Gli ultimi 56 giorni di Borsellino: 2 luglio 1992

Dal libro di Enrico Deaglio, la cronologia degli avvenimenti tra la strage di Capaci e quella di via D'Amelio

Il nuovo libro di Enrico Deaglio – Il vile agguato (Feltrinelli) – è dedicato alle indagini sulla strage di via D’Amelio a Palermo in cui fu ucciso il magistrato Paolo Borsellino assieme a cinque agenti della sua scorta, il 19 luglio 1992. Il libro si conclude con una “succinta cronologia degli ultimi cinquantasei giorni di vita di Paolo Borsellino, compresi avvenimenti che avevano a che fare con lui, ma di cui non era a conoscenza”. Il Post pubblicherà in sequenza, assieme al secondo capitolo del libro, la successione di quegli eventi, a vent’anni di distanza.

Palermo, 2 luglio
Una Fiat Croma rubata viene ritrovata in via Principe di Paternò, vicino alla casa di Leoluca Orlando, ex sindaco antimafia e leader del movimento La Rete. La segnalano i carabinieri che sorvegliano la zona ventiquattr’ore su ventiquattro. Intervengono gli artificieri (la macchina non ha bombe), mentre decine di telefonate anonime annunciano “l’avvenuto attentato contro Orlando”.

Questo era il clima, insomma. Abitazioni sorvegliate ce n’erano.

Palermo, 2 luglio
Borsellino parla con Vincenzo Calcara, un boss di Trapani che si è pentito e che gli ha raccontato di aver avuto l’ordine di ucciderlo già due anni fa. I due si incontrano per un “colloquio investigativo”.
“La Gazzetta del Sud” pubblica un’intervista a Borsellino in cui il magistrato parla, per la prima volta, di dissidi tra Riina e Provenzano, considerati fino ad allora una “coppia di ferro”.