domenica 27 Settembre 2020

Si può essere amici di coloro di cui si scrive?

Chi ha visto The Post – il film – si ricorda della delicata questione dell’amicizia tra l’editrice del Washington Post e il ministro della Difesa McNamara, e delle ricadute sugli articoli del Washington Post (lo stesso direttore del giornale era stato amico del presidente Kennedy).
Nei giorni scorsi c’è stato un dibattito per addetti ai lavori, ma interessante per tutti, sulla rivelazione da parte della giornalista Nina Totenberg di essere stata per anni molto amica della giudice di Corte Suprema Ruth Bader Ginsberg, morta la settimana scorsa. Totenberg lavora per la rete radiofonica pubblica NPR ed è da mezzo secolo la sua responsabile ed esperta sulla Corte Suprema: alla morte di Ginsberg ha scritto un bel pezzo su di lei e sulla loro amicizia, una grande e intima amicizia.
Ma diversi commentatori hanno scritto e riflettuto sulla rivelazione, chiedendosi se sia stato un comportamento corretto occuparsi per cinquant’anni di raccontare le notizie sulla Corte con questo tipo di potenziale pregiudizio favorevole a Ginsberg, e di coinvolgimento, e se NPR non avrebbe dovuto assegnare quel settore a qualcun altro.
“The relationship raises an old journalistic question: Can a reporter, committed to neutrality and balance, fairly cover a public figure with whom they have a close friendship? Does such a relationship present a conflict of interest, or the appearance of one, that might lead readers, viewers or listeners to question whether a reporter is slanting his or her presentation to favor a friend?”
La questione delicata e interessante per i lettori è che probabilmente il problema non può essere risolto affidandosi a una totale trasparenza o a un “disclaimer” (come ha conclusogiovedì anche la public editor* di NPR, secondo la quale “se stai facendo bene il tuo lavoro lo decidono i lettori, una volta che hai dato loro tutti gli elementi”): è facile immaginare la perdita di credibilità che inevitabilmente si crea nella testa di un lettore nel momento in cui è esplicitamente informato di una relazione o un coinvolgimento del giornalista con quello di cui scrive. L’alternativa è accettare che venga taciuto, e dare credito alla coscienza del giornalista e alla sua capacità di separazione dei due ruoli. È sempre tutto molto complicato, e ci sono variabili in ogni caso. Ma in un giornale è sempre meglio evitare di mettere i giornalisti in situazioni simili.

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