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  • Lunedì 25 luglio 2011

Breivik accusato di terrorismo

L'uomo dice di aver voluto "dare un segnale forte" e di avere agito con due "cellule"

Aggiornamento delle 17.09. La polizia norvegese ha aggiornato e rivisto la conta delle persone uccise durante gli attacchi. I morti a Utøya sono 68 e non 86, quelli a Oslo sono 8 e non 7. La revisione del numero delle persone uccise a Utøya si deve alle difficoltà nelle prime ore di avere un numero basato su una conta concreta e non su una stima generica. La revisione del numero delle persone uccise a Oslo si deve al fatto che solo oggi è stato possibile perlustrare alcuni edifici colpiti dalla bomba.

Aggiornamento delle 15.32. Si è conclusa la prima udienza in tribunale di Anders Breivik. L’uomo ha ammesso di avere azionato la bomba e sparato ai partecipanti del campo estivo di Utøya, ma si è proclamato innocente e ha detto di voler salvare l’Europa e la Norvegia dal “marxismo culturale”, aggiungendo che il partito laburista “ha portato il paese al fallimento e venerdì ha pagato il prezzo di questo tradimento”. L’uomo è stato formalmente accusato di terrorismo e rimarrà in custodia per otto settimane, quattro di queste in completo isolamento. Breivik ha detto che il suo obiettivo non era “uccidere più persone possibili” ma “dare un segnale forte”, e ha sostenuto di avere avuto il sostegno di due “cellule”, sulla cui esistenza la polizia sta investigando. Fino a ieri Breivik aveva sempre detto di avere agito da solo.

Aggiornamento delle 13.12. La stampa norvegese riporta che un uomo è stato arrestato a Varsavia, in Polonia, su indicazione della polizia di Oslo. L’uomo è titolare di un’azienda che gestisce prodotti chimici ed è sospettato di avere avuto un ruolo nel reperimento delle sostanze chimiche necessarie a Breivik per
realizzare l’ordigno esploso a Oslo.

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Oggi a mezzogiorno la Norvegia osserverà un minuto di silenzio e raccoglimento, in ricordo delle persone uccise durante gli attentati di venerdì pomeriggio. Un’ora dopo Anders Breivik, l’uomo accusato di aver ideato e condotto gli attacchi, apparirà in tribunale. Breivik ha confessato di essere dietro la bomba a Oslo e la sparatoria a Utøya ma non pensa di avere commesso un crimine e oggi in aula dovrebbe dichiararsi innocente: il suo avvocato ha riferito che Breivik ritiene i suoi atti “terribili ma necessari” a dare inizio a una rivoluzione nella società norvegese. L’audizione si terrà a porte chiuse, Breivik sarà tenuto in custodia cautelare per tre settimane. La legge norvegese prevede una pena massima di 21 anni di reclusione, estendibili nel caso la persona venga ritenuta una minaccia per la società. Ci sono novità, intanto: sulle indagini, sulla dinamica degli attacchi e su quella dei soccorsi.

Le munizioni a Utøya
Quando la polizia ha raggiunto l’isola di Utøya, venerdì sera, Breivik aveva ancora “una significativa quantità di munizioni”. Lo ha reso noto la polizia norvegese. Il fatto che Breivik si sia immediatamente arreso, invece che suicidarsi o ingaggiare uno scontro a fuoco, come accade più spesso in questo genere di episodi criminali, indicherebbe la sua volontà di essere processato e utilizzare il processo e la conseguente notorietà come megafono per le proprie idee.

I proiettili “dum dum”
I chirurghi che hanno operato le persone colpite da Breivik confermano l’utilizzo da parte dell’attentatore dei cosiddetti proiettili “dum dum”, cioè a espansione: proiettili che una volta dentro il corpo del bersaglio si espandono, aumentando la gravità delle ferite e provocando il massimo danno possibile agli organi interni. L’utilizzo dei proiettili a espansione da parte dei militari è vietato dalla Convenzione di Ginevra ma si tratta di munizioni molto utilizzate nella caccia e quindi in vendita nei negozi specializzati di tutta la Norvegia.

Gli eventuali complici
La priorità della polizia norvegese, in questo momento, è capire se Breivik ha pianificato ed eseguito gli attentati da solo. Lui ha detto così, ma gli investigatori ancora non escludono che abbia avuto dei complici. Ieri a Oslo sei persone sono state fermate e rilasciate senza accuse qualche ora dopo. Alcuni testimoni sull’isola hanno detto di pensare che la sparatoria fosse condotta da un’altra persona, oltre a Breivik. Le autorità stanno investigando anche sui legami tra Breivik e altri gruppi estremisti. Oggi è stata perquisita l’abitazione del padre di Anders Breivik, che vive a Parigi e ha detto di non avere contatti con suo figlio da 17 anni.

Le responsabilità di polizia e autorità
Il fatto che Breivik pianificasse gli attacchi dal 2009 sta mettendo in dubbio l’efficacia dei servizi di intelligence norvegesi: lo stesso Breivik nel suo diario si stupisce di non essere oggetto di particolari attenzioni da parte delle autorità. Non è noto se i servizi antiterrorismo norvegesi fossero a conoscenza di Breivik come possibile minaccia per la sicurezza. Breivik non aveva precedenti penali.

L’altra questione che investe la polizia è quella sui tempi e i ritardi dei soccorsi nell’isola di Utøya. La bomba a Oslo è esplosa alle 15.26. Esattamente due ore dopo, alle 17.26, è arrivato alla polizia il primo messaggio sulla sparatoria a Utøya. Alla polizia di Oslo è stato formalmente richiesto un intervento alle 17.38. La prima squadra di emergenza si è mobilitata alle 18.09 ed è arrivata sull’isola alle 18.25. Alle 18.27 Breivik è stato arrestato. Il tempo passato dall’arrivo della chiamata e l’arrivo sull’isola si deve al fatto che la prima barca ha subìto un guasto al motore e alla necessità degli agenti di equipaggiarsi adeguatamente all’intervento.

foto: Paula Bronstein/Getty Images