domenica 18 Settembre 2022

Titolismi

I lettori abituali di Charlie conoscono una delle cose più importanti che un lettore di giornale deve sapere per giudicare il peso e il valore delle cose che legge: ovvero che il titolo di un articolo non lo sceglie o valuta quasi mai chi ha scritto l’articolo, ma è un lavoro fatto in redazione da persone che sono dedicate a questo e ad altri lavori “di macchina”. Il vantaggio di questa divisione del lavoro è che la titolazione – lavoro delicato e prezioso di sintesi e di marketing insieme – è affidata a persone che in teoria hanno sapienze e premure in questo: sanno isolare la notizia o la storia e la loro rilevanza, e sanno renderle attraenti e interessanti per portare il lettore a leggere l’articolo. La controindicazione è che quando queste sapienze e premure non ci sono, o quando trascurano altri criteri fondamentali dell’informazione accurata, chi compone i titoli ha il potere pericoloso di trasmettere a chi legge informazioni errate, infondate, false, che contraddicono il testo dell’articolo che non necessariamente sarà letto. Il caso in cui avviene più di frequente è con i virgolettati di persone intervistate o interpellate.

Gli esempi sulla stampa italiana di questo pericolo sono quotidiani, e sono frequenti gli interventi dei lettori o dei coinvolti a tentativo di correzione di quello che viene forzato o inventato nei titoli: questa settimana è avvenuto nello stesso giorno in due casi distinti di maggiore visibilità.
Josh Rudolph, “esperto americano di finanziamenti alla politica”, ha ringraziato su Twitter Stefano Vergine del Fatto dell’intervista, ma ha aggiunto “vergogna per il Fatto Quotidiano ” a proposito di un titolo che gli attribuiva una frase che non aveva detto e che conteneva cose false (“invenzioni degli editor “). Il Fatto ha corretto il titolo nella versione dell’articolo online .
Roberto Burioni, scienziato di grande fama e popolarità, ha segnalato un errore dello stesso genere al sito di news Open , e ha ringraziato per la successiva correzione: ma è uno dei molti che appunto ancora non conoscevano i meccanismi di titolazione nelle redazioni.

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