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  • Sabato 18 febbraio 2012

«La Russia attende un tribunale indipendente»

Un articolo tratto da La mia lotta per la libertà, il nuovo libro che raccoglie gli scritti dal carcere di Mikhail Khodorkovsky, considerato uno dei cinque detenuti politici più influenti al mondo

di Mikhail Khodorkovsky

MOSCOW, RUSSIAN FEDERATION: Imprisoned former head of the Yukos oil company Mikhail Khodorkovsky stands in the defendant's box during his trial in Moscow, 25 October 2004. Khodorkovsky has gone from being Russia's quintessential post-Soviet business baron to the nation's most famous prisoner, languishing in jail for the past year as the state dismembers Yukos, the oil giant that he created. AFP PHOTO / MAXIM MARMUR (Photo credit should read MAXIM MARMUR/AFP/Getty Images)
MOSCOW, RUSSIAN FEDERATION: Imprisoned former head of the Yukos oil company Mikhail Khodorkovsky stands in the defendant's box during his trial in Moscow, 25 October 2004. Khodorkovsky has gone from being Russia's quintessential post-Soviet business baron to the nation's most famous prisoner, languishing in jail for the past year as the state dismembers Yukos, the oil giant that he created. AFP PHOTO / MAXIM MARMUR (Photo credit should read MAXIM MARMUR/AFP/Getty Images)

Il presidente Medvedev, a quanto pare, non è affatto contrario alla liberalizzazione. Al contempo, però, non vuole che qualsiasi provvedimento di «disgelo» rappresenti, benché in minima parte, una minaccia al suo potere. E, a maggior ragione, che minacci la legittimità della sua carica, come la diretta continuità con il suo predecessore alla presidenza, Vladimir Putin.

Dmitrij Medvedev non solo sa parlare, ma sa anche fare qualche cosa giusta. Per esempio, la grazia a dodici condannati alcuni anni dopo una totale paralisi burocratica del meccanismo stesso per la concessione della grazia. Il licenziamento del capo della Guvd (Direzione principale degli affari interni) di Mosca Vladimir Pronin dopo otto anni e mezzo in cui si è ritenuto che la burocrazia non solo non dovesse, ma non avesse neppure il diritto di reagire all’opinione pubblica. La liberazione tanto attesa di Svetlana Bachmina [Avvocato, ex manager della Yukos. Nel 2006 è stata accusata di appropriazione indebita nell’ambito del caso Yukos].

È vero, da un punto di vista formale questa decisione è stata presa dal tribunale e non dal Cremlino, però con Putin non è avvenuto niente di simile. Dmitrij Medvedev pronuncia parole assolutamente giuste anche riguardo alla riforma giudiziaria. Tuttavia, qualche volta queste parole si discostano dalle azioni concrete. Per esempio, l’iniziativa sulla nomina del presidente della Corte costituzionale della Federazione su designazione del presidente del paese, non credo che garantisca davvero l’indipendenza di questo organo giudiziario. Si tratta piuttosto di una parte della strategia comprendente diverse mosse, tipica dello stile dell’attuale presidente. Prevedere e, a maggior ragione, cercare di spiegare il vero senso di simili passi non rientra negli obiettivi di questo articolo.

Ritengo necessario parlare della strategia. Non bisogna sottovalutare, per il futuro del paese, il valore della riforma giudiziaria. Il sottoscritto ne è convinto: in Russia non è possibile, in linea di massima, alcuna democratizzazione, né alcuna liberalizzazione senza una riforma giudiziaria preventiva.

Perché una tutela efficace dei diritti e delle libertà dei cittadini è reale solo in quel paese dove gli stessi cittadini possono lamentarsi della limitazione dei loro diritti e delle loro libertà attraverso un organo assolutamente indipendente dal potere esecutivo e legislativo, la magistratura. E fare affidamento su un verdetto imparziale. Nessuna legge, né alcuna decisione del potere, perfino la più liberale e volta al «disgelo», funzionerà se nel paese non ci sarà un tribunale indipendente in grado di fermare la violazione o un’interpretazione scorretta delle leggi e di altri atti del potere. I problemi storici della Russia con la democrazia sono sorti soprattutto perché nel Medioevo e nell’Età moderna da noi non si è formato l’istituto del giudice che avrebbe dato pari opportunità al padrone e al servo, al forte e al debole, allo stato e al suo suddito.

Gli accordi tra lo zar e poi la corona imperiale con tutti i restanti soggetti (boiardi, nobili, servi della gleba, lacchè) agivano a priori in una direzione sola. Lo stato poteva svincolarsi dai suoi obblighi in qualsiasi momento. E lamentarsi del potere, di più, ottenere protezione in un organo indipendente, era impossibile. Così è stato nell’arco di quasi tutta la storia nazionale, benché in essa ci sia stato un periodo di sessant’anni, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, in cui la riforma giudiziaria dell’imperatore Alessandro II il Liberatore introdusse nella realtà russa sia l’avvocatura sia la Corte dei giurati, e un’onesta e professionale procura, nonché una giustizia che rese onore al paese. Purtroppo, però, a causa di tradizioni consolidate, benché di segno opposto, che dapprima hanno attraversato l’impero russo e poi l’Unione Sovietica, questa riforma ha incontrato una caparbia resistenza, così l’era della giustizia non è durata a lungo. Ritengo, perciò, che la riforma giudiziaria nella Russia di oggi debba precedere quella politica.

Qualsiasi innovazione, che sia o meno legata all’ampliamento dei diritti del parlamento, alla crescita dello status dei partiti politici, all’abbassamento della barriera elettorale, al ritorno all’eleggibilità del Consiglio della Federazione, a un’estensione dei vincoli legislativi nei riguardi di organizzazioni non commerciali, tutto questo può trasformarsi in un inganno finché nel paese non ci sarà un giudice indipendente, non subordinato né al «diritto telefonico» [Con questo termine si indica un particolare tipo di corruzione attraverso la manipolazione dei mezzi di comunicazione] né alla logica della corruzione.

Negli anni novanta del secolo scorso c’è già stato il tentativo di creare un tribunale del genere. Ammettiamolo in tutta onestà: è fallito! Molto probabilmente perché, in realtà, una gran parte dell’élite, come anche nel XIX secolo, non ha voluto un terzo potere completamente indipendente. I funzionari, come in passato, hanno avuto tutto l’interesse a che i giudici obbedissero alle loro dirette o indirette indicazioni; così come i businessman a garantire un determinato risultato dei processi giudiziari tramite tangenti.

Oggi abbiamo un sistema giudiziario che per due terzi è rappresentato da un particolare dipartimento del potere esecutivo e per un terzo da un conglomerato di settori speciali di corporazioni grandi e medie. Ovviamente non possiamo non ammettere che anche in Russia esistono giudici onesti che rispettano solo la legge. Ma sono una minoranza. Sono un’eccezione che conferma la regola. Vengono anche prese delle decisioni oneste, rette. Ma esse, ahimè, sono possibili solo per quelle cause in cui non vi è una pressione istituzionale volta a corrompere il tribunale. La modernizzazione del corpo giudiziario e un cambiamento qualitativo dei suoi membri sono le condizioni più importanti per la costruzione di un sistema indipendente.

Tuttavia, questa modernizzazione sarà lunga e difficile. Inoltre, essa può diventare il risultato ma non il presupposto della riforma giudiziaria. Perché cambiare migliaia di giudici in un ristretto arco di tempo non è possibile. E in mancanza di un necessario clima politico e legale nuovo, la rotazione della composizione del «terzo potere» non conduce a cambiamenti radicali. I passi prioritari da compiere nella direzione di una riforma radicale della procedura giudiziaria russa devono presupporre, secondo me, il ripristino dell’indipendenza di ciascun giudice e della comunità giudiziaria nel complesso.

All’inizio di questo decennio, quando il Cremlino ha cominciato la riforma putiniana in questo campo, riforma che, in ultima analisi, ha condotto al trionfo totale della «giustizia basmannaja», ci avevano detto che era molto importante evitare la trasformazione del corpo dei giudici in una «casta chiusa», libera dalle influenze esterne.

Oggi è evidente che dobbiamo lottare affinché i suoi membri restino una corporazione di professionisti non plagiabili da pressioni di tipo amministrativo oppure legate alla corruzione. Da quella stessa «casta», se si preferisce. La formazione di un corporativismo, non importa se questa parola non piace a molti, è la condizione indiscutibile per l’istituzione di un tribunale autonomo, forse tale per la prima volta in tutta la storia russa.

Non a caso i principi di Bangalore sulla condotta dei giudici dichiarano a ragion veduta che l’indipendenza degli organi giudiziari è il presupposto per garantire l’ordine legale e la garanzia principale di una giusta risoluzione di un caso in tribunale. Di conseguenza, il giudice deve difendere e mettere in pratica il principio dell’indipendenza degli organi giudiziari nei suoi aspetti individuali e istituzionali [I principi di Bangalore sulla condotta dei giudici sono stati elaborati da un gruppo di giudici in relazione alla questione del rafforzamento dell’onestà e integrità degli organi giudiziari che ha agito sotto l’egida delle Nazioni Unite durante una riunione nella città indiana di Bangalore.

Sono stati confermati durante la conferenza internazionale dei giudici tenutasi all’Aia nel novembre del 2002. Approvati con la risoluzione del consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite n. 2006/23 del 27 luglio 2006, vengono considerati «referenze internazionali e standard nella sfera della giustizia» (formula della Corte costituzionale della Federazione Russa). Il documento proclama una serie di valori ai quali devono attenersi i giudici nelle loro pratiche: indipendenza, obiettività, onestà e incorruttibilità, rispetto di norme etiche, uguaglianza, competenza e diligenza. In particolare, nei principi di Bangalore si nota quanto segue: «Il giudice non si limita a escludere qualsiasi relazione che non corrisponde alla sua mansione o l’influenza da parte delle articolazioni del potere esecutivo e legislativo, ma fa tutto questo in modo tale che sia evidente perfino per l’osservatore comune». (n.d.a.)].

Cosa è necessario fare prima di tutto?

1. Porre una serie di importanti domande riguardanti il funzionamento e lo sviluppo del sistema giudiziario alla comunità giudiziaria stessa. Perché ciò sia possibile bisogna conferire all’attuale Consiglio dei giudici – in sostanza al forum consultivo – lo status di organizzazione sociale autoregolabile che, tra le altre cose:
– formerà in modo autonomo metà del corpo della Corte costituzionale, della Corte suprema e del tribunale arbitrale supremo;
– sarà dotata del diritto esclusivo di privare i giudici del loro status (è probabile sulla base delle segnalazioni di colleghi qualificati).
Il presidente, in questo caso, introdurrà nel Consiglio della Federazione solo la metà dei candidati aspiranti alla carica di giudici dei tre supremi tribunali del paese. Ciò, senza alcun dubbio, riduce la dipendenza del terzo ramo del potere dai primi due.

Ricorderò che, con la Raccomandazione del Consiglio d’Europa agli stati membri in tema di indipendenza, efficacia e ruolo dei giudici, viene disposto quanto segue:

L’organo che seleziona i giudici e si occupa della loro promozione deve essere indipendente dal governo e dall’amministrazione. Per garantire la sua indipendenza, le norme, per esempio, devono prevedere la selezione dei giudici da parte di un corpo specifico di giudici e l’indipendenza delle decisioni assunte da parte di questo organo riguardanti le sue regole di procedura [La Raccomandazione n. R (94) 12 del Comitato dei Ministri agli stati membri del Consiglio d’Europa sull’indipendenza, l’efficacia e il ruolo dei giudici è stata adottata il 13 ottobre 1994. Nella Raccomandazione si nota che in quei paesi dove «le condizioni della Costituzione, degli atti legislativi o della consuetudine ammettono la nomina dei giudici da parte del governo, devono esistere garanzie di trasparenza e
indipendenza delle procedure di nomina». (n.d.a.)].

È ovvio che le decisioni più importanti devono essere prese durante il congresso annuale del Consiglio dei giudici della Russia, quelle secondarie invece nella sessione plenaria del consiglio di amministrazione, che può svolgersi ogni tre mesi. Il Consiglio stesso dei giudici può formarsi una volta ogni quattro anni durante un congresso dei giudici della Russia, a cui verranno inviati delegati da parte dei tre tribunali supremi e da tutti quelli regionali, sia di giurisdizione generale sia di arbitrato.

I giudici che lavorano «sul campo» nei tribunali di giurisdizione generale, a differenza di quelli degli organi superiori, dovranno essere scelti – con una votazione chiusa – nel novero dei membri dell’organizzazione che riunisce coloro i quali aspirano a operare professionalmente nei tribunali, vale a dire tra pubblici ministeri e avvocati. Con ciò, l’organizzazione di avvocati e procuratori del tribunale deve essere unitaria. Una buona base per la sua creazione può divenire la sezione dell’Unione russa dei giuristi.

In ogni caso, il metodo di selezione dei giudici deve «evitare la nomina dei giudici secondo motivi illegali», come è esposto nei Principi fondamentali sull’indipendenza della magistratura, che sono stati assunti durante il Congresso delle Nazioni Unite a Milano nel 1985 [I Principi fondamentali sull’indipendenza della magistratura sono stati adottati durante il VII Congresso delle Nazioni Unite per la prevenzione della criminalità e il trattamento dei criminali. Il Congresso si è svolto a Milano dal 26 agosto al 6 settembre del 1985. I suddetti principi sono stati approvati dalle risoluzioni dell’assemblea generale delle Nazioni Unite del 29 novembre 1985 n. 40/32 e del 13 dicembre 1985 n. 40/136.

Nel documento viene indicata la necessità di un consolidamento legislativo del principio d’indipendenza del potere giudiziario, si osserva l’impossibilità dell’annullamento di una decisione giudiziaria conforme alla legge, si riconosce l’inammissibilità della creazione di tribunali speciali. Agli stati membri delle Nazioni Unite si raccomanda di prestare attenzione ai presenti principi nell’ambito della legislazione nazionale e della pratica, e anche di portare i suddetti principi alla conoscenza di giudici, avvocati e dei dipendenti dello stato e pubblici. (n.d.a.)].

2. Elevare le aspettative fondamentali nei riguardi dei giudici.
Ogni giurista deve capire una cosa: la toga che indossa rappresenta la vetta della sua carriera. Nella comunità giudiziaria non c’è nessuno di più autorevole e rispettabile dei giudici. Perché questo livello si mantenga, è necessario escludere che persone a caso si infiltrino nel corpo giudiziario, come i «tuttofare» di ogni possibile apparato.

Per risolvere questi compiti è importante precisare il grado d’istruzione e l’età: in Russia può diventare giudice federale solo il cittadino della Fr che non abbia meno di trentacinque anni e più di settanta, con una laurea in giurisprudenza (ottenuta in un’università che sia riconosciuta dal Consiglio dei giudici) e che abbia non meno di cinque anni di pratica da avvocato o procuratore proprio nei tribunali. Per i membri della Corte costituzionale, della Corte suprema e del tribunale arbitrale supremo: non più giovani di quarant’anni, diploma di laurea in giurisprudenza, non meno di dieci anni di pratica in tribunale (come giudice, pubblico ministero, avvocato). In più, i procuratori e gli avvocati devono aver lavorato da entrambi i lati della barricata.

Una parte di questa norma è già in vigore. La modernizzazione del corpo giudiziario non equivale necessariamente a un suo ringiovanimento. Oggi, come ci dimostra l’esperienza, proprio i giudici di vecchio stampo, «sovietico», spesso risultano più indipendenti nelle loro decisioni, perché non sono stati inghiottiti dalla macchina della corruzione. I giovani, invece, vengono frequentemente contagiati dal bacillo della corruzione già al momento della nomina alla carica giudiziaria. Oppure, rappresentano semplicemente gli interessi di lobby particolari, operando non sulla base delle leggi, bensì secondo il volere dei loro protettori.

3. Ristabilire il principio dell’inamovibilità dei giudici.
Lo status di giudice deve durare a vita. Può prendere la decisione di privare il giudice del suo status solo l’organizzazione indipendente della comunità giudiziaria – il Consiglio dei giudici della Russia – sulla base di segnalazioni da parte di colleghi qualificati.

4. Introdurre l’immunità parziale (limitata) dei giudici.
Bisogna rafforzare con la legge il principio che i giudici possano essere perseguiti penalmente solo con il consenso del tribunale d’istanza superiore, mentre, per i giudici della Corte costituzionale, della Corte suprema e della Corte suprema di arbitrato, con il consenso del Consiglio dei giudici della Russia.

5. Liberare il potere esecutivo dall’onere di nominare i capi dei tribunali.
Stabilire l’eleggibilità dei presidenti e dei vicepresidenti dei tribunali di tutti i livelli da parte degli stessi giudici, includendo la Corte costituzionale, la Corte suprema e la Corte suprema di arbitrato. Solo in questo caso il presidente del tribunale potrà diventare interprete degli interessi della comunità professionale e garante dell’indipendenza dei colleghi che gli hanno dimostrato fiducia nel renderlo primo fra pari, e non un agente per conto del potere esecutivo o di coloro che pagano le tangenti.

6. Fare ordine in modo tale che le cause vengano distribuite tra i giudici per sorteggio, ovviamente tenendo conto dell’inevitabile specializzazione di cui già da tempo si parla. Il potenziale anticorruzione di un provvedimento simile è evidente. Inoltre, verrà qualitativamente abbassata la dipendenza amministrativa dei giudici dai capi dei tribunali, le cui funzioni oggi, di fatto, vanno ben oltre i limiti di ciò che riguarda la sfera organizzativa.

7. Infine, la cosa più importante. Ampliare la sfera di competenza della Corte dei giurati estendendola alla maggior parte di tipologie di causa dove non esiste una scelta pregiudiziale in una o nell’altra forma.
L’istituto della Corte dei giurati negli ultimi anni è stato oggetto di una critica feroce. E, per di più, proveniente non solo dalle fila dei sostenitori della «verticale del potere». Voci critiche sono arrivate anche dalla cerchia liberale. L’argomento principale: i giurati non di rado emettono verdetti d’assoluzione ignorando il lato giuridico della faccenda e facendosi guidare esclusivamente dalle emozioni, ma anche dall’opinione pubblica. Nel corso di tutti i processi che si sono conclusi con un verdetto di assoluzione ambiguo (da un punto di vista strettamente giuridico) dei giurati, l’accusa non aveva affatto meno possibilità (nella maggior parte delle volte, il contrario) degli accusati di appellarsi all’opinione pubblica.

Perché gli accusatori non si siano serviti di queste possibilità o la società non abbia dato loro credito, è un’altra questione. Senza considerare che proprio nella Corte dei giurati, talvolta, si è resa evidente l’infima qualità (fino all’assurdo) del lavoro dell’istruttoria e dell’accusa. In un modo o nell’altro, durante il periodo della sua esistenza la Corte dei giurati russa ha mostrato che può essere un ostacolo alla prassi consolidata delle autorità giudiziarie di emettere condanne. Da questo punto di vista, i giurati erano nel complesso efficaci. E il livello di corruzione è risultato molto basso (in confronto, ahimè, ai giudici professionisti).

Tutte le misure indicate richiederanno che siano apportate modifiche alla Costituzione russa, alle leggi che regolamentano le basi del sistema e all’ordinamento giuridici, alla legislazione processuale. Suppongo che la volontà del presidente del paese sia assolutamente sufficiente perché tutte le modifiche, incluse quelle della Costituzione, sia quelle proposte sia altre, vengano attuate dal parlamento nel giro di alcuni mesi. Gli esempi non mancano.

E se il presidente Medvedev riuscirà a ottenere una rinascita in Russia del potere giudiziario indipendente, egli entrerà nella storia come presidente liberatore. Indipendentemente dal fatto se riuscirà o meno a riformare il primo o il secondo potere. Non essendo un giurista di professione e trovandomi «dall’altra parte della barricata», posso permettermi di essere più radicale. Ritengo che le vedute radicali, persino quando risultano marginali, siano uno stimolo alla riflessione e alla discussione di questo importantissimo problema del nostro paese.

Finché la Russia non otterrà l’indipendenza della magistratura, al contempo non potrà aspirare neppure alla libertà che, a quanto pare, «è meglio della non libertà» [«La libertà è meglio della non libertà»: frase pronunciata da Medvedev in occasione del Forum Russia 2008-2020 nel 2007].

Pubblicato su «Kommersant’ Vlast», il 15 giugno 2009

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Esce per Marsilio La mia lotta per la libertà, una raccolta di articoli, dialoghi epistolari e interviste di Mikhail Khodorkovsky.
Khodorkovsky – ex proprietario del colosso petrolifero Yukos ed ex cittadino più ricco della Russia – è stato arrestato nel 2003 insieme al suo ex socio Platon Lebedev per frode ed evasione fiscale, ma i motivi della sua detenzione erano e sono prevalentemente politici ed economici: il potere di Khodorkovsky e le sue ambizioni politiche infastidivano Vladimir Putin, che non tollerava il suo finanziamento a partiti dell’opposizione. È stato condannato prima a otto e poi ad altri sei anni di lavori forzati in Siberia.

Da tempo Khodorkovsky si dichiara prigioniero politico, e sono molti gli organi internazionali che hanno chiesto la sua liberazione.
Nonostante si trovi in carcere in Siberia, nel corso degli anni Khodorkovsky è riuscito più volte a comunicare con l’esterno, inviando articoli, messaggi e interviste che sono stati raccolti nel suo libro.

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Foto: MAXIM MARMUR/AFP/Getty Images