• Mondo
  • Lunedì 30 luglio 2012

Ritornano i Verdi in Giappone

Il partito era stato sciolto nel 2008, è stato ricostituito sabato e punta sulla battaglia contro l'energia nucleare

Sabato scorso in Giappone è stato ricostituito il Partito dei Verdi, dopo lo scioglimento del 2008. Il “Midori no To” è composto per il momento da circa 1.000 membri: esponenti politici delle amministrazioni locali, attivisti anti-nucleari e gruppi di cittadini. Il loro scopo principale è opporsi all’energia nucleare e alla nascita di nuovi impianti proposta dal governo in carica, guidato dal primo ministro Yoshihiko Noda.

Dopo il disastro nucleare di Fukushima dell’11 marzo 2011, si è ricreato in Giappone un ampio gruppo di protesta anti nucleare. Da sabato questo movimento di opinione è tornato a comprendere anche un vero e proprio partito politico. Una volta che sarà registrato, ha scritto The Japan Times, il partito dei verdi presenterà dieci candidati alle elezioni del Senato previste per la prossima estate.

Il Partito dei Verdi si opporrà al Partito Democratico e al Partito Liberale, i due principali partiti giapponesi, che continuano ad appoggiare la politica nucleare. I suoi punti principali di programma saranno l’aumento nell’uso delle fonti energetiche rinnovabili per mettere fine alla dipendenza dal nucleare e la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Nao Suguro, uno dei dirigenti, ha detto che il partito è anche contro l’esportazione della tecnologia nucleare e contro un possibile ingresso del Giappone nella Trans-Pacific Partnership, l’organizzazione che promuove il libero commercio per i paesi dell’area asiatica dell’Oceano Pacifico.

Tutti e 54 i reattori nucleari del paese erano stati progressivamente spenti dopo Fukushima. Il governo ha deciso di riattivarne due durante l’estate per i bisogni energetici. Prima dell’incidente circa un terzo dell’energia consumata dal paese proveniva dalle centrali nucleari. La chiusura degli impianti è stata compensata con maggiori utilizzo e importazioni di petrolio (150 per cento in più rispetto alla quota prima del disastro di Fukushima), gas naturale liquefatto (25 per cento in più) e altri combustibili fossili, mentre le società elettriche hanno rimesso in funzione alcuni vecchi impianti. Il governo giapponese ha iniziato il mese scorso un sondaggio, ancora in corso, in cui ha chiesto ai cittadini di scegliere tra tre opzioni, che rappresentano la quota che l’energia nucleare dovrebbe avere nell’insieme delle fonti di energia del paese. I cittadini devono scegliere tra: 0, 15 per cento o 20-25 per cento.