domenica 21 Settembre 2025
Nella sua rubrica quotidiana sul quotidiano Repubblica, Michele Serra è tornato a commentare criticamente un formato pubblicitario effettivamente discutibile ospitato da molti giornali online (in una misura selezionata lo ospita anche il Post): quello dei rimandi ad altre pagine che si trovano spesso in coda all’articolo principale, e che mescolano contenuti dello stesso sito ad articoli promozionali gestiti da piattaforme esterne. La scelta che è in particolare criticata da Serra è quella di accogliere tra questi ultimi articoli anche contenuti falsi, ingannevoli, calunniosi o pericolosi (questo il Post non lo fa).
“Molti di questi banner non sono riconoscibili come contenuti esterni: sono travestiti da notizie di cronaca. E magari si potrebbe fare qualcosa di più per far capire a chi legge che non si tratta di contenuti del giornale, separando drasticamente quanto il medium-vettore certifica essere di sua fattura, quanto invece è appannaggio di soggetti esterni la cui tecnica comunicativa è spesso quella degli imbroglioni.
Ma non è poi questo — non solamente questo — il punto. Il punto è la paurosa moltiplicazione del falso come tecnica di comunicazione corrente. La balla non più come effrazione o come espediente, ma come metodo, come linguaggio ordinario, così che l’intera comunità mediatica si abitui per assuefazione a considerare normale credere, e far credere, che i trichechi seducano le bagnanti, Caio sia rovinato e Tizia sfigurata: che l’intera realtà, comprese le persone, sia merce disponibile a qualunque manipolazione e abuso di immagine”.
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