domenica 14 Novembre 2021

Zeristi

Da quasi dieci anni una legge ha imposto all’Ordine dei giornalisti (che il Post aveva spiegato meglio qui) di garantire un “aggiornamento continuo” dei propri iscritti, attraverso una serie di iniziative che ne sviluppino le competenze sotto diversi aspetti di quella che si ritiene debba essere l’attività giornalistica. Questa sorta di esame continuo viene superato attraverso l’accumulo di “crediti” (punti, in sostanza) che vengono forniti ai giornalisti iscritti all’Ordine quando questi partecipano a diversi tipi di eventi “formativi”: alcuni sono convegni o eventi pubblici intorno ai temi dell’informazione, ma per colmare la nuova necessità sono stati creati corsi e occasioni ad hoc, anche online, di alterna qualità, che permettono di riscuotere i suddetti crediti e raggiungere il tetto annuale e triennale richiesto.
L’avvio del sistema – già non del tutto convincente nella sua strutturazione – ha avuto molte fatiche: vuoi per la novità, vuoi per diffidenze di molti iscritti, vuoi per sproporzione tra la qualità di molti eventi formativi e l’attività giornalistica vera e propria compiuta quotidianamente da tanti giornalisti, gli inadempienti sono stati finora molti, e l’Ordine dei giornalisti ha frequentemente richiamato a maggiori osservanze per lo più minacciando sanzioni che solo di recente ha in qualche occasione applicato.

Il caso più esemplare di questa distanza tra le regole ufficiali e la fiducia in queste regole si sta dispiegando nelle elezioni dell’Ordine della Lombardia, dove uno dei consiglieri appena eletti aveva raccolto zero crediti, e secondo le accuse dei suoi avversari (che a loro volta ammettono “giusta o sbagliata che sia la norma”) la sua condizione sarebbe stata normalizzata un po’ arbitrariamente e incompatibilmente con la possibilità che diventi presidente.
Il presidente dell’Ordine deve essere il primo a rispettare le norme, altrimenti non è credibile fra i colleghi e non è credibile all’esterno. Uno “zerista” al vertice di un Ordine professionale consacrerebbe una volta per tutte una semplice conclusione ovvero che l’Ordine è meglio abolirlo se chi lo guida è il primo a non avere osservato la carta dei doveri”.

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