un buco fra i due incisivi). La seconda, è che gli piacciono molto le camice colorate a quadri. Salad Days è un bel disco indie rock, piuttosto vicino al folk e alla musica da cantautore. Qui c’è una sua bella intervista in cui racconta cose un po’ originali, tipo che usa ancora una chitarra che comprò per 30 dollari a sedici anni e che durante i concerti si diverte a raccontare battute sconce.

How to Dress Well, What Is This Heart?
How to Dress Well è lo psudonimo del musicista americano 30enne Tom Krell. What Is This Heart è il suo terzo disco. In un lungo profilo su di lui pubblicato da Pitchfork, spiegava di voler fare «musica pop, ma non da tutti: voglio arrivare al numero 1 di Billboard, ma a modo mio». What Is This Heart? è effettivamente un bel disco di pop elettronico.

Chet Faker, Built on Glass
È un musicista australiano di 26 anni. Fa elettronica. È il suo primo disco. Il suo vero nome è Nicholas Murphy: ha detto di avere scelto questo pseudonimo in omaggio al celebre jazzista Chet Baker perché un tempo ascoltava molto jazz.

Tune-Yards, Nikki Nack
I Tune-Yards sono Merrill Garbus, che canta e suona l’ukulele e le percussioni, e Nate Brenner, che suona il basso. Fanno una specie di world music moderna, e piuttosto divertita, come si vede. È il loro terzo disco.

Kelis, Food
Kelis è americana, in giro da quando aveva vent’anni (ora ne ha trentaquattro) e finora ha pubblicato sei dischi, alcuni di buon successo. Il suo primo disco, Kaleidoscope, fu prodotto dalla coppia di produttori chiamata Neptunes, cioè Pharrell Williams e Chad Hugo: poi si è spostata su diversi fronti della musica nera contemporanea e della dance e ora ha di nuovo cambiato un po’. Food è stato definito da Billboard «un ibrido fra il rock e il soul», con diverse citazioni da classici del soul, ma dentro c’è anche un po’ di hip-hop sparso.

Lana Del Rey, Ultraviolence
È il suo secondo disco (su tre) di gran successo. Ne hanno parlato tutti molto bene, ed è arrivato al primo posto in classifica dei dischi più venduti in mezza Europa, Regno Unito compreso. È stato prodotto da Dan Auerbach dei Black Keys. Secondo Billboard, è più rock dei precedenti: «manca di immediatezza», spiegano, ma risulta comunque gradevole, definito soprattutto dalla tenebrosa voce di lei. Da qui a tre mesi Del Rey terrà solo cinque concerti: il più vicino, nel caso ve la siate persa a Glastonbury, è a Carcassonne, in Francia, fra Montpellier e Tolosa, il 17 luglio.

Sky Ferreira, Night Time, My Time
Lei è una modella, attrice e cantante americana di 22 anni. Night Time, My Time è il suo primo disco. Pitchfork l’ha definito «un disco di pop rock coerente e piacevolmente convenzionale». Alla lontana, ricorda un po’ il primo di Katy Perry con derive decisamente più rock.

Future Islands, Singles
Loro sono insieme dal 2006, fanno synthpop e questo è il loro quarto disco. Hanno ottenuto un’improvvisa popolarità pochi mesi fa, quando il 3 marzo suonarono dal vivo al Late Show di David Letterman. Il merito fu soprattutto del cantante della band, Samuel T. Herring, e della sua esibizione molto coinvolta (con vocalizzi appassionati, un particolare modo di ballare e qualche colpo sul petto), che secondo l’Independent lo facevano sembrare «un professore di Educazione Fisica represso a cui finalmente hanno concesso di dirigere la recita scolastica». Suoneranno in tre concerti in Italia, fra il 14 e il 16 ottobre, rispettivamente a Bologna, Roma e Milano.

The Gloaming, The Gloaming
Sono una specie di supergruppo che suona musica irlandese, ma di quella piuttosto tranquilla. È il loro primo disco. Il loro membro più famoso è  il pianista 32enne Thomas Bartlett, che negli anni scorsi ha collaborato – fra gli altri – coi The National, Yoko Ono e David Byrne. John Donohue ha scritto sul New Yorker che le sue parti di piano stanno portando i Gloaming e la musica irlandese «in una direzione nuova e affascinante».
«Insomma, dopo la quarta birra potrebbe prendervi un po’ malinconica, ma altrimenti è bellissimo», ne ha scritto il peraltro direttore del Post.

Hundred Waters, The Moon Rang Like a Bell
Sono una band americana a metà fra il pop elettronico e il folk. The Moon Rang Like a Bell è il loro secondo disco. Recentemente, hanno aperto vari concerti per la band indie rock inglese alt-J.

Fatima Al Qadiri, Asiatisch
Il magazine The Fader racconta che «i suoi genitori studiarono in Russia, lei è nata in Senegal, è cresciuta in Kuwait e ha vissuto in otto città diverse in dodici anni prima di stabilirsi a Brooklyn». Asiatisch è il suo primo disco. Fa musica elettronica stranamente piacevole, piuttosto delicata.

Angel Olsen, Burn Your Fire for No Witness
È una cantante e chitarrista americana. È il suo secondo disco di studio, il primo “elettrico” e suonato assieme a una band. La base musicale ricorda un po’ le prime cose da solista di Lou Reed, la maniera in cui canta lei è vicina a quella di Grace Slick dei Jefferson Airplane, ma un po’ più pop. Il 2 e il 3 ottobre suonerà rispettivamente a Milano e a Bologna.

(foto Sarah Han)