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  • Martedì 3 gennaio 2012

La legge elettorale in Libia

Si comincia a discutere di come eleggere l'assemblea costituente: una proposta ufficiale riserva una quota alle donne ma ha molte clausole

La Commissione elettorale della Libia ieri ha diffuso una proposta di legge che stabilisce le regole per le prime elezioni democratiche nel paese dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi. Il documento è lungo 15 pagine e contiene alcuni importanti punti per l’elezione di un nuovo “Comitato generale nazionale”, una assemblea costituente, occupandosi del limite minimo di età per poter partecipare al voto e dei requisiti per potersi candidare. Le elezioni dovrebbero tenersi la prossima estate e serviranno principalmente per eleggere i 200 membri del Comitato, che avranno il compito di scrivere una nuova costituzione per la Libia.

La bozza per la legge elettorale accoglie alcune richieste molto dibattute nelle ultime settimane in Libia, come la proposta di riservare almeno il dieci per cento dei seggi alle donne, superando le limitazioni per ora imposte dal Consiglio. Nel testo non si parla, invece, di altri importanti dettagli come la divisione del paese in collegi elettorali o la creazione di partiti politici, vietati negli anni del regime di Gheddafi. Inoltre, il Consiglio non ha fatto sapere quali criteri saranno usati per la scelta dei propri rappresentanti locali, né quale sistema di calcolo sarà usato per stabilire il numero di seggi per ogni distretto.

Nel documento si conferma che il Comitato dei 200 eletti avrà il compito di scrivere la nuova costituzione, che sarà poi proposta alla popolazione attraverso un referendum. Il Comitato avrà anche il compito di governare la Libia fino alle elezioni successive, quando dovrebbe essere eletto un governo vero e proprio in grado di lavorare basandosi sulla nuova legge costituzionale.

Le possibilità di candidarsi per l’elezione nel Comitato saranno limitate. La proposta indica almeno venti casi che rendono impossibile la candidatura: tra questi, essere stato un funzionario del regime di Gheddafi, avere fatto parte dei Comitati rivoluzionari vicini all’ex leader libico, essere stati condannati per alcuni reati. Altri criteri sono più sfumati e secondo diversi esperti potrebbero escludere dalla candidatura quasi due terzi della popolazione. Un articolo della proposta di legge, per esempio, vieta di candidarsi a chi ricevette denaro o titoli di studio “senza merito” dal regime. In molti casi sarà difficile verificare simili condizioni, dicono gli analisti, e regole troppo rigide potrebbero complicare il difficile processo di riconciliazione nel paese.

La diffusione della proposta è seguita con molta attenzione dagli attivisti che si sono battuti per la fine del regime, ma anche tra i tanti cittadini che chiedono un rapido passaggio democratico nel paese con la fine del controllo da parte del Consiglio nazionale di transizione, il governo temporaneo riconosciuto internazionalmente già durante la guerra contro Gheddafi. La mancanza di un governo democraticamente eletto crea difficoltà nel riconoscimento del potere da parte di alcuni gruppi che parteciparono alla rivolta. Gli scontri tra diverse organizzazioni di miliziani sono frequenti, come dimostrano gli episodi violenti delle ultime ore a Tripoli dove sono morte cinque persone.