I senzatetto wireless di Austin

Sono in 13 e fanno da hotspot per Internet al festival per l'innovazione South by Southwest: l'iniziativa sta facendo parecchio discutere

Rudolph, William B, Stacia e Tom sono senzatetto di Austin (Texas) e da qualche giorno sono diventati punti di accesso mobili per navigare su Internet. Li fermi, paghi con PayPal una tariffa forfettaria e puoi accedere al Web per tutto il tempo che desideri grazie al loro hotspot WiFi collegato alla rete cellulare. L’iniziativa si chiama “Homeless Hotspots” ed è stata organizzata dall’agenzia pubblicitaria e di marketing Bartle Bogle Hegarty (BBH) in occasione del South by Southwest Interactive (SXSW), una nota serie di conferenze sulla rete, l’innovazione e le start-up. I senzatetto che partecipano sono in tutto tredici, si aggirano nella zona del centro congressi indossando una maglietta bianca dove sono riportarti il loro nome e un numero verso cui inviare un SMS, per ricevere le informazioni sulle modalità di accesso alla connessione Internet che offrono.

L’iniziativa sta facendo molto discutere, soprattutto in seguito a un breve post pubblicato da David Gallagher del New York Times sul tumblr del giornale dedicato allo SXSW. Il giornalista ha scritto che secondo lui “si tratta di una buona idea dal punto di vista pratico, ma anche un po’ distopica. Quando l’infrastruttura non funziona… trasformiamo gli esseri umani in infrastruttura?”. Come segnalano su BuzzFeed, l’intervento di Gallagher e la diffusione della notizia hanno portato diverse persone a criticare duramente sui social network la campagna di BBH. In molti si sono chiesti che cosa sia successo agli Stati Uniti per arrivare a un punto simile, altri ancora hanno definito terrificante l’intera operazione.

Saneel Radia, l’autore della campagna, difende la sua idea e spiega di non aver certo pensato di trasformare i senzatetto in una sorta di “infrastruttura”. La cosa è nata in collaborazione con l’associazione Front Steps, che si occupa di dare assistenza e sostegno a chi non ha una fissa dimora nella zona di Austin. L’organizzazione ha messo in contatto BBH con i senzatetto, che hanno poi deciso di aderire o meno al progetto. L’idea di fondo, ha spiegato Radia, è dare a queste persone la possibilità di raccogliere qualche soldo senza dover chiedere l’elemosina. Come spiegano sul blog di BBH, l’iniziativa è ispirata a quanto fanno già da tempo alcune associazioni, che fanno vendere ai senzatetto i giornali di strada, consentendo loro di tenere per sé i ricavi derivanti dalle vendite.

La vendita di questi giornali è ormai una prassi in una trentina di stati americani. Secondo quelli di BBH, il sistema inizia a soffrire la concorrenza del digitale come il resto della carta stampata. I giornali di carta si vendono poco e le persone sono poco incentivate ad acquistare quelli offerti dai senzatetto, anche se sanno che il denaro potrà poi aiutarli. Si tratta di un sistema superato, spiega Radia, che può essere superato con la soluzione degli hotspot. Il denaro speso per collegarsi a Internet attraverso il punto di accesso che ogni senzatetto ha in tasca viene trasferito allo stesso senzatetto, che può così raccogliere qualche soldo e intanto fare amicizia con i clienti occasionali.

Su Twitter la discussione va avanti da diverse ore e basta seguire lo hashtag #HomelessHotspots per rendersi conto di quante persone siano contrarie all’iniziativa. La campagna promozionale non sta andando come immaginavano quelli di BBH e si sta sostanzialmente rivoltando contro l’agenzia pubblicitaria. Il sito web di Homeless Hotspots ha comunque il merito di aver riportato l’attenzione sul tema dei senzatetto, spesso trascurato dalle istituzioni e dall’opinione pubblica. Chi decide di usufruire del servizio può avere qualche informazione per conoscere meglio la persona che gli offre la connessione.

Thomas, per esempio, è originario di Austin ed è un senzatetto da circa tre anni. È appassionato di arte, ma negli ultimi tempi ha avuto problemi a trovare un lavoro a causa di una condanna. Stacia non ha una fissa dimora da dieci anni, da quando ha lasciato il marito per violenze domestiche, e cerca di far capire agli altri che essere una senzatetto non fa di lei una brutta persona. Del gruppo fa parte anche Clarence: è originario di New Orleans e preferisce il termine “senza casa” a senzatetto. Ha perso la sua abitazione a causa dell’uragano Katrina e da allora versa in difficili condizioni finanziarie. Mostra sereno la sua t-shirt preparata da BBH: “Sono Clarence, un hotspot 4G”.

Che cos’è lo SXSW