domenica 20 Luglio 2025
Le ingerenze dell’amministrazione Trump nel lavoro dei media americani hanno questioni nuove ogni settimana, e questioni che proseguono da settimane. La storia principale degli ultimi giorni è l’aggravamento delle tensioni tra Trump e il Wall Street Journal a margine delle polemiche sulle relazioni tra Trump stesso e Jeffrey Epstein, e sui documenti relativi al caso Epstein (trovate un riassunto della storia nella newsletter Da Costa a Costa di ieri).
Un po’ di contesto in più serve invece per quello che riguarda i temi di questa newsletter: il Wall Street Journal è uno dei più importanti e autorevoli quotidiani del mondo, ha attenzioni maggiori alla finanza e all’economia ma si occupa di ogni attualità, e appartiene alle grandi società editoriali internazionali possedute da Rupert Murdoch, ricchissimo e potentissimo editore e imprenditore australiano 94enne. Le opinioni e le condizioni economiche del suo editore assieme agli argomenti prevalenti trattati fanno del Wall Street Journal un giornale tradizionalmente conservatore e con posizioni affini a quelle del partito Repubblicano, ma con grande indipendenza, permessa dalla sua importanza e potere (appartiene allo stesso editore anche la rete televisiva Fox News, che è invece “il megafono del trumpismo”). Al Wall Street Journal è poi particolarmente visibile la distinzione tra le posizioni della sua redazione principale e quelle della sezione delle opinioni, più aggressivamente conservatrice. Gli eccessi e le spericolatezze di Trump – soprattutto in campo economico e sui dazi – hanno però portato anche la sezione delle opinioni a esserne molto critica, e Trump ha avuto nell’ultimo anno atteggiamenti più delusi che battaglieri nei confronti del giornale, mostrandosi meravigliato e seccato di non averlo come alleato ma senza attaccarlo e reprimerlo come fa con gli altri media critici delle sue scelte. Rupert Murdoch è stato in questi anni in rapporti amichevoli e complici con Trump, ma non ne è mai diventato succube come altri, forte del suo potere e del suo carattere. E ha lasciato libero il Wall Street Journal di seguire le proprie posizioni e il proprio giornalismo.
Giovedì sera il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo che confermerebbe l’intimità dei rapporti tra Trump e Jeffrey Epstein, che Trump da anni cerca di negare e diminuire, e lo ha tenuto in apertura della propria homepage per quasi 24 ore. Trump sostiene che l’articolo dica il falso, e che sia falsa l’attribuzione di un suo messaggio e di un suo disegno per Epstein: e venerdì ha denunciato l’azienda editrice del Wall Street Journal, gli autori dell’articolo e lo stesso Murdoch, chiedendo dieci miliardi di dollari di danni. Decisione che: 1) non sembra avere precedenti nella storia (un presidente in carica che denuncia per diffamazione un giornale); 2) mette Trump in guerra con uno degli uomini più serenamente abituati e disposti a entrare in guerra con chiunque; 3) creerà del disordine nelle posizioni da prendere da parte delle molte proprietà di Murdoch ( Fox News, il New York Post, il Sun e il Times di Londra, l’agenzia Dow Jones ).
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