Una scuola da salvare

Perché dall'Istituto Sperimentale Rinascita di Milano passa un pezzo di futuro della scuola italiana

di Marco Campione

Chi crede in una scuola diversa, più moderna, più efficiente, più attenta all’innovazione, più vicina alle esigenze dei ragazzi e delle loro famiglie, ha sempre detto che bisognerebbe rivedere alcuni meccanismi di governance, che ogni scuola dovrebbe più compiutamente svolgere anche una funzione di ricerca didattica al fianco di quella formativa ed educativa, che il lavoro in rete delle scuole dovrebbe essere incentivato. A Milano c’è una scuola che queste cose le fa e le fa in rete con altre due scuole: fa ricerca, recluta una parte del corpo docente con un proprio bando e una commissione di valutazione, organizza seminari di valenza nazionale, utilizza da anni le nuove tecnologie nella didattica. È la Scuola Media Statale Rinascita-Livi, che può fare tutto questo grazie a una sperimentazione che scade quest’anno. E i risultati si vedono e danno i loro frutti anche altrove: nasce ad esempio a Rinascita, in collaborazione con il Piccolo Teatro, “Teatro e Scienza”; nasce a Rinascita “Scienza Under 18”, un’esperienza di didattica laboratoriale che oggi viene realizzata in sette province lombarde e si è sviluppata anche in Liguria, nelle Marche e a Siena.

Tutte le persone più attente al merito dei problemi, sia nel centrodestra che nel centrosinistra, hanno sempre raccontato l’esperienza di Rinascita come si racconta di un paradigma, di un modello da estendere progressivamente a tutte le scuole. Per quel che riguarda il centrosinistra, per esempio, lo scorso anno ho personalmente accompagnato Luigi Berlinguer a visitare quella scuola e ne è rimasto molto colpito; molti altri riformisti noti e meno noti dell’area politico-culturale vicina al Partito Democratico pensano anche alla Scuola Media Statale Rinascita-Livi quando descrivono come dovrebbe funzionare la scuola dei loro sogni.

Ma, come ho detto, persone che hanno capito quanto la vicenda della rete tra Pestalozzi di Firenze, Don Milani di Genova e Rinascita sia innovativa e portatrice dei “germi” della scuola di domani albergano anche nel centrodestra. L’ultimo in ordine di tempo che ha citato l’esempio di Rinascita è stato Maurizio Lupi a Porta a Porta pochi giorni fa. Ma anche Valentina Aprea e molti altri, se richiesti di portare un esempio di come dovrebbe funzionare la scuola da loro immaginata, citano Rinascita. Ed è stata una Amministrazione di centrodestra a riconoscerle l’attestato di “benemerenza civica” in occasione della consegna degli Ambrogini d’Oro del Comune di Milano di quest’anno.

Non tutti amano Rinascita. C’è anche chi l’avversa, a sinistra come a destra. È periodicamente oggetto, per esempio, di critiche da chi si oppone al superamento delle attuali modalità di reclutamento (le graduatorie a esaurimento, che probabilmente si chiamano così perché solo a evocarle te lo fanno venire, l’esaurimento). Dall’altra parte – oggi che il Ministro Gelmini deve decidere se rinnovare la sperimentazione – il Direttore Regionale Colosio ha dichiarato al Corriere della Sera che lui è contrario perché “chiedono il doppio delle risorse”. A parte il fatto che il surplus di organico richiesto è decisamente inferiore, da chi – come Colosio – si riempie la bocca ogni giorno di innovazione e di necessità di cambiare, un approccio così ragionieristico ci sorprende ancora un po’. Non a caso l’atteggiamento dei Direttori di Liguria e Toscana è stato assai diverso.

Il Ministro Gelmini, lo ricordiamo, sostiene che il suo mandato non sarà ricordato solo per i tagli: che ha riformato la scuola; che vuole innovare il reclutamento; che ha fatto quello che ha fatto per liberare risorse, per sperimentare e modernizzare; che vuole sempre più permettere alle scuole di fare ricerca e mettersi in rete. Ora quel ministro, che parla spesso di merito, autonomia, valutazione potrebbe – per dare ascolto a Colosio o ai burocrati del Ministero – buttare a mare l’esperienza di chi quelle cose nella scuola reale le pratica con successo da sempre. Ma che ne sa questo ministro della scuola reale?

Esagero? Gelmini ha la possibilità di smentirmi e dimostrare di credere almeno un po’ a quel che dice. E chi – nel centrodestra – vuole a sua volta dimostrare di non aver parlato bene di Rinascita solo in modo strumentale e perché era “senza impegno”, convinca il Ministro che la posta in gioco va molto oltre quelle tre scuole o quella specifica sperimentazione. Non si può dire che Rinascita è un modello mentre si permette che quell’esperienza si esaurisca. È anche con i piccoli gesti come il rinnovo di una sperimentazione che si dimostra la propria coerenza. Sulla sua scrivania, Signor Ministro, c’è il provvedimento che rinnova la sperimentazione di Rinascita, Pestalozzi e Don Milani: lo firmi, oppure ci faccia il favore di risparmiarci in futuro le sue prediche sulla scuola che “deve cambiare”, proponendoci ricette che lei ha contribuito a non valorizzare.

Marco Campione è responsabile della Scuola per il Partito Democratico in Lombardia.