Altri guai per il ponte di Calatrava a Venezia

La relazione degli esperti consultati dal Comune prevede "un’onerosa eredità manutentiva per la pubblica amministrazione"

People walk on the Calatrava bridge under the snow during an "acqua alta" on December 19, 2009 in Venice. The "acqua alta" (high water), a convergence of high tides and a strong sirocco, stood at 114 centimeters in the morning while snow was falling on the northern Italian town. AFP PHOTO / Marco Sabadin (Photo credit should read Marco Sabadin/AFP/Getty Images)
People walk on the Calatrava bridge under the snow during an "acqua alta" on December 19, 2009 in Venice. The "acqua alta" (high water), a convergence of high tides and a strong sirocco, stood at 114 centimeters in the morning while snow was falling on the northern Italian town. AFP PHOTO / Marco Sabadin (Photo credit should read Marco Sabadin/AFP/Getty Images)

Il Corriere del veneto raconta oggi le conclusioni della perizia chiesta dal comune di Venezia sul discusso ponte di Santiago Calatrava inaugurato nel 2008 per collegare più rapidamente piazzale Roma e la stazione ferroviaria.

Promosso dai 22 mila pedoni che ogni giorno lo attraversano, bocciato dagli esperti. A 15 anni dal primo via libera e a tre anni dall’inaugurazione, alla querelle sul ponte sul Canal Grande di Calatrava si aggiunge un altro capitolo polemico. «Un ponte in prognosi riservata» lo definisce l’ultimo esperto a cui si è affidato il Comune di Venezia. I suoi mali? Un’arcata troppo bassa, fondazioni troppo sollecitate, un numero così elevato di tentativi, non risolutivi, di risolvere il problema dell’eccessiva spinta sulle rive che si allontanano (si parla di millimetri) da far usare l’espressione «accanimento terapeutico». La prognosi — con la necessità di continui controlli e manutenzioni — messa nero su bianco nel collaudo che ne ha permesso l’apertura nel 2008, rimane riservata. Le conseguenze? «Un’onerosa eredità manutentiva per la pubblica amministrazione che non trova riscontro in alcun ponte di Venezia».
E’ questa la conclusione a cui arriva nel suo studio il professore di ingegneria bolognese Massimo Majowiecki chiamato a inizio 2010 dall’ex giunta Cacciari a rispondere alle contestazioni dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici

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(Marco Sabadin/AFP/Getty Images)