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  • Domenica 21 novembre 2010

Cosa ha detto davvero il Papa sui preservativi

L'Osservatore Romano ha bruciato le testate di mezzo mondo, rompendo l'embargo sull'intervista al Papa

Pope Benedict XVI delivers a speech on November 17, 2010 during his weekly general audience in Saint-Peter's square at the Vatican. AFP PHOTO / CHRISTOPHE SIMON (Photo credit should read CHRISTOPHE SIMON/AFP/Getty Images)
Pope Benedict XVI delivers a speech on November 17, 2010 during his weekly general audience in Saint-Peter's square at the Vatican. AFP PHOTO / CHRISTOPHE SIMON (Photo credit should read CHRISTOPHE SIMON/AFP/Getty Images)

Da ieri i giornali di tutto il mondo rimbalzano la notizia secondo cui il Papa avrebbe aperto all’uso dei preservativi, cui da sempre la Chiesa si oppone sia come mezzo contraccettivo che protettivo nei confronti delle malattie a trasmissione sessuale, prima di tutte l’HIV. Si tratta certamente di una novità importante per i cattolici e la Chiesa – e per i critici dell’intransigenza vaticana – ma ci sono alcune anomalie nel modo in cui questa novità è arrivata sulla stampa e nel suo contenuto che forse avrebbero dovuto suggerire maggiore prudenza e minore enfasi (specie da parte di chi solitamente pensa che i precetti di questa o quella religione e i loro mutamenti siano notiziabili fino a un certo punto).

Il 23 novembre uscirà un libro-intervista che riporta la conversazione di Joseph Ratzinger con il giornalista e scrittore tedesco Peter Seewald. La casa editrice del libro aveva inviato degli stralci dell’intervista ad alcune tra le maggiori testate del mondo, impegnandole a non pubblicarli prima di martedì: una pratica che si chiama embargo, in gergo giornalistico, e in casi del genere è piuttosto comune. L’embargo è stato violato ieri unilateralmente dall’Osservatore Romano, che ha diffuso i passaggi del libro ed è poi stato ripreso dai giornali di mezzo mondo. Tra i passaggi diffusi dal quotidiano vaticano, quello sui preservativi.

Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità, e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l’espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sé. Perciò anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte del grande sforzo affinché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull’essere umano nella sua totalità.
Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per vincere l’infezione dell’Hiv. È veramente necessaria una umanizzazione della sessualità.

Innanzitutto si può notare quanto l’apertura sui preservativi sia microscopica e soprattutto compressa tra una premessa e un tuttavia (“Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio”) che ne riducono ancora di più la portata. Poi, in ogni caso, si tratta di un’intervista e non di un’enciclica: di per sé non implica alcuna svolta nella dottrina ufficiale della Chiesa e di fatto non cambia in alcun modo l’atteggiamento del Vaticano riguardo l’utilizzo dei profilattici. Inoltre, pare che l’Osservatore Romano abbia diffuso soltanto parte delle affermazioni del Papa sul tema, e per questo nelle ultime ore è stato molto criticato da commentatori e opinionisti di area cattolica: “L’Osservatore Romano ha fatto un grave danno sia ai cattolici che ai non cattolici”, si legge sul National Catholic Register.

Poi c’è un’altra anomalia riguardo l’affermazione di Ratzinger. Il passaggio diffuso dall’Osservatore Romano ripreso dalle testate italiane fa un esempio preciso: quello dell’utilizzo del profilattico da parte di una prostituta (ovvero della prostituta che fa utilizzare il profilattico ai propri clienti). Il passaggio viene riportato nello stesso modo dai giornali tedeschi e spagnoli. La grandissima parte degli articoli in inglese e in francese parla invece di prostituzione maschile: così riportano tra gli altri il New York Times, Time e Andrew Sullivan sull’Atlantic, che fa anche un’analisi di cosa significhino le parole del Papa riguardo agli omosessuali.

Il fatto nuovo è che la Chiesa ha fatto un passo indietro riconoscendo che i gay esistono, che tra le nostre vite da gay ci sono varie sfumature di scelte morali: e che quindi gli insegnamenti cattolici riguardano anche noi nelle aree grigie delle scelte sessuali e morali. Finora, nessun indirizzo del genere era contemplato all’infuori della proibizione assoluta: siate tutti casti, e se vi sentite tristi e soli, beh lo era nche Gesù sulla croce. Adesso, con l’ammissione di una sfumatura nella scelta morale, quella tra un prosituto col condom e uno senza, il Papa si è spostato dalle sue aride astrazioni alla morale reale che può essere in grado di guidare persone reali.

Il giornalista Paolo Ferrandi sul suo blog ha fatto notare l’equivoco, che effettivamente cambia il significato dell’affermazione.

Si tratta di un particolare importante perché nel caso di un rapporto tra maschi – che ovviamente non può avere uno scopo procreativo – viene comunque meno la principale motivazione per cui la chiesa è contraria all’uso del preservativo, cioè appunto il fatto che si tratti di un metodo di controllo della fertilità che in qualche modo interferisce con il naturale piano di dio. In più nel primo caso si tratterebbe di un’attenzione all’epidemia di HIV nella comunità omosessuale, mentre nel secondo il papa si focalizzerebbe sulla diffusione della malattia in Africa.

In realtà il testo diffuso dall’Osservatore Romano, che è quello da cui hanno attinto tutte le altre testate, parla di “una prostituta”, al femminile: comprende quindi tutte le implicazioni legate alla procreazione e alla contraccezione, e non parla degli omosessuali. In questo modo è stato raccolto, tra gli altri, anche dai mezzi di comunicazione in lingua tedesca, la lingua del Papa e del giornalista che lo ha intervistato. Bisognerà attendere la pubblicazione del testo originale per sciogliere l’equivoco una volta per tutte. Nel frattempo l’ufficio stampa del Vaticano si sta dando molto da fare per ridimensionare quanto detto dal Papa:

Il Vaticano ha suggerito domenica che non ci sarebbe niente di “rivoluzionario” nella stupefacente dichiarazione di papa Benedetto XVI per cui in circostanze eccezionali il profilattico potrebbe essere una misura efficace nella battaglia contro la diffusione dell’HIV.

Aggiornamento. Come segnala ancora Paolo Ferrandi, secondo l’Ansa “chi ha potuto vedere in Vaticano il testo tedesco, peraltro l’unico approvato dal Pontefice, rileva che a questo è dovuta la discrepanza, nel passaggio sull’uso del condom, tra l’edizione italiana che parla del caso di «quando una prostituta utilizza un profilattico», mentre nell’originale tedesco Ratzinger fa riferimento al maschile «ein Prostituierter», cioè «un prostituto». Nessun «giallo» quindi, quanto piuttosto un’imprecisione nella versione italiana del libro, dovuta probabilmente alla fretta nei lavori di traduzione, e rimasta anche, a differenza di altre che sono state corrette, nell’anticipazione pubblicata dall’Osservatore Romano”. Quindi Ratzinger parlava di tollerabilità di uso del profilattico – in certi casi e tra mille ma – solo in caso di rapporti sessuali tra uomini, che quindi non prevedono la possibilità di procreare.